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E' partita l'Europa della nostalgia

Fermo | Ha preso il via ieri a Fermo la seconda edizione di Europe Festival

di Pierpaolo Pierleoni

Le note dell’inno nazionale, a celebrare la festa della Repubblica. Subito dopo il buio, e nella penombra il proemio dell’Odissea di Omero. Il sipario si apre, e mentre sullo sfondo si staglia il volto di Ulisse, personaggio simbolo della rassegna, i passi di danza di una ragazza in abito bianco si muovono agili al centro del palco, sulle note di Blunotte, di Carmen Consoli.
 
E’ partita in questa atmosfera suggestiva la seconda edizione di Europe Festival, la grande rassegna culturale del fermano, dedicata quest’anno alla nostalgia, nel tardo pomeriggio di ieri al Teatro dell’Aquila.
 
Di fronte al numeroso pubblico intervenuto, ha preso la parola per primo Adolfo Leoni, che ha introdotto il sindaco di Fermo Di Ruscio, soddisfatto di vedere la sua città in una prospettiva internazionale, e l’assessore alla provincia di Ascoli Piceno Olimpia Gobbi.
 
Subito dopo la parola è passata all’ideatore e coordinatore del Festival Antonio Santori, che ha spiegato la sua concezione di nostalgia e la centralità di questo sentimento in prospettiva continentale. “L’Europa è in costante cammino verso un inizio. Si lascia continuamente alle spalle una distruzione da cui iniziare nuovamente.
 
L’Europa è fatta di una irrisolvibile duplicità: è un luogo e un non luogo, da una parte affonda le radici nel Mediterraneo, dall’altra cerca l’altrove, guarda verso Occidente. E’ eternamente il vecchio e il nuovo. Va a scoprire il Nuovo Mondo, diventando contemporaneamente Vecchio Continente”. Citando vari luminari della cultura europea, da Pessoa a Machado, fino ai presenti di ieri, Antonio Prete ed Edgar Morin, Santori ha raccontato l’anima della sua Europa, chiudendo con i versi di Jorge Luis Borges: “Chi lascia la casa ha già fatto ritorno”, frase simbolo della rassegna.
 
La prima giornata di conferenze è poi entrata nel vivo con “Nostalgia dell’Europa”, discussione coordinata da Massimo Morasso, che ha visto protagonisti al centro del palco Marcello Veneziani, Antonio Prete e Paolo Ruffilli. Quest’ultimo, in sostituzione di Bernard Noel, ha letto una riflessione del poeta francese, impossibilitato a presenziare all’ultimo momento a causa di precarie condizioni di salute.
 
Antonio Prete ha parlato di nostalgia come ricordo doloroso del tempo e dello spazio ormai perduti, sottolineando poi, da grande critico leopardiano, il rapporto tra nostalgia e ricordanza. Particolarmente avvincente Marcello Veneziani, che ha tracciato due linee guida della nostalgia: quella della terra, fondata sulla figura di Ulisse, e quella del tempo, in cui risultano centrali le opere di Proust. Una nostalgia proficua sul piano letterario, molto meno su quello politico. “A livello politico dobbiamo ragionare in termini di tradizione: la nostalgia è dolore per l’irripetibile, la tradizione, le origini, sono invece valori che per definizione si tramandano attraverso le generazioni. E’ ripartendo dalle tradizioni che potremmo ricostruire e salvare l’Europa”.
 
E’ arrivato infine il momento più toccante della prima giornata di Europe: la consegna del premio alla cultura ad Edgar Morin.
 
Il sociologo francese, dall’aria bonaria e il volto frequentemente segnato da un sorriso, ha ricevuto la standing ovation del pubblico in platea prima di prendere la parola. Ha insistito sull’idea di un’Europa fatta di continue connessioni, in cui tutte le cose, anche gli opposti, sono in rapporto.
 
“L’Europa, - ha affermato Morin nel suo italiano condito da cadenza, accenti ed espressioni tra il francese e lo spagnolo – è antagonista e complementare. Religione e ragione, fede e dubbio, nostalgia e speranza. Questo continente, visti gli ultimi sviluppi, rischia già di dover provare nostalgia non del proprio passato, ma del suo futuro. Ma la nostalgia può essere un nutrimento della speranza per un domani migliore. Per questo vi dico che la nostalgia può trasformarsi in speranza, e che non dobbiamo perdere coraggio e volontà”.
 
E con questo messaggio carico di speranza e buoni propositi si è chiuso il primo dei 48 incontri che terranno accesi i riflettori del panorama culturale sul fermano fino al prossimo 12 ottobre.

03/06/2005





        
  



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