La prima volta si svolse nel 1738, allestita da tre Confraternite: del Pianto, del Sacramento, del Rosario. Aveva cadenza annuale, mentre oggi si svolge ogni tre anni. Coinvolgeva e coinvolge centinaia di comparse che sfilano con suggestione dello spettatore tra il vecchio incasato e la zona 'bassa' della città (partenza, ore 21, e rientro, 23,30 circa, in piazza Peretti, paese alto). Soldati romani, incappucciati con simboli del martirio di Gesù, cori di bambine, di donne e 'il Diplomatico' (autorità romana). E poi il clero, la Sacra Bara, le statue nerovelate dell'Addolorata, di Santi. Ancora, le Confraternite recanti i lumi, i 'sacconi' con lampioni, associazioni religiose, autorità, devoti.

Sono decine le rievocazioni del Cristo Morto che si svolgono la sera del Venerdì Santo nelle Marche e nella provincia di Ascoli Piceno in particolare, ma quest'anno materia di ulteriore riflessione (rispetto al significato religioso in sé) ci viene dalla pubblicazione in italiano del libro di un avvocato francese, Rémy Bijaoui, Processo a Giuda (Marietti, Genova, 2003). L'autore vi analizza il 'caso Giuda' alla luce della nostra attuale legislazione, diciamo grosso modo una legislazione 'moderna'. E considerando il ruolo di 'tesoriere', o meglio di 'economo', che Giuda aveva nel gruppo degl apostoli, l'avvocato sostiene che in fondo il suo gesto fu frutto, per così dire, di una 'deformazione professionale', di generica debolezza umana, comune a noi tutti, meritevole di attenuanti e tanto maggiori in quanto il penitmento lo condusse al suicidio: il primo martire. Così la sua non sarebbe "l'anima là su c'ha maggior pena" (Inf., XXXIV, 61), ma lo strumento fallibile di un infallibile disegno.