La memoria, è una funzione che va perennemente alimentata...
San Benedetto del Tronto | In mancanza di una politica edilizia pubblica, nazionale e locale, è schizzato alle stelle il costo delle case sia per l'acquisto che per l'affitto.
di Livio Oddi
Valerio Lucciarini
Caro Renato,
carissimi corrispondenti, seppur in ritardo, leggo con stupore l'ennesima "ipotesi" di ferita al corpo della nostra città. Condivido quello detto da Renato e Patrizio e non lo ripeto. La memoria, è una funzione che va perennemente alimentata, ristrutturata, riqualificata,... ma questo non sembra interessare la storia di San Benedetto, che si preferisce, anche dai molti dei protagonisti della "storia cittadina" (forse sarebbe meglio dire la "cronaca") lasciare in balia dell'oblio.
Occupandomi di Storia urbana, ho studiato come dal dopoguerra ad oggi siano stati abbattute decine e decine di "presidi" della memoria per lasciar posto alla pura e semplice speculazione che nel dopoguerra si chiamò "piano di ricostruzione", negli anni '60 si chiamò "boom economico", il tutto senza un reale Prg.
Dalla seconda metà degli anni '70 ci troviamo a vivere in una città che ha subito uno spaventoso sviluppo urbano (alcune zone sembrano periferie metropolitane, es. viale De Gasperi, "agraria", "sentina",...) che ha cancellato le tracce del passato, non ha introdotto nemmeno il minimo necessario di standard di servizi pubblici nelle periferie (diventate zone dormitorio) e che in mancanza di una politica edilizia pubblica, nazionale e locale, ha fatto schizzare alle stelle il costo delle case sia per l'acquisto che per l'affitto.
Oggi la vallata del Tronto e San Benedetto ben rappresentano quello che Marc Augè (antroplogo francese) definisce "non luoghi": "lo spazio del non luogo non crea né identità singola, né relazione, ma solitudine e similitudine." (Marc Augè, Non luoghi, Elèuthera, 1993, p.95). "Se un luogo può definirsi come identitario, relazionale, storico, uno spazio che non può definirsi né identitario, né relazionale, né storico, definirà un non luogo." (p.73)
Credo che non siamo arrivati ancora al momento di battersi con i "mulini a vento" e che un'opinione pubblica informata sarebbe disponibile a difendere quel che resta della memoria, e non trasformare San Benedetto in uno spazio "dell'anonimato ogni giorno più numerosi e frequentati da individui simili ma soli."
carissimi corrispondenti, seppur in ritardo, leggo con stupore l'ennesima "ipotesi" di ferita al corpo della nostra città. Condivido quello detto da Renato e Patrizio e non lo ripeto. La memoria, è una funzione che va perennemente alimentata, ristrutturata, riqualificata,... ma questo non sembra interessare la storia di San Benedetto, che si preferisce, anche dai molti dei protagonisti della "storia cittadina" (forse sarebbe meglio dire la "cronaca") lasciare in balia dell'oblio.
Occupandomi di Storia urbana, ho studiato come dal dopoguerra ad oggi siano stati abbattute decine e decine di "presidi" della memoria per lasciar posto alla pura e semplice speculazione che nel dopoguerra si chiamò "piano di ricostruzione", negli anni '60 si chiamò "boom economico", il tutto senza un reale Prg.
Dalla seconda metà degli anni '70 ci troviamo a vivere in una città che ha subito uno spaventoso sviluppo urbano (alcune zone sembrano periferie metropolitane, es. viale De Gasperi, "agraria", "sentina",...) che ha cancellato le tracce del passato, non ha introdotto nemmeno il minimo necessario di standard di servizi pubblici nelle periferie (diventate zone dormitorio) e che in mancanza di una politica edilizia pubblica, nazionale e locale, ha fatto schizzare alle stelle il costo delle case sia per l'acquisto che per l'affitto.
Oggi la vallata del Tronto e San Benedetto ben rappresentano quello che Marc Augè (antroplogo francese) definisce "non luoghi": "lo spazio del non luogo non crea né identità singola, né relazione, ma solitudine e similitudine." (Marc Augè, Non luoghi, Elèuthera, 1993, p.95). "Se un luogo può definirsi come identitario, relazionale, storico, uno spazio che non può definirsi né identitario, né relazionale, né storico, definirà un non luogo." (p.73)
Credo che non siamo arrivati ancora al momento di battersi con i "mulini a vento" e che un'opinione pubblica informata sarebbe disponibile a difendere quel che resta della memoria, e non trasformare San Benedetto in uno spazio "dell'anonimato ogni giorno più numerosi e frequentati da individui simili ma soli."
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30/04/2007
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