"Stop al test, io ci metto la faccia" è il nuovo motto dei giovani utenti sul web in questi giorni. Un'escalation di volti sorridenti sta intasando i social network: è la nuova protesta mediatica in reazione ai recenti scandali avvenuti durante i test d‘ingresso, irregolarità che in diverse misure si reiterano quasi ogni anno all'interno degli atenei.

Tra queste sta suscitando particolare scalpore il caso della facoltà di medicina di Bari. Si sarebbe infatti constatata la precedente apertura di un plico contenente, poi, 49 buste anziché 50 - come dovrebbe essere da regolamento - oltre all‘erroneità lampante di alcune domande e varie violazioni dell'anonimato.
Questo è quanto emerge dalla querela dell'UDU (Unione Degli Universitari) con la quale sta collaborando la Rete degli Studenti Medi per mettere fine alla "palese inefficienza e iniquità di questo sistema" come afferma Gianluca Scuccimarra, coordinatore nazionale dell'UDU.

Le due associazioni hanno, dunque, già presentato una denuncia alla Procura tramite i propri legali per avviare il sequestro dei compiti e della documentazione originale. Anche la Digos ha aperto delle indagini, ma non ne sono ancora noti i risultati.

Intanto si cercano delle soluzioni per accogliere i ricorsi di tutte quelle migliaia di studenti vittime dell'eterogeneità e dell'imparzialità di tali selezioni e la Rete degli Studenti Medi lancia l'applicazione "Test Ingresso Sicuro 2014" per smartphone - gratuita - per mettere ciascuno a conoscenza del regolare svolgimento di un test d'ingresso, quindi per dare la possibilità di denunciare le eventuali irregolarità in cui si potrebbe incorrere.
A questo preciso scopo è stato predisposto un apposito indirizzo e-mail: ricorsi@unionedegliuniversitari.it.

Un importante appello è stato fatto, inoltre, in questi giorni al ministro Giannini, dalla quale si attendono risposte entro breve.
Nel contempo le mobilitazioni non finiscono, anzi, si stanno intensificando: lo scorso 15 aprile centinaia di ragazzi e ragazze hanno attuato il maxi ricorso a Bari e si prevede un'ulteriore azione di protesta il 23 aprile prossimo in tutta Italia.

Successivamente ad una prima fase di denunce si auspica, quindi, "un confronto diretto con gli studenti che abbia come scopo il superamento dell'attuale sistema d'accesso a numero chiuso e l'eliminazione dei test" come afferma un comunicato sul sito web dell'UDU. Anche avvertendo una necessità impellente interna al mondo universitario, bisogna pur ammettere che non è questo il semplice motivo di tanto fermento. L‘essenza di tali rivendicazioni, infatti, non è che un comune denominatore all'intera collettività studentesca, ovvero la liberalizzazione della cultura.

Non si può essere sordi di fronte a queste migliaia di voci.