La sinistra al potere
San Benedetto del Tronto | Analisi di un voto che ha dato un segnale inequivocabile: vince chi si unisce
di Laura Ripani
Dunque il sindaco è Giovanni Gaspari. Una vittoria importante, la sua con un risultato di grandi proporzioni. L’ex primo cittadino Domenico Martinelli l’aveva dichiarato più volte, lui l’ha fatto. Ci studia da 5 anni per ritornare da protagonista assoluto in viale De Gasperi. Per dimostrare che il centrodestra al governo è stato una parentesi tra il Perazzoli bis e la sua maturazione politica.
Ha eliminato eventuali azioni di disturbo all’interno, stoppando le Primarie. Si è ripreso ed ha convinto quella città che, alle elezioni per la carica di segretario provinciale, gli aveva voltato le spalle, dovendosi andare a cercare in Vallata i numeri per superare l’attuale sottosegretario ai Rapporti con le Regioni, Pietro Colonnella.
Una vittoria che premia proprio la capacità di unire.
Una vittoria ineccepibile, insomma, addirittura piuttosto bilanciata con Margherita, Rosa nel Pugno ed altri che non sono stati a guardare. Non estremista considerato che Rifondazione e Comunisti sono ben lontani dal “peso” nazionale.
Ben oltre, infine, quel 51% con il quale può andare già da oggi a farsi consegnare le chiavi del Palazzo di Vetro. Quello in cui, da vice, ha atteso anni che venisse il suo turno. Paziente. Ha fatto gavetta all’opposizione, quindi è arrivato.
Avevamo scritto che soltanto il centrodestra a San Benedetto poteva perdere le elezioni. C’è riuscito facendo del suo meglio. Perché partiva da un risultato favorevole alle elezioni politiche, perché aveva governato, bene o male, per oltre quattro anni. Perché aveva il sindaco uscente e il sentimento popolare era piuttosto favorevole a questa componente. Spaccarsi ha chiuso la partita. Oggi anche i suoi elettori sono indignati con i propri rappresentanti per non aver saputo amministrare e far fruttare un patrimonio che pur possedeva. Ed in abbondanza. Con Forza Italia che è crollata al 11% dei consensi, mai così in basso, a siderale distanza dal dato nazionale, la riflessione dovrà essere seria e profonda.
Dove sarà andata la metà del suo budget, ottenuto alle precedenti consultazioni? Si è spalmato e disgiunto. Finito in parte all’Udc che è arrivata a sfiorare l’8% e raddoppiando, invece, la propria forza. E ancora alla lista Costantini che deve averne avuto parte di eredità. E’ palese, però, che la cittadinanza abbia comunque creduto più nella Cdl “zoppa” che in una lista, “benedetta” da Roma e con tanto di simbolo ufficiale. Ma sganciata dalla sua base reale.
La sorpresa è Tablino Campanelli. Per un soffio non ce la farà a diventare consigliere ma il suo messaggio innovativo, con party e slogan all’americana ha pagato.
Da domani ci saranno 18 consiglieri più il sindaco per l’Unione. Su 30. La Provincia in mano al centrosinistra con un presidente più sinistra che centro. La Regione che parla al vertice il gergo della Margherita ma, comunque, è sempre lì. Le Marche Bianche, della vecchia Dc dei Forlani e dei Ciaffi e dei Silvestri, ha fatto la sua scelta. Almeno per qualche anno.
Ha eliminato eventuali azioni di disturbo all’interno, stoppando le Primarie. Si è ripreso ed ha convinto quella città che, alle elezioni per la carica di segretario provinciale, gli aveva voltato le spalle, dovendosi andare a cercare in Vallata i numeri per superare l’attuale sottosegretario ai Rapporti con le Regioni, Pietro Colonnella.
Una vittoria che premia proprio la capacità di unire.
Una vittoria ineccepibile, insomma, addirittura piuttosto bilanciata con Margherita, Rosa nel Pugno ed altri che non sono stati a guardare. Non estremista considerato che Rifondazione e Comunisti sono ben lontani dal “peso” nazionale.
Ben oltre, infine, quel 51% con il quale può andare già da oggi a farsi consegnare le chiavi del Palazzo di Vetro. Quello in cui, da vice, ha atteso anni che venisse il suo turno. Paziente. Ha fatto gavetta all’opposizione, quindi è arrivato.
Avevamo scritto che soltanto il centrodestra a San Benedetto poteva perdere le elezioni. C’è riuscito facendo del suo meglio. Perché partiva da un risultato favorevole alle elezioni politiche, perché aveva governato, bene o male, per oltre quattro anni. Perché aveva il sindaco uscente e il sentimento popolare era piuttosto favorevole a questa componente. Spaccarsi ha chiuso la partita. Oggi anche i suoi elettori sono indignati con i propri rappresentanti per non aver saputo amministrare e far fruttare un patrimonio che pur possedeva. Ed in abbondanza. Con Forza Italia che è crollata al 11% dei consensi, mai così in basso, a siderale distanza dal dato nazionale, la riflessione dovrà essere seria e profonda.
Dove sarà andata la metà del suo budget, ottenuto alle precedenti consultazioni? Si è spalmato e disgiunto. Finito in parte all’Udc che è arrivata a sfiorare l’8% e raddoppiando, invece, la propria forza. E ancora alla lista Costantini che deve averne avuto parte di eredità. E’ palese, però, che la cittadinanza abbia comunque creduto più nella Cdl “zoppa” che in una lista, “benedetta” da Roma e con tanto di simbolo ufficiale. Ma sganciata dalla sua base reale.
La sorpresa è Tablino Campanelli. Per un soffio non ce la farà a diventare consigliere ma il suo messaggio innovativo, con party e slogan all’americana ha pagato.
Da domani ci saranno 18 consiglieri più il sindaco per l’Unione. Su 30. La Provincia in mano al centrosinistra con un presidente più sinistra che centro. La Regione che parla al vertice il gergo della Margherita ma, comunque, è sempre lì. Le Marche Bianche, della vecchia Dc dei Forlani e dei Ciaffi e dei Silvestri, ha fatto la sua scelta. Almeno per qualche anno.
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10/06/2006
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