Negli ultimi due mesi ho avuto modo di soggiornare in Olanda, un paese che ama coniugare il principio della tolleranza con quello dell'utilità collettiva.

 

Quello che maggiormente stupisce di questo paese è proprio la perfetta rispondenza con gli stereotipi comuni del buon vivere a cui spesso viene accomunato, ma non solo.

 

Con una certa sorpresa ho infatti scoperto che anche nel paese dei tulipani esistono dei siti inseriti dall'Unesco nel patrimonio culturale dell'umanità. Uno di questi è il minuscolo villaggio di Schokland, a una quindicina di chilometri a est di Urk, nelle terre del nord.

 

La sua particolarità consiste nell'essere stato sommerso dal mare nella prima metà dell'ottocento e di essere riemerso un centinaio di anni dopo a seguito delle bonifiche che hanno interessato tutta la nuova provincia di Flevoland.

 

Spinto dalla curiosità, e anche dall'interesse che la parola Unesco genera ormai di riflesso nella mente di noi ascolani, ho visitato il sito due giorni fa, rimanendone letteralmente colpito. Non tanto per la suggestione evocata dal borgo (in realtà poco più di una collinetta cinta da un frangiflutti in legno), nè per la manciata di fossili e reperti archeologici rinvenuti sul fondo marino dopo il prosciugamento (raccolti senza particolare cura in qualche teca di vetro), bensì per la pochezza di patrimonio che Schokland può vantare al confronto con la nostra Ascoli.

 

Perchè dunque Schokland si e Ascoli no? Ancora una volta, se mai ne avessi bisogno, ho avuto la conferma che la città è tenuta in ostaggio dall'incapacità di chi l'amministra.

 

*Consigliere comunale prc.