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Sempre più numerose le lavoratrici domestiche straniere

| Sono più di quattromila le colf-badanti straniere che lavorano regolarmente in tutto l’Abruzzo

di Luigina Pezzoli


Un numero che, in soli quattro anni, si è quintuplicato nella provincia di Pescara, quadruplicato in quelle di L’Aquila e Chieti e raddoppiato nella provincia Teramana. Un dato dunque imponente che si è incrementato in soli quattro anni (dal 2000 al 2004), grazie soprattutto alla legge Bossi-Fini sulla regolarizzazione dei rapporti di lavoro del 2002. Come in tutte le società ricche quello dell’assistenza domestica e familiare, è un lavoro svolto soprattutto da stranieri ed extracomunitari: a livello nazionale, nel periodo di riferimento, l’incidenza dei collaboratori familiari stranieri sul totale dei lavoratori è passata dal 51,5% registrata nel 2000 al 74,3% del 2004.

In Abruzzo, in particolare, l’incremento maggiore è stato registrato nel pescarese (+500,5%) con 1.171 badanti, seguito dalla provincia di Chieti (+465,6%) con 724, L’Aquila (+428,1%) con 1.447 e Teramo (197,1%) con 814. Questi i principali risultati di uno studio dell’agenzia giornalistica Dalla A alla V su dati della “Fondazione Leone Moressa” e INPS, sull’importanza sociale del lavoro a domicilio e dell’assistenza familiare fornita dalle colf-badanti straniere. Le colf-badanti operano soprattutto nelle aree metropolitane dove il bacino di utenza (anziani soprattutto non autosufficienti) è elevato e dove la società civile non è più in grado di gestire direttamente (famiglia allargata) o indirettamente (sistemi di welfare e di assistenza pubblica) il fenomeno.

Le categorie dei lavoratori domestici includono non solo le tradizionali "colf", ma tutti quei lavoratori che "prestano a qualsiasi titolo la loro opera per il funzionamento della vita familiare". Pertanto anche cuochi, autisti, dame di compagnia, bambinaie e badanti sono considerati lavoratori domestici secondo la definizione legale. Generalmente si tratta di donne provenienti dall’Est Europa (54,3%), ma anche dall’America del Sud (15,2%) e dalle Filippine (13,4%), con un’età media di 40 anni e residente soprattutto nelle grandi aree metropolitane, che hanno lasciato marito e figli per trovare, da sole o con l’aiuto di amici o familiari già soggiornanti nel Paese di destinazione, uno stipendio sufficiente in parte per sopravvivere e in parte da destinare in patria.

Si ricorda inoltre che il contratto nazionale di lavoro vigente prevede quattro distinte categorie per l'inquadramento di questi lavoratori, a seconda del livello di istruzione e del grado di professionalità richiesto (super- domestici dotati di un diploma o di un attestato con valore legale, di una professionalità ben specifica; dame di compagnia, capi cuoco, chef, infermieri diplomati, assistenti geriatrici e tutti quegli altri lavoratori che adempiono a mansioni di specifica ed elevata competenza professionale; balie e bambinaie, autisti, guardarobiere, cameriere e prestatori di lavoro generico che abbiano maturato il servizio necessario per transitare dalla terza alla seconda categoria (18 mesi di anzianità presso la stessa famiglia) e, infine, colf che svolgono lavori prettamente manuali o di fatica e che non hanno ancora maturato l'anzianità necessaria per il passaggio alla seconda categoria.

09/03/2007





        
  



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