Spedizione Saxum in Groenlandia, isola danese a rischio collasso per l'aumento delle temperature.
Teramo | Tra gli scienziati e i ricercatori, anche il teramano Davide Peluzzi:Qui tutto bene". Il Presidente Giorgio Napolitano ha inviato una lettera e una medaglia per il progetto esplorativo. In bocca alla balena: auguri anche dal senatore Paolo Tancredi.
di Nicola Facciolini
"Oltre era il mistero" è il motto della spedizione scientifica "Saxum" partita, insieme all'esploratore teramano Davide Peluzzi, alla volta della Groenlandia orientale (Danimarca) nell'ambito del progetto "Carta dei Popoli Artici" in collaborazione con numerosi enti, tra cui l'Istituto Geografico Polare "Silvio Zavatti" (Fermo), l'Associazione Ex-Plora Nunaat International (Teramo) e Circolo Polare (Milano).
La missione scientifica cercherà di far luce sull'entità dell'incremento termico che si sta registrando in questi ultimi anni su tutto il pianeta: causa probabile di una progressiva futura crescita della fusione superficiale dei ghiacci in Groenlandia. Dall'Islanda Davide Peluzzi, che raggiungiamo via cellulare, rassicura: "Tutto va bene, splende il sole in Islanda, stiamo per imbarcarci per la Groenlandia. Ci terremo in contatto".
All'auspicio lanciato dal senatore Paolo Tancredi, con un benaugurale "in bocca alla balena", al team di ricercatori, alpinisti e glacio-speleologi che collaborano con numerose università ed enti privati, si associa ovviamente il nostro. La spedizione Saxum rientra nel progetto di ricerca per il quarto Anno Polare Internazionale: è promossa da Davide Peluzzi, presidente dell'Ex-Plora Nunaat International, già noto alle cronache per la spedizione "Gemina 2006" (sempre in Groenlandia insieme a Adriano Lolli e Vincenzo Ferilli), e da Gianluca Frinchillucci, direttore dell'Istituto Zavatti. Partecipano alla spedizione, il ricercatore Pierluigi Pompei del dipartimento di medicina sperimentale e sanità pubblica dell'Università di Camerino, Ottorino Tosti, speleo-glaciologo, Giorgio Marinelli dell'Associazione Perigeo Onlus, Franco Varrassi, ricercatori dell'Ex-Plora Nunaat International, Samuele Sagripanti, Luca Natali e Libero Limoncelli.
La Groenlandia, seconda grande estensione glaciale planetaria dopo l'Antartide, con essa detentrice del 99% del ghiaccio esistente su tutta la superficie terrestre, patisce sensibilmente i cambiamenti climatici in atto, maturando un rapido intensificarsi dello scioglimento superficiale, almeno alle latitudini sotto il Circolo Polare. Secondo alcuni scienziati ciò potrebbe implicare, nel lungo periodo, gravi ricadute sulla stabilità dell'intera massa glaciale. I nostri scienziati ed esploratori dovranno monitorare i "mulini" che sono inghiottitoi, pozzi assorbenti: raccolgono i ruscellamenti che nei periodi più caldi dell'anno si formano sui ghiacciai per effetto della fusione superficiale.
"I mulini - spiega Ottorino Tosti - rappresentano la via di accesso che permette alle acque di fusione di penetrare nella massa glaciale, andando ad alimentare i bacini di raccolta interni, o raggiungere il mare nel caso di lingue glaciali costiere". Lo studio dei mulini, fenomenologia legata al carsismo glaciale - per attinenza e similitudine di tale fenomeno con il carsismo che si sviluppa in ambienti calcarei - è utile allo studio dei flussi/depositi d'acqua sub-glaciali e di riflesso ad offrire ottimi contributi all'interpretazione della dinamica della massa glaciale. "E' infatti noto - rivela Tosti - che fra le cause che inducono i movimenti delle masse glaciali non è irrilevante quella dovuta allo scivolamento per la presenza di bacini d'acqua interni, dovuti sia alla fusione del ghiaccio per effetto delle elevate pressioni che la massa stessa subisce in profondità, sia alla quantità di acqua di scioglimento superficiale che, attraverso gli inghiottitoi, scende ad alimentare la falda". Non solo.
"Insieme agli amici teramani vogliamo divulgare la conoscenza delle regioni polari - spiega Gianluca Frinchillucci - ed, allo stesso tempo, far conoscere le nostre attività e spedizioni". Dal 1999 si occupa di regioni artiche, dirigendo a Fermo il Museo Polare Silvio Zavatti. "Nel corso degli anni ho realizzato varie spedizioni in Artide. Ho anche ideato un progetto di ricerca sui popoli del ghiaccio denominato: Carta dei Popoli Artici. Credo fortemente nella difesa delle culture indigene e nella necessità di fare tutto il possibile per salvarne la memoria di fronte all'inesorabile distruzione delle identità culturali. Allo stesso tempo sono attratto dalla storia delle esplorazioni e dalla possibilità di tracciare nuove vie. Da qui l'impegno a percorrere le contrade dell'Artico, così come la foresta amazzonica o la valle dell'Omo in Etiopia, a fianco dei popoli tradizionali, con quel pizzico di follia e romanticismo che ha sempre contraddistinto gli esploratori storici italiani e che, negli ultimi decenni, è stato un po' buttato a mare dalla cultura dominante".
L'osservazione dello sviluppo del fenomeno carsico, il suo monitoraggio nel tempo, e la raccolta, per quanto possibile, di dati 'storici' sul fenomeno, può offrire agli scienziati un forte contributo all'interpretazione preventiva delle ripercussioni che il movimento climatico in atto potrebbe avere sui ghiacciai groenlandesi, con tutte le più disastrose ricadute che andrebbero a verificarsi a livello planetario (vedi alterazione o scomparsa della Corrente del Golfo). "Contrariamente a quanto avviene nell'inslandis - spiega Tosti - (in crescita di massa con una temperatura costante notevolmente inferiore al punto di fusione e valori estremi di - 60°, ben aderente al substrato roccioso) le lingue glaciali periferiche al di sotto dei 1.500 m. che hanno una temperatura media annua di poco inferiore allo 0° rispondono infatti rapidamente all'incremento termico, con un bilancio di massa negativo per effetto dell'ablazione dei periodi caldi, che sono sempre più lunghi, e uno scorrimento più rapido verso il mare".
Allungata in direzione nord-sud per 2650 km tra gli 83°39' e 59°46' N, la Groenlandia ha la propria estensione territoriale suddivisa in varie fasce climatiche, mostrando una grande differenza tra lle località più a Nord e quelle al di sotto dei 70°N. "Sul Mar Glaciale Artico, perennemente ghiacciato, a N degli 81° la media annua è di -16,8°. Poco più a sud, verso i 76,5° si ha una media annua di -11,4°. Continuando a discendere, appena oltrepassato il Circolo Polare Artico (66°33'38"N) iniziano temperature prossime allo 0° sia sulla costa ovest (Nuuk 64°10' 0" N) con medie annue di -1,4° che sulla costa est (Angmagssalik 65° 35' 60" N ) con medie annue di -1,7°".
Secondo gli scienziati, considerando che il carsismo si verifica in ambienti in cui le temperature annue sono prossime alla media annua di 0°, "è facile considerare come tutte le località poste a sud del Circolo Polare siano già oggi (come in effetti sono) suscettibili di carsificazione, e come questo processo andrebbe a subire un incremento parossistico con un semplice aumento della temperature di 1 o 2 gradi, che porterebbe la media annua addirittura sopra lo 0°. L'incremento termico che si sta registrando in questi ultimi anni è probabile maturi una progressiva crescita della fusione superficiale in Groenlandia".
Un'accelerazione della fusione superficiale porterebbe di riflesso un moltiplicarsi degli inghiottitoi lungo le linee di frattura, cui conseguirebbe una crescita dei canali di drenaggio sub-glaciale e un aumento di massa nella falda. "Si creerebbe in tal modo un effetto lubrificante accentuato che, riducendo gli attriti interni, potrebbe causare un incremento della velocità di scorrimento del ghiaccio. Un ulteriore, seppur modesto aumento di temperatura, nell'ordine di uno o due gradi, sarebbe quindi sufficiente ad innescare un movimento di scivolamento periferico che potrebbe trascinare, nel lungo periodo, tutta la calotta glaciale, fratturandola e portandola al collasso".
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24/06/2008
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