Anche dal Piceno il popolo dei costruttori di pace si è mosso. Soltanto da San Benedetto 7 pullman.
Tipi Loschi, Comunione e Liberazione da ogni dove e tutti gli altri gruppi e movimenti che hanno affrontato il cammino dalle 21 di ieri sera fino alle 8 di questa mattina.

 Ognuno con una speranza di pace nel cuore. Gli occhi rivolti alle tragedie internazionali, i piedi ben piantati sulle vicende personali e collettive.

 “Mentre la provincia si spezza” dice il responsabile di Comuninione e Liberazione di San Benedetto Stefano Stefanucci “noi siamo uniti. Per grazia la diocesi di San Benedetto brilla per il suo sorprendente esempio di unità. E questo è visibile negli incontri conviviali e nell’amicizia vicendevole. Possiamo quindi domandare alla Madonna di conservare tutto questo e di continuare a far emergere l’umanità e il buono che c’è nella nostra città, in Provincia. E questo non ha colore politico”.

 Ma c’è anche chi è andato portando nel cuore altri desideri di pace. E ringraziare per aver superato difficoltà e prove. “Ci vado perché” dice Gino Capecci, professionista consulente del lavoro, “tra il 1999 ed il 2000 ho perso mio padre per una grave malattia, ho dovuto mettere in mobilità 40 pesrone dela azienda per la quale lavoravo.

Dopo lungo pellegrinare tra associazioni ed enti, ho trovato la mia casa alla Compagnia delle Opere. Qui mi sono trovato come a casa. Ho avvertito il fascino di una Presenza. Nelle difficoltà mi ero ripromesso di andare a piedi a Loreto per dare un senso a tutto questo”.