Sono maturi i tempi per un dibattito sugli anni '70 sambenedettesi
San Benedetto del Tronto | L'epilogo di quel decennio coincide sicuramente con i fatti narrati dal documentario "L'infame e suo fratello". Dovremmo discutere per il recupero di una memoria collettiva della nostra città che rischia l'oblio.
di Livio Oddi*

Patrizio Peci
La premiazione del documentario "L'infame e suo fratello" al Festival Bizzarri è stato caratterizzato da due aspetti unici, per i documentari premiati al Festival fino a questa edizione. La grande partecipazione emotiva con cui una parte della città ha visto il documentario e, soprattutto, la forza simbolica, della presenza di Roberta Peci, sul palco, alla fine della proiezione.
Questi due aspetti straordinari, dimostrano che sono maturi i tempi per poter aprire un dibattito collettivo sugli anni '70 sambenedettesi. L'epilogo di quel decennio coincide sicuramente con i fatti narrati dal documentario di Luigi Maria Perotti. Purtroppo in quelle settimane del sequestro di Roberto Peci, a San Benedetto fu ucciso un giovane ripano, Vincenzo Illuminati, che non si sarebbe fermato all'alt di agenti di polizia in borghesi.
Questi drammatici fatti hanno di fatto impedito, una seria riflessione su un decennio che si era aperto con il naufragio del peschereccio "Rodi", avvenuto il 23 dicembre 1970 al largo del porto della città. La mancanza di immediati soccorsi provocò per giorni l'esplosione di un intenso scontro sociale, che vide l'intera città mobilitarsi fino al blocco della statale Adriatica e della ferrovia, paralizzando le comunicazioni nazionali Nord-Sud. Fu forse questo l'avvio degli "anni dell'azione collettiva" della nostra città.
Le mobilitazioni e le lotte sociali che si sono sviluppate in quel decennio, non devono essere "revisionisticamente" inglobate con gli episodi narrati nel drammatico documentario di Perotti. In quel "decennio" si organizzano gli studenti, i lavoratori, le donne. Si acquisisce una nuova sensibilità per il territorio e contro la speculazione edilizia, ci sono mobilitazioni contro il "caro vita", per gli asili nido, per spazi sociali di aggregazioni pubblici. In città nascono numerose organizzazioni politiche parlamentari ed extraparlamentari.
A livello nazionale quel "decennio" di lotte, senza realizzare quelle "riforme di struttura" che in molte avevano richiesto, vide affermarsi riforme parziali, ma innovative, come "Lo statuto dei lavoratori" 1970, la conferma della legge del divorzio con il referendum nel 1974, la "Riforma del Sistema Sanitario Nazionale" 1978, la "Legge 180" detta anche "legge Basaglia" 1978, la legge sull'aborto (194/1978, confermata da un referendum nel 1981) e altre ancora.
San Benedetto riprende lotte che contemporaneamente stanno scuotendo le grandi città metropolitane, industriali e universitarie. Questa è la sua originalità. Di questo dovremmo discutere per il recupero di una memoria collettiva della nostra città che rischia l'oblio. Ognuno dal suo punto di vista, dalla sua cultura e dalla sua storia.
Come proposi un decennio fa, all'anniversario della scomparsa dell'ex sindaco Primo Gregori, sarebbe il caso che chi conserva materiali di quel periodo (ex esponenti politici, giornalisti, fotografi), li depositasse in un fondo, magari nella nuova biblioteca, per permettere a chi fa ricerca storica, di potersi documentare, e proporre nuove ipotesi di "lettura" sull'"originalità" del decennio "di azione collettiva" sambenedettesi. "Il mestiere dello storico" è quello di comprendere lo sviluppo degli accadimenti senza ergersi a "giudici". Quello è un altro mestiere.
Se a distanza di un oltre un trentennio, evitando "processi di piazza", facili banalizzazioni e semplificazioni, si provasse a storicizzare, credo che tutti possano partecipare a un dibattito su quel decennio, arricchendo la memoria storica della città e, di conseguenza, la sua cultura.
*Studioso di storia contemporanea
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16/07/2009
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