Il primo presidente
Fermo | Con il 52,24% dei voti Fabrizio Cesetti è il primo presidente della nuova provincia di Fermo. Saturnino Di Ruscio ottiene il 47,76% e paga l'astensionismo e l'accordo con Basso. Alle urne solo il 58% degli elettori.
di Francesca Pasquali

Il neopresidente della provincia di Fermo Fabrizio Cesetti
La provincia di Fermo ha il suo primo presidente. E’ Fabrizio Cesetti che, a capo di una la lista di centrosinistra, ha conquistato il 52,24,% dei voti (42.811 preferenze), imponendosi sul candidato del centrodestra Saturnino Di Ruscio, che ha portato a casa il restante 47,76% (39.144 preferenze).
Dei 24 seggi in palio, 13 andranno dunque al centrosinistra e 8 al centrodestra. Il primo Consiglio provinciale vedrà 7 rappresentanti del Pd, 2 dell’Idv, 2 della lista locale ‘Con Cesetti presidente’, 1 della neonata Sinistra e Libertà ed 1 del Prc-Pdci. Niente di fatto per gli ‘apparentati’ di Gaetano Massucci. Nell’opposizione 5 seggi saranno del Pdl, 2 del Movimento civico provinciale e 1 dell’Udc. A bocca asciutta la Lega Nord.
Premiato dal ballottaggio, l’avvocato montegiorgese, da politico navigato è stato in grado di raccogliere intorno a sé una coalizione eterogenea che, almeno finora, sembra essere riuscita laddove i ‘fratelli maggiori’ nazionali ed europei hanno pesantemente fallito.
La litigiosità ricomposta in frettoloso ritardo sembra essere invece la principale causa della sconfitta del sindaco di Fermo. Dopo un primo tentativo in solitaria, Di Ruscio ha riunito, senza ricorrere ad apparentamenti, il centrodestra, non ottenendo però il risultato sperato.
A ‘tradirlo’ sembrano essere stati soprattutto i sostenitori di Gianni Basso che, al primo turno, aveva riscosso più dell’8% dei consensi. Pesanti risultano soprattutto i risultati di Fermo (dove Di Ruscio è al secondo mandato) e Montegranaro, amministrato da Basso negli ultimi cinque anni. L’intempestiva intesa non deve aver raccolto le simpatie di chi, sostenendo il cittadino veregrense, aveva segnalato una precisa volontà di rottura nel centrodestra. La delusione, forse, ha allora avuto la meglio sulla voglia di vincere e i cittadini contrariati hanno presentato il conto ai potenziali rappresentanti.
In linea con i dati nazionali il significativo astensionismo: alle urne si sono recati il 58% degli aventi diritto; al primo turno erano stati il 73%.
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22/06/2009
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