Immagina servizi chiusi, vivi spazi aperti
Ascoli Piceno | Iniziativa di contenimento delle aperture degli esercizi commerciali per vivere la domenica fuori dai luoghi comuni
di Federico Biondi
Il 27 maggio le associazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno indetto una iniziativa regionale per dimostrare contro la legge sul commercio varata dall’amministrazione regionale nella fase finale della passata legislatura con l’auspicio che questa venga modificata. Dal 1999 ad oggi la regione Marche ha approvato tre leggi e 4 provvedimenti amministrativi per disciplinare gli orari di vendita degli esercizi commerciali, ampliando progressivamente il periodo di deroga della chiusura domenicale e festiva.
Rivedere e modificare la legge regionale sul commercio è una misura necessaria per risolvere problematiche che si trascinano da diversi anni. Le associazioni sindacali chiedono di stilare una nuova legge che sia la sintesi di un confronto sul territorio da parte degli amministratori regionale, come più volte ripetuto dal presidente Spacca in campagna elettorale, qualora dovessero prendere provvedimenti rilevanti.
L’attuale legge sul commercio prevede libera apertura domenicale e festiva delle attività commerciali nei centri storici e nei comuni montani, 35 giornate di deroga nelle zone di confine e 28 per il resto delle municipalità della regione, ricorda Grazia Gabrielli della Cgil. Il suo collega della Uil Pietro Pizzingrilli senza remore dichiara, “il lavoro domenicale penalizza le famiglie e il settore commercio. La legge è stata voluta dalla grande distribuzioni che ha fatto pressioni sulla giunta regionale al fine di aumentare i profitti”.
Le problematiche legate all’attuale legge sul commercio sono di varia natura. C’è il problema legato alla concorrenza tra grande distribuzione dei centri commerciali e le piccole attività situate nei centri della municipalità della Vallata del Tronto, comunque quella della concorrenza è una problematica che investe anche i negozi interni al centro commerciale.
Oltre alla mancanza di un adeguato servizio di trasporto pubblico tra i centri cittadini, in particolare quello di Ascoli Piceno e i centri commerciali, c’è un preoccupante fattore culturale che induce ad acquistare nei giorni festivi e domenicali. Un atteggiamento culturale riconducibile anche alle deroghe di cui usufruiscono gli esercenti dei centri cittadini, logicamente i centri commerciali esasperano e aggravano secondo le associazioni sindacali questo fenomeno.
Il risultato di siffatta concorrenza produce un calo delle vendite alle piccole attività che svolgono anche un ruolo sociale per la popolazione anziana e si riflette sul prezzo finale della vendita.
Il sud delle Marche essendo terra di confine giova delle 35 deroghe a disposizione dei Sindaci competenti per l’apertura delle attività commerciale nei giorni festivi e Ascoli Piceno essendo centro storico usufruisce tutto l’anno di questa possibilità. Un’azione nata per contrastare la legge regionale varata dalla regione Abruzzo la quale ha liberalizzato sul territorio di propria competenza l’apertura degli esercizi commerciali.
Alla destra del fiume Tronto, in pieno territorio abruzzese, ci sono diversi centri commerciali e in passato si è verificato un esodo della popolazione marchigiana del sud delle Marche verso l’Abruzzo per acquistare prodotti nei centri commerciali nei giorni domenicali e festivi. La legge varata quindi dall’amministrazione regionale delle Marche voleva risolvere una problematica legata a quella che si può definire fuga di risorse economiche da una regione all’altra.
Se da un lato questo è stato evitato, adesso i comuni marchigiani che confinano amministrativamente con l’Abruzzo hanno creato a loro volta un confine economico interno alla regione provocando squilibri economici.
Alessandro d’Isabella della Uil invece sottolinea che l’estensione degli orari di lavoro ai giorni feriali e festivi non ha aumentato l’occupazione ma addirittura ha peggiorato la qualità del lavoro per i commessi e le commesse. Quest’ultime sono la stragrande maggioranza dei lavoratori impegnati nei giorni festivi e domenicali nelle attività commerciali, molte donne devono trascurare la famiglia e le giovani coppie si arrangiano per badare ai figli dato che gli asili sono chiusi.
Il commercio opera incondizionatamente sette giorni su sette, mentre in città le attività lavorative si basano su modelli operativi a cinque giorni come nel caso delle banche e gli uffici pubblici o a sei giorni come le scuole elementari e per l’infanzia. Partendo da ciò le associazioni sindacali voglio modificare la legge regionale in modo che guardi sia alle attività commerciali che alla possibilità per i cittadini di vivere il proprio tempo libero, soprattutto quello domenicale, senza la necessità di abbandonarsi all’acquisto “indotto” e nel contempo dare la possibilità ai lavoratori di usufruire del giorno di riposo lavorativo come cita la legge dello Stato Italiano del 22 febbraio del 1934 n° 370.
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20/05/2006
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