L’ art. 1 comma 381 della Finanziaria 2005, Legge n.311 del 30/12/2004, ha introdotto un nuovo adempimento in  capo ai soggetti economici che effettuano operazioni di fornitura di beni e/o servizi con gli “esportatori abituali”: la comunicazione on line all’Agenzia delle Entrate dei dati relativi alle dichiarazioni d’intento ricevute.

Prima dell’ entrata in vigore della suddetta legge, infatti, le dichiarazioni di intento emesse dagli esportatori abituali al fine di avvalersi della facoltà di effettuare acquisti senza applicazione dell’imposta, dovevano essere numerate progressivamente sia dall’acquirente che dal dichiarante, annotate entro 15 giorni dall’emissione o dal ricevimento in apposite sezione dei registri Iva, e conservate ai sensi del DPR 633/72.

A partire dal periodo d’imposta 2005, in aggiunta ai suddetti obblighi, è richiesto ai cedenti/prestatori di comunicare i dati relativi alle dichiarazioni d’intento ricevute direttamente all’ Agenzia delle Entrate ed esclusivamente per via telematica (direttamente dalle imprese o tramite intermediario abilitato).

Lunedì 16 maggio il via alla prima comunicazione. L’adempimento riguarderà tutte le dichiarazioni d’intento ricevute entro il 30 aprile , comprese quelle inviate dall’esportatore nel dicembre 2004, ma relative all’anno 2005.

Una volta a regime, la tempistica del nuovo adempimento sarà molto più rigida. La nuova comunicazione infatti dovrà essere effettuata entro il 16 del mese successivo a quello in cui le dichiarazioni d’intento sono state ricevute.

La modulistica obbligatoria per la comunicazione è stata approvata con provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 14 marzo 2005 (disponibile nel sito internet dell’Agenzia delle Entrate).

SANZIONI:

Pesanti le sanzioni: dal 100% al 200% dell’imposta non applicata nel caso di omessa comunicazione o invio del modello con dati incompleti e inesatti; responsabilità in solido del fornitore con l’esportatore per l’imposta evasa correlata all’infedeltà della dichiarazione ricevuta.

Un nuovo obbligo, dunque, che appesantisce l’iter burocratico connesso alle operazioni che vedono coinvolti gli esportatori abituali, ma che dovrebbe garantire un utilizzo non fraudolento delle suddette dichiarazioni. Una maggiore trasparenza fiscale  a discapito della snellezza procedurale.