Il Comune venderà metà delle sue quote del Centro Agroalimentare
San Benedetto del Tronto | Obbiettivo: ricavare circa 2 milioni e 100 mila euro per finanziare in parte la costruzione della nuova scuola media Curzi. Ma non prima del 2010. Intanto l'amministratore delegato annuncia:"Abbiamo risanato il debito".
di Carmine Rozzi

Ci sono voluti quattro anni per risanare la catastrofica situazione finanziaria del Centro Agroalimentare: una struttura di 142.000 mq di cui circa 35.000 mq coperti, adiacente al casello autostradale di San Benedetto del Tronto (AP), autostrada A14. Nonostante un consiglio di amministrazione costituito da ben 15 membri (poi ridotto a tre) la partecipata era riuscita ad accumulare un debito totale di circa cinque milioni di euro con, "in sofferenza" presso gli istituti bancari, 2 milioni e 600 mila euro di rate inevase e, in aggiunta, un milione di interessi di mora.
Come primo provvedimento si è proceduto alla dismissione di un lotto del centro (circa il 10% della superficie) alla "Cash and Carry" dalla quale, sebbene non ne acquisti la proprietà prima del 2010, si sono incassati subito il 95% della somma corrispondenti a 3. 025 milioni.
Da qui, una volta riacquistata la fiducia del pool di banche creditrici (con l'ex Credito Agricolo Romano come capofila), si è proceduto ad una rinegoziazione degli interessi passivi (17,25 %) ottenendo uno sconto del 70%. Questo ha permesso di allentare la pressione e favorire una ristrutturazione economica dell'intero settore in base ai referti inviati negli ultimi anni dall'ufficio di consulenza "Revisori Anconetani Associati" al quale è stato affidato il compito di fare una completa disamina della situazione finanziaria.
Dopo anni di pauroso indebitamento (dal 2001) che aveva portato la partecipata sull'orlo del fallimento per l'anno 2006 si prevede un equilibrio di bilancio con un attivo stimato in circa 150 mila euro. Come aveva a sottolineare il dott. Pietro Censori, amministratore delegato del Centro (ed ex direttore generale della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno):
" E' stata dura ma oggi possiamo dire di aver risanato l'economia conservando un patrimonio totale stimabile intorno ai 25 milioni di euro a larga partecipazione pubblica con il 44% delle quote detenute dal Comune di San Benedetto, il 33% dalla provincia, l'8% da quello di Monteprandone". L'obbiettivo dichiarato è quello di attestarsi su di un attivo annuale di 250 mila euro. Questo lo si deve raggiungere, tra l'altro, dando una valenza dinamica al centro attivandolo promozionalmente in tutti i settori. Il 44% detenuto dal comune di San Benedetto corrisponde a 4 milioni di euro.
Vendere, non vendere? In ogni caso nessun acquirente potrebbe venirne in possesso prima del 2010 visto che fino a quella scadenza il centro è praticamente ancora in mano alle banche che aspettano di essere rimborsate del debito accumulato. Ma, anche si decidesse di vendere, a chi dismettere? Per statuto, nelle quote deve essere rispettato il 51% di partecipazione pubblica. Il dubbio è quello classico: meglio l'uovo o la gallina?
A risolvere il dilemma ci pensa Antimo Di Francesco, vice sindaco con delega al Bilancio: "Nel 2009 si pensa di vender il 22% delle quote dalle quali si dovrebbe ricavare 2.100 milioni di euro che serviranno per coprire una parte del costo di costruzione del nuovo plesso della scuola media Curzi". Quindi niente utilizzo per riqualificare il Lungomare ma capitale da investire nell'edilizia scolastica.
Questo è quanto emerso nelle recente seduta della Commissione del Bilancio presieduta da Pino Nico.
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27/04/2007
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