Cittadinanzattiva su relazione Istat: mettere in campo politiche complessive sociali
| ROMA - Urgente intervenire su prezzi e SSN.
Di fronte ai nuovi dati Istat sulla povertà sarebbe molto riduttivo affrontare il problema solo in termini di prezzi e tariffe, perché in realtà dimostrano che nel nostro Paese vanno riviste profondamente molte politiche, recuperando il primato dei diritti di cittadinanza e della persona, rispetto alle oramai asfissianti logiche di mercato, di consumi e di marketing che stanno dividendo sempre più l’Italia tra chi ha molto e chi non ha quasi niente o niente proprio.
Al nuovo Governo chiediamo di affrontare l’emergenza povertà in termini di sviluppo umano e non solo di sviluppo economico, occupandosi di milioni di cittadini che non hanno accesso a condizioni di vista dignitose e di farlo con l’aiuto delle organizzazioni d’impegno civico oltre a quelle dei consumatori, per sperimentare politiche di accesso ai servizi di pubblica utilità e forme concrete di sostegno al reddito e alle opportunità formative e di lavoro.
Nel 2005 le richieste dei cittadini che si sono rivolti a Cittadinanzattiva hanno riguardato per oltre 1 aspetti economici, come costo delle utenze, dei medicinali e delle terapie, così come quelli dei servizi sociali.
Anche per quanto riguarda I dati relativi al Servizio sanitario nazionale, da anni come Tribunale per I diritti del malato sottolineiamo la necessità di passare da una struttura ospedalocentrica ad una basata invece su una diffusa rete territoriale. Sebbene l’Istat sottolinei l’avvio di questa riforma, ci resta il dubbio che si tratti semplicemente di una diminuzione dei servizi ospedalieri che non sia compensato dal pur evidente aumento dei servizi sul territorio. Così come il dato relativo alla diminuzione della durata delle lungodegenze, da una media di 6 a 5 giorni: di fatto questo in molte Regioni si è trasformato semplicemente nell’aumento di cittadini che fanno ricorso, per gli stessi problemi di prima, dopo una prima dimissione, ai reparti di medicina degli Ospedali, dando vita a quello che nei giorni scorsi è stato soprannominato “Paziente ping-pong”. Il vero risultato della diminuzione del periodo medio di degenza è sotto gli occhi di tutti: aumento di cittadini posizionati in barelle lungo I corridoi delle corsie.
Queste le nostre richieste al Governo:
Aprire un tavolo con le aziende pubbliche e private, per legare il tema della responsabilità sociale alla applicazione di tariffe sociali di accesso ai servizi fondamentali per le persone con maggiori difficoltà;
Varare una politica economica in certi servizi fondamentali che comprenda l’impegno a non aumentare le tariffe e I prezzi per un periodo di tempo da definire;
Varare un Piano integrato di servizi sanitari per il territorio;
Dare il via ad un Tavolo di lavoro sui Livelli essenziali di assistenza e sui DRG con la partecipazione delle organizzazioni di tutela, così da mettere in campo decisioni che tengano conto delle reali esigenze dei cittadini, piuttosto che di mere logiche di bilancio.
Al nuovo Governo chiediamo di affrontare l’emergenza povertà in termini di sviluppo umano e non solo di sviluppo economico, occupandosi di milioni di cittadini che non hanno accesso a condizioni di vista dignitose e di farlo con l’aiuto delle organizzazioni d’impegno civico oltre a quelle dei consumatori, per sperimentare politiche di accesso ai servizi di pubblica utilità e forme concrete di sostegno al reddito e alle opportunità formative e di lavoro.
Nel 2005 le richieste dei cittadini che si sono rivolti a Cittadinanzattiva hanno riguardato per oltre 1 aspetti economici, come costo delle utenze, dei medicinali e delle terapie, così come quelli dei servizi sociali.
Anche per quanto riguarda I dati relativi al Servizio sanitario nazionale, da anni come Tribunale per I diritti del malato sottolineiamo la necessità di passare da una struttura ospedalocentrica ad una basata invece su una diffusa rete territoriale. Sebbene l’Istat sottolinei l’avvio di questa riforma, ci resta il dubbio che si tratti semplicemente di una diminuzione dei servizi ospedalieri che non sia compensato dal pur evidente aumento dei servizi sul territorio. Così come il dato relativo alla diminuzione della durata delle lungodegenze, da una media di 6 a 5 giorni: di fatto questo in molte Regioni si è trasformato semplicemente nell’aumento di cittadini che fanno ricorso, per gli stessi problemi di prima, dopo una prima dimissione, ai reparti di medicina degli Ospedali, dando vita a quello che nei giorni scorsi è stato soprannominato “Paziente ping-pong”. Il vero risultato della diminuzione del periodo medio di degenza è sotto gli occhi di tutti: aumento di cittadini posizionati in barelle lungo I corridoi delle corsie.
Queste le nostre richieste al Governo:
Aprire un tavolo con le aziende pubbliche e private, per legare il tema della responsabilità sociale alla applicazione di tariffe sociali di accesso ai servizi fondamentali per le persone con maggiori difficoltà;
Varare una politica economica in certi servizi fondamentali che comprenda l’impegno a non aumentare le tariffe e I prezzi per un periodo di tempo da definire;
Varare un Piano integrato di servizi sanitari per il territorio;
Dare il via ad un Tavolo di lavoro sui Livelli essenziali di assistenza e sui DRG con la partecipazione delle organizzazioni di tutela, così da mettere in campo decisioni che tengano conto delle reali esigenze dei cittadini, piuttosto che di mere logiche di bilancio.
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24/05/2006
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