“In attesa…come sulla via per Damasco”. Il breve esergo del catalogo di Teodosio Campanelli che riassume in un'elegante veste, la mostra antologica “Rivelazioni”, inaugurata sabato scorso alla Palazzina Azzurra, vuole essere simbolo della creazione dell'artista che non ha scelto di divenire, ma  la stessa arte si è materializzata nelle sue mani.

Come scrive Carlo Melloni nell'introduzione al catalogo, Teodosio Campanelli, negli anni '80 ha compiuto un lungo viaggio prima in Sudamerica, poi in India ed in Nepal. Un viaggio di formazione, lo stesso che prima di lui avevano vissuto Hesse e Keurouac alla ricerca del Karma. Osservando i suoi lavori più attuali, dipinti informali, assemblaggi ed opere materiche è evidente come le esperienze vissute in quel viaggio siano uscite allo scoperto.

L'esempio più eclatante è l'assunzione del “mandala”, quale forma-cardine della sua speculazione artistica, in una sorta di sincretismo tra arte contemporanea occidentale e filosofia orientale.

Ciò che sorprende, nell'esposizione delle opere di Campanelli, è la scelta dei colori caldi, avvolgenti e delle forme che escono dalle opere, rendendole informali ed uniche. E poi la scelta nel quotidiano, come mobili, cassetti e mattoni per creare manufatti che parlano di un uomo che in oriente ha trovato l'anima e l'ha condotta in occidente racchiusa nella sua arte.

La mostra rimarrà aperta fino al 12 marzo.