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Utenti di Internet denunciati in 14 regioni (3 nelle Marche)

| ASCOLI PICENO - Pedo-pornografia online, sono 42 gli indagati in tutta Italia; dei 3 marchigiani uno è della provincia di Ascoli Piceno.

C'erano anche bimbi di due o tre anni, sia maschi che femmine, violentati e costretti a violenze di ogni genere nei film pedo-pornografici che decine di sospetti pedofili si scambiavano via internet, con il sistema «P2P», certi che nessuno li avrebbe scoperti.

All'opposto, grazie ad una serie di segnalazioni e indagini scattate nel dicembre scorso, la Polizia Postale di Ancona ha intercettato gli scambi e, con un protocollo operativo utilizzato per la prima volta in Italia, “filtrato” i navigatori in base alla nazionalità, arrivando ad identificare e denunciare ben 42 italiani.

Sono 41 uomini e una donna (pugliese), con età che va dai 18 ai 35 anni, studenti, operai, impiegati, residenti in 33 province di 14 regioni: Marche, Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia. Nelle Marche la denuncia per detenzione e scambio di materiale pedo-pornografico (art. 600 ter e quater del Codice penale) è scattata per 3 uomini domiciliati nelle province di Pesaro, Macerata e Ascoli Piceno, ma la regione dove si registra il maggior numero di denunciati (7) è la Lombardia. Ingente il volume di materiale confiscato nel corso di 41 perquisizioni: 856 le immagini scaricate da internet, 97 hard disk, 53 pc, 5.335 cd, 1.064 dvd, 1.863 floppy disk e 260 videocassette, che ora i sei agenti della Polizia Postale addetti all'indagine, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Ancona Valeria Sottosanti, dovranno esaminare accuratamente, alla ricerca di tracce che possano portare ai luoghi dove i filmati sono stati realizzati.

«Per il momento – ha detto il responsabile del Compartimento della polizia postale Maurizio Pierlorenzi – non abbiamo ancora idea di dove le pellicole siano state girate. Non sappiamo se in Italia o all' estero. I pochi fotogrammi che abbiamo visionato mostrano bambini di pelle chiara, legati e sottoposti ad ogni genere di abusi in interni. In sottofondo si sente parlare inglese, o italiano, ma tutto è sovrastato dalle grida dei bimbi. Credetemi, anche per noi che siamo abituati a indagini di questo tipo, trovarsi davanti scene simili è stato uno choc».

Oltre al “filtro” telematico sperimentato per concentrare i controlli sui pedofili italiani, l'operazione – nome in codice Wild Sharing – ha proprio la caratteristica di aver catalogato una vasta lista di film dell'orrore, rispetto al pur consistente materiale fotografico di genere che circola in internet.

«Ogni file ha un titolo preceduto da un identificativo, una serie alfanumerica – ha chiarito Pierlorenzi – ed è stato così che abbiamo potuto intercettare i film». Originariamente posseduti da cinque degli indagati, e scambiati poi da tutti gli altri mediante il medesimo programma. Per lo più gente insospettabile (salvo alcune eccezioni), che davanti agli investigatori si è difesa a volte sostenendo di aver tirato giù da internet “per sbaglio” il filmato.

L'unica donna coinvolta, una madre, forse avrebbe cercato di addossarsi le responsabilità del figlio. Oltre ai 3 delle Marche e ai 7 della Lombardia gli altri indagati sono 3 in Piemonte, 3 in Veneto, 2 in Liguria, 6 in Emilia Romagna, 4 in Toscana, 3 in Umbria, 3 nel Lazio, 2 in Abruzzo, 1 in Campania, 2 in Puglia, 2 in Calabria  e 1 in Sicilia.

25/06/2005





        
  



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