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Eurispes Marche sul "bullismo" giovanile.

San Benedetto del Tronto | San Benedetto isola felice in fatto di deviazioni minorile. Ma attenzione....

di Carmine Rozzi

Il Presidente dell'Eurispes Marche Camillo Di Monte.

L’Eurispes Marche ha diffuso le proprie rielaborazioni su dati forniti dal Dipartimento di Giustizia Minorile riguardante la devianza minorile e il “bullismo” della Regione.. Da esso risultano che gli ingressi dei minori nei Centri  Prima Accoglienza nell’anno 2004 ammontano complessivamente a 32, di cui 10 accompagnati, 21 arrestati e un minore fermato. Per intendere meglio la funzione dei CPA va detto che questi ospitano minorenni in stato di arresto, fermo od accompagnamento fino all’udienza di convalida che deve vere luogo entro 96 dall’arresto, fermo od accompagnamento.

Questi ultimi dati non sono tuttavia indicatici dell’ampiezza del fenomeno, di per sè ben più vasto, in quanto esistono un numero non rilevabile di reati che non vengono denunciati. Quelli segnalati all’Autorità Giudiziaria di Ancona per l’anno 2004 sarebbero inoltre 374 dei quali 276 italiani, 10 nomadi e 88 stranieri. Di questi 258 sono a piede libero mentre i soggetti presi in carico dal Servizio Sociale per i Minorenni sarebbero 391 così ripartiti ; 289 nomadi italiani, 11 nomadi, 91 stranieri. E’ importante sottolineare come le Marche si distinguono dall’intero contesto nazionale dove sono i minorenni italiani e non stranierei la causa del fenomeno.

Ma il “bullismo” cosa è ? Intendesi per “bullismo” non un semplice atteggiamento plateale ed innocuo ma una specie di  “mobbing” violento e prevaricante nei riguardi della persona più debole e meno in grado di difendersi . Se già presente in età adolescenziale (dai 10 ai 13 anni) esso è un sintomo grave ed allarmante di una giovane personalità in via di deviazione comportamentale. Vi è infatti, si legge nella nota dell’Istituto, “…..una stretta realzione tra questo fenomeno e i comportamenti criminali o comunque violenti in età adulta”. Il “bullo”, nel crescere, si relazionerà sempre con accresciuta difficoltà nei confronti delle regole sociali, evidenziando una sempre maggior aggressività che lo porterà al bisogno di dominare sugli altri. E gli studi sulla psicologia comportamentale in età adolescenziale ci dicono che questi soggetti, crescendo, saranno portati a ripetere lo stile deviato in tutte le altre situazioni di vita.

 I dati per quanto riguardano la realtà locale possono ritenersi, a detta del Comandante dei Carabinieri il Comandante Delle Grazie  tutto sommato confortanti. I casi assai limitati e facilmente controllabili. Tanto da definire il fenomeno “annacquato”. Ed anche a livello Regionale le Marche si possono considerare un isola felice. Tuttavia il Presidente dell’Eurispes Marche Camillo Di Monte pur concordando con l’ufficiale dell’Arma, denuncia come ciò non debba indurre a recepire questi dati in modo passivo ma invita i media e soprattutto la stampa locale a farsi carico del compito di sensibilizzare l’opinione pubblica su problemi potenzialmente esplosivi. Quindi approfondire il fenomeno, più o meno allarmante che esso sia. in modo da far opera di prevenzione mediatica.

Difatti tra giovani coetanei è molto difficile che la prevaricazione fatta di piccole estorsioni o ritorsioni venga denunciata ai genitori e tantomeno alle Autorità. Ma esso è ben più presente di quanto non si creda. E quando questi diventano fatti di cronaca i protagonisti sono già in fase di deviazione avanzata. Ma quale è il contesto sociale più adatto alla diffusione del “bullismo” ?

Fa rilevare il Presidente Di Monte . “ Si tratta soprattutto di giovani provenienti da famiglie benestanti e colte.  In gruppi sono costituiti in genere da compagni di scuola o di quartiere che appartengono a contesti sociali e famigliari problematici ma non necessariamente in difficoltà economica. Emerge quindi la necessità di intervenire a più livelli (ed ecco l’appello alla stampa)
Con risposte che siano in grado di attivare un processo di valutazione del singolo caso e di intervento responsabilizzante.Da un lato quindi si richiede al minore di intraprendere un percorso di responsabilizzazione e, dall’altro, i sistemi di presa in carico a livello giuridico, clinico e sociale devono necessariamente accompagnare la punizione con la rieducazione del minore
”.  

30/05/2005





        
  



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