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Le Piazze di Ascoli: un ambiente da vivere, un patrimonio da rispettare

Ascoli Piceno | I visitatori giungono ad Ascoli non tanto per fruire delle manifestazioni, quanto per godere dall'armonia e dalla bellezza delle piazze e di quel suo "unicum" architettonico, che sovente vede occupato e quasi nascosto da installazioni invasive.

di Italia Nostra

E' concordemente riconosciuto che le Piazze di Ascoli rappresentano uno degli elementi fondamentali dell'immagine della città del travertino.

Amanti del bello, in numero sempre maggiore, hanno scoperto questi autentici tesori, che si rivelano per gli incantati visitatori come spazi dotati di un fascino di gran lunga superiore a quello immaginato.

Così questi ultimi, se da una parte restano ammaliati dalla magica armonia di Piazza del Popolo, una delle più belle piazze del mondo, dall'altra ammirano con stupore l'imponenza e lo spazio metafisico di Piazza Arringo. Senza dimenticare che per il momento non possono valutare l'importanza di Piazza Ventidio Basso, di cui solo in parte riescono a intuire il fascino misterioso, ora non completamente espresso per la presenza tremendamente invasiva del traffico e delle auto in sosta.

Ma, quando anche questo angolo della città verrà riportato al primitivo splendore, un altra gemma si aggiungerà a quelle che già ora risplendono nel panorama della città.

Tutto ciò è vero. Ma a questo punto nascono dei problemi. Alcuni ritengono, infatti, che la bellezza e il fascino delle piazze in sé non sia sufficiente per conferire prestigio alla città e per valorizzarla e che sia necessario, invece, utilizzarle nei modi più disparati per ottenere migliori risultati.

Niente di meno esatto. E' certo, infatti, che la maggior parte dei visitatori giunge ad Ascoli non tanto per fruire delle manifestazioni più o meno interessanti, quanto per godere dall'armonia e dalla bellezza delle piazze e di quel suo "unicum" architettonico, che sovente vede occupato e quasi nascosto da installazioni invasive, restandone così perplessa e contraddetta.

E' necessaria,pertanto, una riconsiderazione complessiva di queste problematiche pur senza assumere un atteggiamento intransigente e una posizione critica di totale chiusura e rigetto delle proposte formulate e delle iniziative prese.

Se è vero, infatti, che una città come Ascoli non si presta a diventare meta di flussi turistici di massa, il tanto famigerato "turisdotto", come quelli che stanno sostanzialmente distruggendo la fisionomia e il fascino di mete come Firenze e Venezia, non per questo è da respingere l'idea della realizzazione di manifestazioni di carattere popolare capaci di richiamare numeri elevati di visitatori per brevi visite.

Ma ciò, a nostro parere, deve essere una prima temporanea opzione. Per il futuro e in prospettiva, siamo convinti, infatti, che la nostra città debba qualificarsi per un diverso tipo di turismo, che potremmo chiamare "turismo della conoscenza", e cioè una forma di esperienza che miri a favorire la presenza di visitatori disposti a trattenersi per più tempo nel nostro territorio per entrare in un sistema di relazioni e di scambi culturali in grado di arricchire reciprocamente ospiti ed ospitanti.

E' evidente che si tratta di un processo complesso, che presenta notevoli difficoltà e richiede un forte capacità di valorizzare tutte le risorse culturali locali, di tutelarle nella maniera più opportuna, di renderle fruibili in maniera intelligente.

Ciò comporterà, oltre al consolidamento dell'offerta universitaria già presente, una ulteriore espansione di questa offerta, evitando di disperdere le energie in altri settori di studio, approfittando, invece, della presenza della Facoltà di Architettura, per realizzare un vero e proprio "Politecnico delle discipline architettoniche", coprendo con metodo innovativo ed con entusiastico fervore tutti i campi, praticamente illimitati, che questa branca di studi abbraccia.

E qui non ci vuole molto per pensare a una serie di Master e corsi post.laurea e di specializzazione capaci di richiamare ad Ascoli, che di per sé già si presenta come un autentico laboratorio, allievi, docenti e specializzandi italiani e stranieri, utilizzando in maniera intelligente i tanti prestigiosi contenitori di cui è ricca la città.

Non è necessario, pertanto, andare alla scoperta, di altri settori della conoscenza: il nostro giacimento è già presente in città, si tratta solo di valorizzarlo e renderlo fruibile.

E' evidente, d'altronde, che questa scelta potrà dare risultati ottimali se saremo in grado di migliorare la qualità della vita, in modo da creare le condizioni per attrarre i soggetti più innovativi e preparati. La realizzazione di un "Distretto Culturale", che si fondi su una autentica Cultura del Territorio e si ponga l'obiettivo di tutelare, valorizzare e rendere fruibili le risorse culturali presenti nella città e nel suo comprensorio è di certo un valida risposta a questa esigenza.

Le altre iniziative, episodiche, puntuali e di profilo non particolarmente elevato non dovranno necessariamente scomparire.

Ma, se proprio si intende realizzarle, si dovrà assolutamente evitare di utilizzare per le stesse gli spazi più pregiati del tessuto urbano del centro storico, consentendo l'installazione di strutture invasive e di forte impatto che annullano completamente e violentano l'armonia dei monumenti, dei luoghi, delle piazze, non avendo alcun riguardo nemmeno per quelli che, nel panorama della città, rappresentano i punti più qualificanti e rappresentativi della vita civile e religiosa.

Ci riferiamo in concreto al Duomo cittadino, al Palazzo Vescovile e a quello del Comune: sovente baracche, tendoni, cartelloni pubblicitari vengono direttamente addossati a questi monumenti, ostruendone quasi l'accesso.

Senza voler considerare, inoltre, l'aspetto dissacrante della musica sparata ad altissimo volume, non si sa in quali limiti rispettosa delle norme vigenti circa i decibel permessi.

Un fatto è certo: questa situazione determina, specie per Duomo di Sant'Emido, una oggettiva limitazione della libertà di culto, creando le condizioni per un' oggettiva e concreta violazione di un diritto costituzionalmente garantito.

Non si sa, inoltre, quali possano essere i danni potenzialmente arrecati alle strutture di monumenti vetusti ed insigni, meritevoli di una tutela rigorosa.

A nostro parere si tratta di una situazione insostenibile e non più sopportabile, a cui si deve porre rimedio immediatamente, senza farsi fuorviare dall'idea che tutto ciò viene realizzato a fin di bene per ridare vitalità al centro storico.

E' evidente, infatti, che i risultati conseguiti in questo modo sono temporanei ed effimeri.

Le proposte da noi formulate, invece, sono di carattere strutturale e la loro realizzazione, anche se più complessa e difficile, consentirebbe risultati migliori assicurando uno sviluppo culturale ed economico solido e duraturo oltre che compatibile con le caratteristiche e con il prestigio del contesto monumentale cittadino.

Corre, infine, l'obbligo di rilevare che, al di là di questi aspetti che attengono all'uso dei luoghi e degli spazi, nella gestione complessiva della città e dei suoi luoghi più rappresentativi, prevale una sorta di sostanziale sciatteria. Riteniamo, quindi, che prima possibile si debbano adottare dei criteri rigorosi per quanto riguarda il decoro, l'arredo, le forme di illuminazione, l'utilizzazione degli infissi.

Basti a riguardo vedere quanto si verifica nella nostra Piazza più famosa: infissi di pessimo gusto senza l'indicazione di criteri uniformi e scientificamente corretti (si passa quindi da quelli anonimi ad altri di ridondante aspetto funerario), ombrelloni sistemati a seconda delle scelte e preferenze degli operatori , sedie e poltrone di tutti i tipi e di tutti i materiali, insegne di cattivo gusto, luci sparate ad intermittenza per richiamare l'attenzione dei clienti, colonne dei porticati neri di un'antica sporcizia e da tempo non puliti etc etc.

Il documento della Sezione di Itala Nostra vuole essere un invito pressante ad affrontare questi problemi che pure sappiamo di difficile soluzione.

Riteniamo, infatti, che la bellezza della nostra città, che, ne abbiamo avuto ripetute conferme, viene da tutti indicata come una delle più belle e preziose d'Italia e quindi del mondo, meriti una più attenta considerazione e maggiore rispetto.

Per quanto ci riguarda confermiamo la nostra disponibilità a fornire tutta la collaborazione possibile per la soluzione dei problemi che abbiamo segnalato. La stesura del presente documento vuole essere, in questo senso, un primo concreto segnale.

15/06/2007





        
  



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