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Divorzio in Italia

San Benedetto del Tronto | La famiglia non si è disintegrata, la famiglia è cambiata.

di Tonino Armata

Trent'anni di divorzio, trent'anni di storia d'Italia. La famiglia non si è disintegrata, la famiglia è cambiata. Nel 1974 il pane costava 240 lire al chilo e la Corte Costituzionale aveva da poco depenalizzato la propaganda degli anticoncezionali. Trent'anni fa e una grande nostalgia di quelle battaglie politiche, mentre in Parlamento le nuove leggi sulla famiglia, dalla bocciatura del divorzio "sprint" ai divieti sulla fecondazione assistita propongono "un Paese che non c'è".
 
La contrapposizione tra laici e cattolici fu dura, aspra. Contro la legge Baslini - Fortuna si scatenò una vera e propria crociata dai toni apocalittici. Ma il dialogo tra le parti non s'interruppe mai e alla vittoria contribuì soprattutto una mobilitazione che unì in modo trasversale le donne dell'Udi (Unione donne italiane), del Movimento Femminista e le donne dei partiti, in anni in cui in politica ce n'erano davvero poche. Un tipo di alleanza che avrei voluto vedere adesso tra le parlamentari sulla fecondazione assistita, legge sbagliata e punitiva (questo quotidiano. it ha già avuto modo di parlarne).
 
L'Istat fotografa un paese dove due milioni e mezzo di uomini e donne hanno rotto il contratto matrimoniale, ma il 12 maggio del 1974 la vittoria, a valanga, del No all'abrogazione del divorzio con il 59,3% dei voti, aveva sorpreso tutti, Destra e Sinistra. Un vero e proprio plebiscito che ha cambiato per sempre il costume, la storia e i sentimenti degli italiani. L'anno dopo, è il 1975, arriva la riforma del diritto di famiglia, ma è soltanto nel 1987, presidente del Consiglio Bettino Craxi, che la legge viene modernizzata e il tempo di attesa tra la separazione e la sentenza di divorzio passa dai cinque agli attuali tre anni.
 
Le statistiche s'impennano: il 1989 con 30.314 sentenze sfiora il record dei 32.627 divorzi del 1972, per poi tornare a crescere da metà degli anni '90, fino ai quasi 42 mila divorzi del 2002. Oggi possiamo dire che le profezie apocalittiche dei sostenitori del Sì non si sono avverate, non c'è stato lo sfascio della famiglia, c'è una separazione ogni quindici matrimoni, e i nostri numeri sono vicini a quelli della Francia e della Spagna.
 
Ma rispetto alle conquiste di allora tutto sembra andare a rilento, basti pensare alla recente bocciatura sul divorzio "rapido" dopo un anno di separazione. Come se una pausa più lunga potesse indurre a ripensarci… Non accade mai, semplicemente si allungano spese e sofferenze per tutti. Questa legge ha donato libertà alle coppie e alle famiglie, ha contribuito alla secolarizzazione del paese, ed ha cambiato nei bambini il modo d'intendere i rapporti parentali. Ed è anche una legge egualitaria in una situazione però di non eguaglianza dove spesso sono le donne e i bambini a pagare il prezzo più alto.
 
Il cammino di riforma si è però interrotto. Negli ultimi anni con ripetuti messaggi pastorali il Papa ha stigmatizzato la condizione di divorziati e separati, ai quali non è lecito "concedere la comunione", invocando il diritto all'obiezione di coscienza per avvocati e giudici civili. Sul tappeto, tra le proposte in Parlamento, avanza il "mediatore familiare" (bella roba), figura che dovrebbe impegnarsi a "ricucire" fin dove è possibile, un rapporto di coppia in crisi, evitando fino all'ultimo la separazione.
 
 
A trent'anni di distanza, sembra essere caduto il concetto di "laicità" nel modo di fare politica. Voglio ricordare, infatti, quando nella battaglia per il No fu centrale il ruolo di Nilde Jotti. La sua lungimiranza nel capire che il Paese era pronto per questo passo, al di là di quanto pensavano diversi dirigenti del Pci, al di là delle apparenze di un'Italia piegata alla retorica della famiglia indissolubile. Nel 1974, ero Presidente di un Comitato dei Genitori a Milano, quella vittoria totale, fu una sorpresa, una grandissima sorpresa per tutti.
 
Maretta Scoca, avvocato, ex sottosegretario alla Giustizia, è stata una delle "cattoliche del No", ha dichiarato: "Rifarei quella scelta senza esitazioni. Oggi si può dire che ci troviamo di fronte ad una buona legge applicata non sempre in egualitario tra i coniugi. Sono favorevole all'accorciamento degli anni di separazione, ma credo soprattutto che debba essere rivisto il meccanismo degli alimenti e degli assegni di mantenimento".
 
Maretta Scoca, considera l'applicazione della norma "fino ad ora troppo garantista nei confronti delle donne e spesso punitiva per i padri, i quali lasciano la casa d'origine, sono costretti ad affrontare doppie spese, accrescendo così l'esercito delle nuove povertà, che comunque con la separazione impoverisce tutta la famiglia".
Sono d'accordo e sottoscrivo.
Tonino Armata

26/05/2004





        
  



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