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Lavoro irregolare nell’edilizia, piu’ grigio che nero.

| ANCONA - Illustrata l’indagine commissionata dall’assessorato al Lavoro al Censis. Dato contro tradizione: solo il 2,6% di lavoro irregolare ma riguarda di più gli immigrati (28,7%).

Se le Marche costituiscono una realtà in cui il sommerso, pur presente, non rappresenta tuttavia un elemento strutturale, come era già emerso in un convegno del marzo scorso, ancora più specifiche risultano le caratteristiche del lavoro irregolare nell’edilizia, notoriamente uno dei principali bacini di sviluppo del sommerso. Invece le costruzioni, stando alle ultime stime Istat, è, nelle Marche, il settore che presenta il più basso livello di irregolarità del lavoro, con un’incidenza del 2,6%, contro il 2,7% dell’industria in senso stretto, il 14,3% dei servizi e il 28,5% dell’agricoltura.

Se ne è parlato nel corso del seminario tenutosi oggi in Regione, per illustrare gli scenari disegnati dall’indagine commissionata dall’assessorato regionale al Lavoro e condotta dalla Fondazione Censis, in collaborazione con la Scuola Edile di Ascoli Piceno e Scuola Edile Assistedil.

Intervenendo ai lavori, l’assessore regionale alla Formazione-Lavoro, Ugo Ascoli , ha sottolineato come in questo particolare settore sia da mettere in correlazione anche il più alto numero di infortuni sul lavoro. “Possiamo registrare tuttavia che dopo l’Emilia Romagna, le Marche sono la regione che ha la minore incidenza di lavoro sommerso nel comparto delle costruzioni. “ Secondo Ascoli, però, il fatto che “il sommerso coinvolga le fasce più svantaggiate, in particolare gli immigrati ( oltre il 28% dei lavoratori di questo comparto) deve creare la consapevolezza di un fenomeno socialmente deprecabile e come tale da combattere, attraverso interventi per ridurre i fattori di svantaggio per la competitività delle imprese, una maggiore attività ispettiva e repressiva, con il consolidamento dei fattori dell’innovazione e della qualità produttiva.“

L’indagine – illustrata dal direttore della Fondazione Censis, Giuseppe Roma - è stata condotta presso 70 imprenditori e 200 lavoratori e fornisce un’immagine inedita , “evidenziandone un’anomala debolezza che stride con le tendenze più generali rilevate a livello di sistema Paese:un basso radicamento dei fenomeni di irregolarità totale (lavoro nero in senso stretto) nel settore e la più ampia diffusione di una zona d’ombra, un lavoro “grigio”, con forme di semi irregolarità (i fuoribusta, la dichiarazione di un numero di ore o di giornate lavorate inferiore a quelle effettivamente svolte, evasione contributiva). Malgrado negli ultimi anni il lavoro irregolare non abbia registrato particolari aumenti, esiste la crescita di un sommerso di importazione legato, da un lato, alla presenza di numerose imprese che provengono da fuori regione, in particolare dal Sud Italia, dall’altro alla crescita esponenziale del numero di lavoratori immigrati.

E’ forse questo l’elemento di maggiore interesse che emerge dalla lettura trasversale delle interviste di lavoratori e imprenditori. Il lavoro irregolare prestato dagli immigrati è l’unico fenomeno “di sommerso” considerato dagli intervistati in aumento nell’ultimo triennio; gli imprenditori stimano peraltro che circa il 28,7% degli immigrati che lavorano nel settore siano totalmente irregolari. Altro tema centrale , la sicurezza sul lavoro: quasi la metà degli immigrati (46,4%, contro il 30% dei lavoratori italiani) ha avuto un incidente sul lavoro, che nel 38,5% dei casi non è stato denunciato. Per gli imprenditori marchigiani ( il 43,3%) a far crescere il lavoro irregolare sono soprattutto le imprese che provengono da fuori regione, il che fa influire pesantemente sulle logiche di competizione interne al mercato, generando una concorrenza al ribasso dei costi. Interessanti anche i dati per provincia: a Macerata una concentrazione di immigrati superiore alla media, su 100 operai impiegati , ben 42 immigrati e 18 italiani residenti fuori regione. Alta presenza di immigrati anche ad Ancona (il 34% contro il 22,9% di Ascoli Piceno e il 9,8% di Pesaro-Urbino) mentre è Pesaro Urbino la provincia con il più alto numero – il 29,3% - di lavoratori che provengono da fuori regione.

22/06/2006





        
  



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