Al lavoro, muore a Teramo operaio rumeno 44enne, padre di famiglia. Indagini in corso.
Teramo | Morti bianche, una tragedia che addolora lintera comunità aprutina. In Italia, nel periodo tra il 1995 e il 2004 riduzione del 25,4 per cento. Nel resto d'Europa flessione di quasi il 30%. Ben 200 mila infortuni non denunciati.
di Nicola Facciolini
Parlamento (Camera dei deputati)
La "morte bianca" ha colpito ancora. Ha ghermito la sua ennesima preda a Teramo, in Abruzzo. Un operaio rumeno di 44 anni, la vittima, è morto a Teramo, lunedì mattina 31 marzo 2008, in circostanze oscure, forse cadendo da un'impalcatura, durante lavori di smantellamento di una fabbrica nel quartiere Gammarana. Ioann Mariciuk, cittadino d'Europa, stava lavorando.
Era impegnato con due colleghi nel capannone ex Aquila d'Oro, in via Gammarana, quando all'improvviso è precipitato nel vuoto per cause ancora da accertare. Quando le agenzie hanno battuto la notizia, l'incredula comunità aprutina ha scoperto che l'orrore e lo scandalo della morte sul posto di lavoro, interessano anche questo sperduto angolo di mondo che di bucolico conserva ben poco. Una sconfitta per tutti, nessuno escluso.
L'incidente pare si sia consumato intorno alle 11.30 di ieri mattina e non è ancora chiaro se si sia staccato un pezzo del capannone provocando la caduta dell'operaio o se l'uomo si sia sbilanciato, rischiando peraltro di trascinare con sé altri due o tre operai che lavoravano vicinissimi in quel momento. Il lavoratore pare abbia fatto un volo di diversi metri, prima di schiantarsi a terra. Ha perso subito i sensi e all'arrivo del 118 i sanitari avevano già decretato lo stato di coma. L'operaio, appena arrivato al pronto soccorso dell'ospedale "Mazzini" è morto.
Ora il capannone è stato sequestrato e gli agenti della squadra volante della questura di Teramo, che hanno aperto un'indagine, stanno lavorando per accertare la dinamica dell'incidente che al momento presenta ancora diversi lati oscuri. La vittima era alle dipendenze della Italfer, ditta incaricata dalla Foodinvest allo smantellamento dei capannoni adiacenti alla stazione televisiva teramana di Teleponte. Qualcosa non è andato per il verso giusto mentre l'operaio lavorava nel primo piano del capannone. Sul posto gli agenti della questura, la polizia scientifica, e i dirigenti della Foodinvest.
Non sono ancora chiare le dinamiche dell'accaduto, ogni ipotesi resta aperta per gli inquirenti. Teramo conferma all'Italia il non invidiabile primato delle vittime sul lavoro. Il numero delle morti bianche è diminuito meno che nel resto d'Europa. Negli ultimi dieci anni, nel periodo compreso tra il 1995 e il 2004, il calo registrato in Italia è stato pari al 25,49 per cento mentre nella media europea la flessione è stata pari al 29,41 per cento. Sono questi alcuni dei risultati resi noti nel secondo rapporto su "Tutela e condizione delle vittime del lavoro tra leggi non applicate e diritti negati'' presentato dall'Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, al Capo dello Stato Giorgio Napoletano, e pubblicati sul quotidiano La Repubblica.
Nelle cifre ufficiali non sono compresi gli incidenti che non vengono denunciati da chi è impiegato nell'ambito del lavoro nero dove, secondo l'Inail, si verificherebbero almeno 200mila casi. Nel complesso gli incidenti sul lavoro sono circa un milione l'anno e i morti più di mille.
In Germania nel 1995 le vittime erano state 1500, duecento più di quelle italiane. Oggi sono scese a 804 unità, un numero ben inferiore al nostro. Questi numeri - dicono dall'Amnil - mostrano come non si tratti di un fenomeno occasionale e relegato a situazioni straordinarie ma piuttosto "un effetto perverso che sembra profondamente innervato nel modo di produzione".
Al danno sembrerebbe aggiungersi anche la beffa. La riforma realizzata con il decreto legislativo 38/2000 che ha introdotto, in via sperimentale, la copertura del danno biologico, di fatto, secondo l'Anmil, avrebbe comportato un "netto ridimensionamento del livello delle prestazioni in rendita se non addirittura la trasformazione dell'indennizzo da rendita, a capitale liquidato una tantum".
Se un lavoratore infortunato che perde un piede ha una moglie e un figlio a carico e una retribuzione media, si ritrova oggi a percepire dall'Inail il 13,39% di rendita in meno (ovvero 963 euro l'anno) rispetto a quanto previsto del regime precedente al Decreto 38/2000. La perdita in termini di risarcimento in sede civile sarebbe poi pari a circa 45 mila euro.
La rinnovata consapevolezza della gravità del fenomeno, cresciuta anche in ragione dei numerosi interventi del Presidente della Repubblica sul tema, sembra non essere riuscita a produrre ancora una significativa inversione di tendenza. Gli autori del rapporto sottolineano come a cinque mesi dall'entrata in vigore della legge 123/07, che ha stabilito nuove norme in materia di sicurezza sul lavoro, "i coordinamenti provinciali delle attività ispettive stanno appena muovendo i primi passi mentre il personale impegnato nella prevenzione infortuni, al ritmo attuale, impiegherebbe 23 anni a controllare tutte le aziende".
L'Anmil sottolinea anche come si intervenga quasi sempre a cose fatte e molto raramente a livello di prevenzione. Tra i rimedi necessari indicati dall'Anmil ci sono un maggiore investimento sulle attività di prevenzione e controllo, l'introduzione di sanzioni adeguate alla gravità ed alle conseguenze dei comportamenti, l'organizzazione di un apparato amministrativo e giudiziario che assicuri l'applicazione certa e rapida delle sanzioni e la promozione di iniziative informative, formative e culturali che sviluppino nel medio-lungo periodo una maggiore attenzione alla prevenzione.
Ma ora è il tempo del dolore accanto ai familiari di Ioann, alla sua e nostra famiglia. Di fronte ad essi, ci inchiniamo e chiediamo perdono!
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31/03/2008
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