Cose di un altro mondo?
San Benedetto del Tronto | Un documento dell'Fbi riaccende il dibattito sulla presenza di forme di vita aliene.
di Lorenzo Picardi
New Mexico, 22 marzo 1950. In un reperto dell’Fbi l’aviazione militare afferma di aver ritrovato tre dischi volanti del diametro di 16 metri circa, dentro ognuno dei quali vi erano “tre corpi di forma umanoide alti meno di un metro, vestiti con un tessuto metallico a trama molto fitta. Ogni corpo era avvolto in una specie di bendaggio simile alle tute anti gravità usate dai piloti collaudatori”. Quello che può sembrare l’incipit di una puntata di X-Files si rivela essere invece un documento reale, pubblicato sul sito del Bureau in coppia con la testimonianza di un poliziotto e un agente della polizia stradale dello Utah che avevano avvistato un Ufo, esploso poco dopo l’avvistamento. Mai notizia avrebbe potuto rianimare maggiormente il dibattito sull’esistenza degli alieni e su leggende come l’Area 51.
Sarebbe opportuno partire con una precisazione sul termine Ufo: con questo termine si indica teoricamente un qualunque oggetto volante non facilmente identificabile dall’osservatore (UFO è infatti acronimo di “Unidentified Flying Object” o “Unknown Flying Object”), anche se nel linguaggio comune il significato è ormai circoscritto al significato “fantascientifico”, ossia quello di navicella spaziale o mezzo alieno. Proprio per questo molti ricercatori preferiscono adoperare il termine UAP (“Unidentified Aerial Phenomenon”), cercando di evitare quello che è accaduto per anni, ossia l’attenzione esagerata dei media per qualunque oggetto volante non identificato, fenomeno che ha accentuato il fanatismo di alcuni sulla questione.
Detto questo, sarebbe esagerato negare a priori l’esistenza di forme di vita diverse da quelle terrestri in un Universo di cui non conosciamo i limiti; per il calcolo delle probabilità, fra miliardi e miliardi di pianeti, potrebbero essersi formate le condizioni per la vita. Nonostante ciò, l’avvistamento di dischi volanti lascia sempre dubbiosi (almeno il sottoscritto).
Innanzitutto appare difficile che gli oggetti avvistati abbiano la stessa forma di quelli descritti in opere fantascientifiche; se così fosse, la fantasia umana avrebbe incredibilmente eguagliato la realtà (nonostante qualcuno si stia cimentando nella creazione, per esempio, di dischi volanti). Quello che lascia realmente perplessi è però la possibilità concreta di un viaggio interspaziale. Escludiamo che ci sia vita nel Sistema Solare al di fuori della Terra, ma consideriamo che ci siano dei pianeti abitati che orbitino intorno a Proxima Centauri, la stella più vicina al nostro pianeta dopo il Sole. Essendo la distanza fra la Terra e questa stella di 4,22 anni-luce, le forme di vita per raggiungerci dovrebbero (A) possedere un struttura fisica che permetta loro di viaggiare a velocità prossime a quelle della luce e (B) avere una tecnologia che permetta ciò, per evitare altrimenti viaggi secolari. E se avessero questa possibilità non capisco perché dovrebbero nascondersi: poco curiosi o troppo spaventati dal genere umano? Un qualche batterio innocuo per la nostra conformazione fisica sarebbe letale per loro? Una razza con a disposizione tecnologie tanto avanzate non dovrebbe temere niente di ciò.
Se esistessero forme di vita aliene, probabilmente sarebbero molto meno evolute di come appaiano nell’immaginario collettivo, ma non mi sembra il caso di disperarsi per la loro ricerca: ancora non abbiamo capito il genere umano e pretendiamo di comprendere una specie aliena?
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12/04/2011
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