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La vedova Nera

| Il secondo racconto della giovane scrittrice giuliese Annarita Petrino.

di Annarita Patrino

Il caldo torrido di quei giorni di agosto rendeva la temperatura dell'ufficio insopportabile. Bob Norton dell'Investigativa era alla sua scrivania intento a leggere il giornale, mentre il suo collega Ben Hudson si stava arrovellando il cervello con un cruciverba.

    L'occhio di Bob cadde sul necrologio del giorno: "Hey Ben, sai chi è morto? Andrew Mosser."
    "E chi diavolo sarebbe?"
    "Mai sentito parlare dei lubrificanti Mosser?"
    "Si, e con questo?"
    "Il tipo aveva un mucchio di soldi ed era sposato con Melania Worth."
    Ben Hudson alzò gli occhi dal cruciverba: "Worth? Non era la vedova Bown?"
    "Già, ma a quanto pare adesso è la vedova Mosser."
    "Causa del decesso?"
    "Indovina."
    "Infarto?"
    Bob annuì: "Credo sia il caso di fare una capatina all'ufficio del medico legale."

    I due agenti vi arrivarono in pochi minuti e incontrarono il dottor Bentos nel corridoio.
    "Salve signori, che posso fare per voi?"
    "Siamo qui per il decesso di Andrew Mosser. Quando eseguirà l'autopsia?" chiese Bob
    "Veramente non avevo intenzione di eseguirla. Il cadavere è qui per volere della moglie, ma è in attesa di cremazione. In ogni caso i sintomi sono piuttosto evidenti. Si tratta di infarto."
    "Se non le spiace vorremmo esserne certi. Le è possibile fare richiesta per l'autopsia? Non sarà necessario che informi la signora." disse Ben Hudson
    "Come volete. Non ci dovrebbero essere problemi. Vi farò avere i risultati in proiezione olografica."

    Il giorno dopo nel pomeriggio il referto dell'autopsia venne proiettato nell'ufficio di Norton e Hudson. Si trattava di infarto, non c'erano dubbi.
    "Che ne pensi?" chiese Bob
    "Che anche Bown ha avuto un infarto e anche il quel caso il medico legale ha confermato."
    "Coincidenza?"
    "Un po' forzata."
    "Eppure non può che essere così a meno che entrambi i medici non abbiano mentito."
    "Che vuoi fare?"
    "Controllare le polizze vita dei due defunti."

    Dal controllo risultò che entrambi avevano stipulato una cospicua assicurazione sulla vita e che l'avevano intestata alla moglie, il cui patrimonio adesso consisteva in svariati milioni di dollari. Facendo una ricerca su Melania Worth, vennero fuori solo alcuni dati biografici essenziali, così i due agenti decisero che era il caso di farci una chiacchierata.

    Arrivarono alla residenza della signora Mosser che era quasi sera e la cameriera li fece accomodare in salotto, dove furono raggiunti da Melania.
    "Buonasera agenti, in cosa posso esservi utile?"
    "Buonasera a lei signora Mosser. Siamo qui per la morte di suo marito." disse Bob "Era presente al momento del decesso?"
    "Andrew era andato a fare il suo riposino dopo mangiato. Non vedendolo scendere alla solita ora, sono salita a controllare e l'ho trovato morto, lì…nel nostro letto."
    "Che ore erano?"
    La donna sbatté le palpebre: "Le 17.40."
    "Dev'essere stato un brutto colpo per lei."
    "Terribile."
    "Avete figli?" intervenne Hudson
    Melania Worth spostò lo sguardo su di lui socchiudendo gli occhi: "No."
    "Volevate averne?"
    "Io non posso averne."
    "Per quale ragione?"
    "Mi perdoni detective ma non credo davvero che questi siano affari vostri."
    "Io invece credo proprio di sì." disse Norton "Se Mosser avesse avuto dei figli magari avrebbe diviso le quote della sua assicurazione invece che intestarla tutta a lei."
    "Non vedo come questo possa entrarci con il fatto che non posso avere figli."
    "Questo deve dircelo lei." incalzò Hudson
    "E va bene. Ho un problema alle ovaie."
    "Capisco. Grazie per il suo tempo signora Mosser."
    I due agenti lasciarono l'appartamento di Melania Worth, che era ormai notte.

    L'indomani, prima di recarsi al lavoro, Bob Norton andò a trovare la sua amica e a volte collega Susan Cave, di professione robopsicologa.
    "Ciao Bob!" esclamò la donna vedendolo fermo sulla soglia del suo studio "Cosa ti porta qui?"
    "Volevo farti un saluto." rispose l'uomo sedendosi
    "Solo questo? Credi davvero che non ti conosca?"
    "Ma per chi mi hai preso? Sono impelagato in un caso complicato e volevo il parere di un'amica."
    Bob illustrò brevemente a Susan i dettagli del caso Mosser.
    "Problemi alle ovaie?" commentò Susan "Perché non le credi? Molte donne ne soffrono."
    "E' il suo atteggiamento a non convincermi."
    "Allora parla con il suo ginecologo."
    "Non so quale sia e se lo chiedessi alla signora rischierei di insospettirla."
    "Melania Mosser è una donna benestante e sono sicura che si è scelta il miglior studio ginecologico della città. La lista non è così lunga e come poliziotto non dovresti avere problemi a scoprire da chi è in cura."
    "Farò come mi hai consigliato. Grazie Susan."
    Bob arrivò al lavoro in leggero ritardo."
    "Dove sei stato?" gli chiese Ben
    "A cercare spunti per la soluzione del caso."

    Il resto della giornata Norton lo passò al videofono con tutti i maggiori studi ginecologici della città e alla fine trovò quello che aveva in cura la signora Mosser.
    Prese un appuntamento per il giorno dopo, ma dato che Hudson era impegnato con i suoi superiori chiese a Susan di accompagnarlo. Così si ritrovò a dover superare l'imbarazzo di sedere in mezzo a tante donne che leggevano riviste che parlavano di problemi femminili.
    "Che ti prende Bob? Ti vedo teso." gli chiese Susan sogghignando
    "Non è nulla. Pensavo al caso."

    Quando finalmente arrivò il loro turno il dottor Case li fece accomodare nel suo studio e dal loro atteggiamento e dal tesserino che Bob gli mostrò capì immediatamente che non si trattava della solita coppia che non riusciva ad avere figli.
    "Che posso fare per voi…agenti?" chiese quindi il medico
    "Vorrei rivolgerle alcune domande su una delle sue pazienti, dottore, Melania Mosser." spiegò Bob "So che è venuta da lei perché non riusciva ad avere figli, sembra a causa di un problema alle ovaie. Lei conferma che sia proprio questa la ragione?"
    "Si, non posso che confermare quello che la signora le ha riferito agente."
    "Potrei esaminare le sue cartelle?"
    "In verità non ce ne sono. Melania è venuta da me per un consulto portando con sé tutta la documentazione relativa alle precedenti visite."
    "Di quali visite sta parlando?"
    "Di quelle fatte prima di venire da me. Venne solo per avere la conferma del suo problema."
    "Mi scusi dottore," intervenne Susan "ma non avrebbe dovuto visitarla per confermare la sua diagnosi?"
    "Non necessariamente. In ogni caso la signora non ha voluto."
    "In che senso?" chiese allora Bob
    "Nel senso che si è categoricamente rifiutata."
    "Il motivo?"
    "Non ha voluto dirmelo."
    Bob guardò Susan che si limitò ad un'alzata di spalle.
    "La ringrazio molto della collaborazione dottore."
    "Di nulla agente."
    Bob e Susan lasciarono lo studio ginecologico e fuori il poliziotto si rivolse a Susan: "Vorrei che mi accompagnassi ad interrogare di nuovo la signora Mosser."
    "Adesso?"
    "Si."
    "Con quale qualifica? Se credi che questo sia un caso di omicidio io cosa vengo a fare?"
    "Potresti notare in lei qualcosa che a me è sfuggito."

    A Susan non rimase che accettare. Non era capace di dire no a Bob, così si recarono insieme alla residenza dei Mosser, dove trovarono Melania intenta a fare i bagagli. La padrona di casa li fece accomodare nel salone della villa.
    "Ha intenzione di lasciare la città?" chiese Bob
    "Si." rispose la donna sbattendo le palpebre
    Quel movimento incuriosì molto Susan che lentamente incominciò a spostarsi verso il fondo del salone.
    ""Signora," proseguì Bob "stiamo ancora indagando sulla morte di suo marito, quindi le sarei molto grato se volesse restare a disposizione."
    "Per caso sono sospettata?"
    Susan intanto aveva raggiunto l'armadietto degli alcolici e si era versata un bicchiere di vino rosso.
    "Suo marito è morto in circostanze misteriose."
    "Ha avuto un infarto."
    "Come il suo precedente marito. Questo è sospetto."
    "Ci sono dei referti medici che confermano la morte naturale, quindi non vedo davvero dove sia il sospetto."

    "Questo vino è ottimo signora Mosser, saprebbe dirmi di che annata è?" intervenne Susan alzando la bottiglia.
    La donna si girò verso di lei socchiudendo gli occhi: "2050."
    "Davvero? Ma guarda, era scritto proprio qui, sull'etichetta. Ha un'ottima vista signora Mosser. Cosa farà con tutti i soldi dell'assicurazione?" chiese Susan avvicinandosi
    "Veramente non ci ho ancora pensato."
    "Che ne dice di chirurgia plastica?"
    "Non capisco."
    "Il suo seno. Lei non è certo giovanissima e mi stavo chiedendo chi avesse fatto un così splendido lavoro."
    "Si, in effetti l'ho fatto ritoccare subito dopo il matrimonio. A mio marito piaceva il seno sodo."
    "Capisco, chi è il suo chirurgo? Vorrei davvero farci un pensierino."
    "Veramente il nome non lo ricordo e credo di aver smarrito il suo biglietto da visita."
    "Un vero peccato. Che tipo di rossetto usa?"
    "Come prego?"
    "Il suo rossetto è di una tonalità molto bella, dove l'ha comprato?"
    "Io non porto il rossetto."
    "Davvero? Le sue labbra sono molto rosse…curioso. Qualcuno deve aver esagerato con il colorante."

    Bob si girò di scatto verso Susan che continuava a fissare tranquillamente la signora Mosser che socchiudendo gli occhi disse: "Ma di che sta parlando?"
    "Della stessa persona che l'ha dotata di seno Melania. Ha dato un po' troppo colore a quelle labbra. Aveva forse paura che non sembrassero vere? Beh aveva ragione. Non lo sembrano affatto. In ogni caso questo lavoro deve esserle costato una fortuna."
    "Io non capisco."
    "Invece credo di sì. Nonostante le apparenze lei è un robot Melania. Con i soldi dell'assicurazione intendeva far perfezionare l'impianto oculare, non è così? Guarda ancora come un robot dotato di cellule fotoelettriche che zoommano e mettono a fuoco a scatti. Questo piccolo particolare l'ha tradita Melania."
    "Io non…"
    "La prego, non si giustifichi. Sono sicura che le sue motivazioni sono più che ragionevoli. Qualunque robot desidererebbe essere più umano ma è il modo in cui intendeva diventarlo che non ammette scusanti. Sono sicura che indagando nei trascorsi clinici di entrambe le vittime scopriremo che soffrivano di cuore. Mi dica Melania, come ha provocato loro un infarto? Li ha sorpresi alle spalle, magari rivelando improvvisamente di essere un robot, oppure è successo a letto…indubbiamente lei ha molta più resistenza ed energia di una donna umana. Non si può certo dire che non siano morti felici e soddisfatti."

    Melania Worth abbassò lo sguardo e Norton la scortò fino alla centrale di polizia dove fu identificata come MLN100 di proprietà del professor Petersburg, deceduto l'anno prima e noto per i suoi esperimenti sulle identità femminili nei robot.

 

la mia email    aidoru@mooncity.it

24/04/2004





        
  



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