Nel 1995, al fine di riordinare la delicata gestione delle entrate tributarie e individuare eventuali evasioni parziali o totali tributarie, l’Amministrazione comunale decise di monitorare tutti i tributi locali (t.a.r.s.u., t.o.s.a.p., I.C.I.A.P., i.c.i., ecc.), affidando l’incarico di rilevamento dello stato dell’arte dei tributi a Porto San Giorgio, tramite pubblica gara, alla società Tecneda Srl di Ancona.

Dopo l’iniziale abbrivio della raccolta dati (schede autodichiarative, ecc.) la società iniziò a segnare il passo al punto tale da indurre il Comune a meditare la recessione unilaterale dal contratto.

 

Deterioratosi il rapporto, causa l’inefficiente servizio reso, il Comune decise, attraverso la istituzione di una commissione di controllo, di verificare l’operato della società appaltatrice del servizio e riconoscere a questa un indennizzo pari al lavoro effettivamente svolto.

Verifica del tutto inutile in quanto la società, oltre a produrre le schede predisposte dallo stesso Comune, non era in grado di dimostrare alcun altro servizio svolto.

 

La Tecneda però non dimenticò di mandare il conto al Comune e nel luglio del 2001 ottenne ingiunzione di pagamento per circa 60.000.000 di vecchie lire, a titolo di servizi svolti in esecuzione dell’appalto risoltosi in via stragiudiziale.

 

Il Comune, con incarico affidato all’avvocato Carlo Popolizio, decise di resistere alla pretesa.

 

Finalmente oggi la positiva sentenza (612/2005).

 

Il Tribunale di Ancona, accogliendo le difese comunali, ha revocato l’ingiunzione e condannato la Tecneda Srl al pagamento delle spese legali.

Anche questa volta la massima cautela e tutela nella gestione degli interessi pubblici ha avuto il giusto riconoscimento.