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Alla scoperta dei fenomeni climatici

| TREIA – Interessante incontro organizzato dall’Accademia Georgica.

di Lucia Compagnoni

Clima, temperatura, rispetto per l’ambiente, esistenza umana e conseguenti, drammatici cambiamenti. Questi – in poche parole - gli argomenti trattati venerdì 18 giugno a Treia, nell’incontro di studio organizzato dall’Accademia Georgica sul “Global change: mutamenti climatici e nuove frontiere della climatologia”, un tema oggi più che mai di viva attualità.
Il dibattito, a cui hanno preso parte anche la dottoressa Assunta Maria Brachetta e il professor Carlo Pongetti, Presidente dell’Accademia Georgica, è stato coordinato dalla dottoressa Francesca di Meo dell’Università degli studi di Perugia.
 
Protagonista indiscusso della serata è stato Luca Mercalli, meteorologo televisivo (lo abbiamo visto ed apprezzato nella trasmissione “Che tempo fa?”, condotta da Fabio Fazio), docente di scienze dell’atmosfera, giornalista e soprattutto abile comunicatore. Di fronte ad un non troppo nutrito uditorio (molti quelli rimasti a casa a vedere gli europei alla televisione), Mercalli si è infatti destreggiato con assoluta maestria tra formule di fisica e nozioni scientifiche, riuscendo nel difficile compito di spiegare in modo chiaro e puntuale i concetti chiave del suo discorso incentrato su quesiti quali: “Il clima cambia? Quali le responsabilità dell’uomo?”.
 
Partendo da circa cento anni fa quando ancora il clima non era influenzato dall’azione umana, Mercalli è arrivato rapidamente fino al periodo più recente, caratterizzato da una serie di  comportamenti scorretti ed invasivi da parte  dell’uomo, primo fra tutti l’uso del petrolio, e da un conseguente mutamento dell’atmosfera. Ecco allora il verificarsi delle prime piccole alterazioni climatiche e la contemporanea  minaccia per il nostro futuro: difficile tracciare il limite, oltre il quale i danni prodotti saranno irreparabili, impossibile fermare la corsa di un treno in folle avanzata, che viaggia senza rotta. La climatologia, allora, suggerisce all’uomo di pilotare in prima persona il cambiamento, così da dirigere la  trasformazione in atto in una direzione positiva: fare qualche sacrificio oggi, insomma, è necessario per non rimanere vittime di un uso eccessivo e sconsiderato delle risorse che abbiamo a disposizione.
 
Sulla stessa scia, il dottor Maurizio Di Marino, direttore dell’Osservatorio geofisico di Macerata, che ha presentato una relazione su “Il clima nelle Marche”, partendo proprio dai cambiamenti climatici che hanno interessato anche la nostra regione  negli ultimi 35 anni. Dunque sono stati presentati i dati  relativi ad una serie di proiezioni climatiche per i prossimi 40 anni realizzati dall’osservatorio: per il 2040 è previsto un aumento statisticamente certo della temperatura in tutto il territorio regionale, così come ci si aspetta una notevole diminuzione delle precipitazioni ed una contemporanea intensificazione delle stesse, con conseguente possibilità di alluvioni, erosioni e nubifragi. Infine, è stato preso in considerazione un altro importante indicatore climatico: l’indice di aridità, per il quale è atteso un parallelo, crescente aumento.
 
E, ancora, l’intervento conclusivo di Stefano Leonesi dell’Assam di Treia, che ha illustrato l’attività del Centro Operativo di agrometeorologia, che opera attraverso 70 stazioni dislocate su tutto il territorio, a supporto delle imprese agricole marchigiane, alle quali forniscono, tra l’altro, dettagliati bollettini e notiziari agrometeorologici.
 
Perché l’agricoltura è un’attività fondamentale per l’economia regionale e l’auspicio è – a fronte di tanti e tali cambiamenti climatici - quello di preservare la nostra realtà e con essa gli splendidi paesaggi agricoli fatti di colline sinuose e dorati campi di grano: elementi quasi inesistenti nelle grandi metropoli italiane e non.

21/06/2004





        
  



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