«Il SER.T. a Porta Maggiore? Meglio di no»
Ascoli Piceno | Alessio Tomassini, Coordinatore del Circolo del Partito Democratico: «Tale eventualità non darebbe sufficienti garanzie di sicurezza né ai pazienti né gli operatori, né tanto meno ai cittadini del quartiere».
(Foto d'archivio)
Dal Coordinatore del Circolo del Partito Democratico di Porta Maggiore, arch. Alessio Tomassini, riceviamo e pubblichiamo quanto segue:
Continua ad appassionare ed essere oggetto della campagna elettorale dei candidati alla carica di Sindaco, la questione del trasferimento del SER.T., e mi domando se tra le gravi e numerose problematiche che investono la nostra città questa sia da ritenersi una priorità.
Il SER.T. è un servizio territoriale che eroga prestazioni circa la prevenzione, cura e riabilitazione degli stati di tossicodipendenza, un servizio essenziale che vede coinvolti, nell’esercizio delle sue funzioni, individui che vivono gravi situazioni di disagio.
Spesso i pazienti nell’ambito delle terapie hanno reazioni violente, sovente all’atto di un diniego di somministrazione di farmaci quali il metadone e similari, hanno delle crisi che possono sfociare in atteggiamenti aggressivi nei confronti del personale di servizio.
Inoltre va considerato che nell’ambito delle terapie possono manifestarsi importanti reazioni ai farmaci, che necessitano di urgenti interventi medico specialistici coinvolgenti diverse professionalità tra cui: rianimazione, medicina generale e malattie infettive.
La scelta della collocazione del SER.T. nell’immediata vicinanza della struttura ospedaliera, che gode di una vigilanza continua e di strutture atte a soccorrere con immediatezza pazienti e personale, fu evidentemente dettata da ragioni basate sulla tutela del paziente e del personale medico e paramedico coinvolto nell’assistenza.
Qualsiasi altra sede non potrà garantire la stessa efficienza dal punto di vista del pronto soccorso e della tutela sia dei pazienti che degli operatori, ma anche dei cittadini che andrebbero a misurarsi con questa realtà al di fuori della protezione che garantisce la vicinanza della struttura ospedaliera. Non è da dimenticare infatti che in prossimità della struttura ospedaliera è da anni oramai funzionante un posto di Polizia fisso, che funge anche da deterrente per eventuali azioni vandaliche e furti di farmaci.
Per quanto attiene alla nuova collocazione del Servizio Tossicodipendenze, le proposte fin qui individuate suggeriscono l’ipotesi di un trasferimento presso l’attuale struttura del Consultorio Familiare, ubicata vicino allo stabilimento dell’S.G.L. Carbon, ricadente quindi all’interno del quartiere di Porta Maggiore. Tale struttura, pur essendo dislocata in pieno ambito residenziale, si trova ad essere un po’ defilata dal contesto urbano e mostra un livello di isolamento che certo non darebbe sufficienti garanzie di sicurezza né ai pazienti né gli operatori, né tanto meno ai cittadini del quartiere di Porta Maggiore.
Non si può ignorare che a pochissima distanza hanno sede la parrocchia di San Marcello e la scuola di calcio del “Piazza Immacolata”, un’area dunque frequentata quotidianamente, anche nelle ore serali, da centinaia di ragazzi di tutte le fasce di età. Inoltre se questa fosse la nuova destinazione del SER.T. sorgerebbero non solo dei legittimi interrogativi circa la qualità e l’efficienza del servizio erogato, ma l’aspetto più grave sarebbe rappresentato dall’evidente tentativo di ghettizzare coloro che usufruiscono dell’assistenza offerta dal SER.T. che al contrario andrebbero integrati.
Non riconoscere lo status di malati cronici a questi pazienti è reazionario ed anacronistico, chi lo fa mostra di non conoscere affatto una problematica oramai sviscerata da anni di studi che da tempo ha abbandonato il concetto di isolamento a vantaggio di quello dell’integrazione.
Se queste valutazioni sono le stesse che le denunciate “lobby di potere” hanno posto alla base del minacciato contrasto al trasferimento del SER.T., c’è da stupirsi come invece di curare il loro interesse si siano posti il problema dell’efficienza del servizio, e viene da pensare che se è vero che in questo progetto c’è l’azione di una “lobby di potere”, questa si può identificare proprio con chi il trasferimento lo vuole.
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03/05/2009
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