Crisi dell'imprenditoria marchigiana: la soluzione arriva dalla concertazione
| FABRIANO - Francesco Casoli, amministratore delegato del gruppo "Elica", invita all'ottimismo: "Unendo le forze possiamo farcela"
di Luca Moriconi
Piccolo era bello prima, oggi la necessità è quella di aggregare per reggere il confronto con le grandi realtà internazionali. Parola di Francesco Casoli, amministratore delegato del gruppo Elica di Fabriano.
Limprenditoria marchigiana è in crisi? No, piuttosto è un momento di stallo dal quale si deve e si può certamente uscire a testa alta, precisa Casoli. Ma dopo lallarme lanciato da Confindustria sulla crisi dellimprenditoria marchigiana, si registra un altro segnale poco incoraggiante: da Milano - dove è in fase di preparazione ledizione 2005 del premio nazionale Limprenditore dellanno promosso da Ernst&Young - arriva la notizia che, ormai da quattro anni, mancano marchigiani interessati alla ribalta nazionale.
Nato nel 1989 negli Stati Uniti, il premio viene oggi assegnato in 35 Paesi con lobiettivo di riconoscere limpegno dei singoli imprenditori nella conduzione della propria organizzazione. Anno dopo anno liniziativa ha portato alla ribalta figure imprenditoriali di talento nel panorama economico e sociale italiano. Tra queste non sono mancati importanti nomi di casa nostra come Fiorella Tombolini, Abramo Galassi, Mario Clementoni, Germano Ercoli, Adolfo Guzzini e lo stesso Francesco Casoli, che ha vinto per ben due anni, nel 2000 e nel 2001 nella categoria Quality of life.
Ladesione al premio, che è completamente gratuita per lazienda, è subordinata all'invio dei bilanci degli ultimi 3 esercizi commerciali, brochure illustrative, un profilo ufficiale della società e il curriculum vitae dell'imprenditore. A mio avviso non sempre le aziende riescono a dedicare tempo per la preparazione di questi documenti spiega Casoli , si tratta di lavoro da sottrarre alla normale gestione dellattività. E comprensibile che le realtà più piccole del sistema economico marchigiano non abbiano le forze per farlo.
E tramontato il modello della piccola azienda familiare? No risponde Casoli piuttosto è ora di passare dalle parole ai fatti e creare una concertazione reale. Nei paesi dove limposizione fiscale è inferiore rispetto alla nostra, è più facile per le aziende investire in ricerca e innovazione. E proprio questa la chiave della concorrenza. Per rendere lidea, è impensabile che una media impresa a conduzione familiare riesca a reggere una mole di investimenti di 5 milioni di euro, la cifra che si spende allestero. Da noi non si supera il mezzo milione. Guai a lasciarsi andare al pessimismo, però. Continuiamo sulla strada intrapresa. Il tavolo di concertazione è un primo importante passo per risalire la china. Occorre coraggio da parte di tutte le parti chiamate in causa, Cna, Confartigianato e sindacati, ma bisogna andare avanti senza aver paura di creare un reale cambiamento.
Le altre chiavi di lettura sono luniversità e la formazione: Negli ultimi anni spiega Casoli il gap tra mondo accademico e mondo dellimprenditoria si è ridotto, grazie anche allottimo lavoro dei rettori delle nostre università. Ma non basta ancora: anche nella formazione universitaria esiste la competizione, quindi anche qui cè bisogno di continui investimenti e miglioramenti che riescano a formare i professionisti del futuro. Sono comunque fiducioso conclude Casoli è proprio in questi momenti di discontinuità e incertezza che le menti migliori si attivano per trovare le soluzioni adeguate. Insomma, limportante è non lasciarsi andare allo sconforto, e rimboccarsi le maniche.
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09/06/2005
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