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In tantissimi alla Palazzina Azzurra per il ritorno di Franco Causio a San Benedetto

San Benedetto del Tronto | Il grande calciatore salentino, in Città – accolto da un bagno di folla – per presentare la sua autobiografia “Vincere è l’unica cosa che conta” edita da Sperling & Kupfer, nell'ambito della rassegna letteraria cittadina, "Incontri con l'Autore".

di Umberto Sgattoni

Ennesimo appuntamento de "Incontri con l'Autore" - nella sua XXXV edizione - con Franco Causio, giunto in città per presentare il suo libro "Vincere è l'unica cosa che conta" edito da Sperling & Kupfer.

Appena arrivato, il "Barone" - questo il soprannome che il calciatore salentino si guadagnò per il suo stile impeccabile dentro e fuori dal campo - è stato accolto con affetto e simpatia da abbracci, strette di mano e richieste di autografi di appassionati e tifosi di ogni generazione.

A testimonianza, che la stagione '65-66, quella che lo vide militare - giovanissimo talento - nelle file della Sambenedettese, è ancora viva non solo nella memoria, ma anche nel cuore di tanti, stando alle palesi manifestazioni di affetto e di accoglienza espresse dal considerevole pubblico presente.

Emozioni, che ben si racchiudono, raccolgono e sintonizzano, nel senso e nello spirito dell'intervento e nei saluti istituzionali porti dall'Assessore alla Cultura Annalisa Ruggieri; la quale, ha sottolineato come per questioni anagrafiche "io, certe storie non le ho vissute; però, quando poi le ascolti da chi le ha vissute veramente, capisci perché San Benedetto sia così affezionata e legata alla Samb ed ai suoi protagonisti".

Di lì in avanti - anche grazie alla sapiente conduzione di Mimmo Minuto - la conversazione con il "Barone" ha proceduto sui binari informali di una lunga, cordiale ed amabile chiacchierata tra le pieghe (e le pagine) della sua storia: del Franco Causio calciatore e del Franco Causio uomo; di un grande campione, che ha visto il suo destino - sia pure agli esordi - incrociarsi ed innestarsi nella gloriosa storia della compagine calcistica cittadina, la Sambenedettese.

Un libro, quello di Causio, che ripercorre nel dettaglio - e a cuore aperto - la sua parabola di campione, con il fondamentale apporto e sostegno di un decano del giornalismo sportivo come Italo Cucci.

Quello di Causio a San Benedetto, dunque, un gradito ritorno a casa.
Perché la magia di quella stagione che lo vide giovane talento calcistico in Riviera, non è svanita nel cuore e nei ricordi della gente.
E quel grande campione - che sarebbe poi diventato quel che è diventato, cioè stella della Juventus e campione del mondo nel 1982 - mosse i primi passi proprio a San Benedetto.

Degno di nota e significativo a riguardo, ci sembra quel che di lui ne scrisse Camin (il giornalista Vladimiro Caminiti) su Tuttosport: "Causio è stato un grande, un grandissimo fantasista. In lui rivive il barocco leccese, quella forma d'arte che evoca altezze e squisitezze del pensiero [...] Causio inizia la sua favola a San Benedetto, su un campo verde sfiorato dal mare, tra gli schiamazzi di una splendida gioventù ...".

Un pensiero - mentre il Minuto legge brevemente questo passo, presente, peraltro nella densa autobiografia del campione salentino - vola immediato allo Stadio Ballarin ed al suo destino; per cui unanime - nei presenti - si è concretato l'auspicio vivo che un luogo così significativo per lo sport cittadino, possa trovare in tempi congrui, un'adeguata sistemazione e rivalutazione: non soltanto come porta d'ingresso Nord della Città, ma anche eventualmente quale luogo-simbolo (monumentale o museale), di quanto - in termini di emozioni e passioni di un'intera città - ha in sé stesso raccolto e rappresentato.

Tra il pubblico - inoltre - ci è sembrata di rilievo la testimonianza di un signore settantenne, defilato, con cui ci siamo intrattenuti a parlare; un tifoso che da come ci esponeva i suoi ricordi ci è sembrato molto più che un semplice tifoso; forse molto di più, con tutta probabilità un addetto ai lavori ed un testimone di quel glorioso tempo che fu della Sambenedettese.

Ebbene, questo signore ci ha assicurato come "già allora (stagione 1965-66 ndr) si vedeva come Causio fosse un assoluto talento e quel campione che poi sarebbe diventato; a suo tempo, sarebbe stato lui che poi avrebbe segnalato ai bianconeri, un giovanissimo talento del Padova, un certo Alessandro Del Piero ...".
Classe, chiama classe.

Presenti - in prima fila - gli amici di un tempo: i rappresentanti di quella Samb gloriosa che vide Franco Causio giovanissimo talento in Riviera (Beni, Pucci, Bendin, Di Francesco).

Un clima ed un'atmosfera - come già si diceva sopra - quelli instaurati da Causio e Minuto (instancabile promotore di eventi culturali cittadini e per l'occasione moderatore dell'incontro e conversatore con l'autore) che si è improntato ad una placida informalità e familiarità; nelle quali ed attraverso le quali, il campione salentino ha ripercorso i capitoli di un libro (di una storia e di una vita, trattandosi della sua autobiografia), soffermandosi sulle tappe, sugli incontri, sulle emozioni, sui momenti salienti e sui personaggi determinanti che ne hanno costellato la straordinaria ed intensa carriera.

Un libro, che - nel titolo - prende spunto da una frase di Giampiero Boniperti, lo storico presidente della Juventus, di cui Causio ha ricordato lo straordinario carisma.
"I secondi" - ha detto lapidario il Barone, dicendosi d'accordo con Boniperti - "non sono mai ricordati"; e, simpaticamente - scherzando ma non troppo - pungolato dal Minuto ha aggiunto come in fondo De Coubertin (con la sua storica affermazione "l'importante è partecipare") avesse torto.

Un libro nel quale, il campione che ha giocato con e contro i più grandi calciatori di un periodo leggendario (Zoff, Gentile, Tardelli, Rossi, Scirea, Facchetti, Altafini, Zico, Platini, Cruijff, Maradona) si racconta con la schiettezza che l'ha sempre caratterizzato e rievoca tempi e personaggi del grande calcio degli anni Settanta e Ottanta.

Da Bearzot (al quale Causio fu legato da forte stima ed amicizia) a Boniperti; dall'Avvocato Agnelli al Presidente Pertini, un'autobiografia che parla e trasuda non solo di calcio "ma anche di un'Italia diversa, piena di speranze e fermenti, con gli stadi ancora pieni e i campioni che spalavano da soli la neve per liberare il campo e giocare", attraverso la narrazione della parabola calcistica di un campione che ha fatto della creatività e del talento cristallino il suo tratto distintivo e peculiare.

D'altronde, ha confessato un Causio estremamente pragmatico, "il calcio in fondo non è cambiato; ciò che conta è buttarla dentro".

Di San Benedetto, il Barone ha sottolineato come sia stato "un anno bello", ricordando - peraltro - come quel numero 9 (cioè sé stesso) fosse stato già visto in un Lecce-Samb dell'anno precedente da Alberto Eliani che disse: "me lo voglio portare con me".
E così fu.

Un anno, quello a San Benedetto, caratterizzato anche da un intenso numero di provini in giro per l'Italia. Di lui - per inciso - sia il Mago Helenio Herrera ("tecnico ma fragile") sia il Paròn Nereo Rocco ("bravo ma non ha il fisico") ebbero giudizi estremamente lusinghieri sotto il profilo tecnico, non altrettanto nel merito di quelli relativi e concernenti il profilo fisico.

Un clima eccezionale, quello a San Benedetto, in cui il gioiellino Causio ebbe a confrontarsi con uno spogliatoio di calciatori di esperienza, regolato da ferree gerarchie e rigide norme non scritte, legate al rispetto del ruolo e dell'anzianità.

"Qualcuno scrisse che ad un certo punto io sia scappato da San Benedetto; risulta così anche a voi?" ha chiesto Causio chiamando in causa i suoi ex compagni della Samb, che hanno chiaramente e categoricamente smentito.

Una densa testimonianza quella di Causio, davvero coinvolgente ed avvolgente che ha ricordato con umanità e riconoscenza, momenti salienti, personaggi importanti ed incontri rilevanti nella sua storia di uomo e calciatore.

Due, su tutti: Armando Picchi (lo storico libero dell'Inter di Herrera, pluricampione del mondo) che in Causio riconobbe il talento cristallino e l'erede di Mariolino Corso e con il quale il "Barone" iniziò ad essere titolare inamovibile nella "Signora" ed Enzo Bearzot, il Vecio, cui Causio è stato legato da profonda amicizia e stima.

"Un allenatore sottovalutato" ha detto Causio del C.T. friulano, ricordandone le qualità di tecnico meticoloso e preparato e la sua straordinaria e sapiente capacità di saper parlare al gruppo e proteggerlo dagli attacchi esterni.

E ancora, di Bearzot (che di Nereo Rocco al Toro fu l'assistente ed allievo) Franco Causio ha ricordato come il suo valore, sia fuori discussione e certificato già soltanto dal fatto che in due Mondiali consecutivi seppe conseguire un quarto (Argentina '78) ed un primo posto (Spagna '82).

"Il punto di forza di quella squadra, fu che eravamo un gruppo straordinario che nella difficoltà e nelle critiche scopri il suo valore" ha ricordato il Barone.
Che non ha mancato di sottolineare come la forza di una squadra si veda spesso e soprattutto dalla panchina.

"Bearzot difensivista?", una balla assoluta stando alla riflessione del Causio; il quale, ha sottolineato come l'Italia di Bearzot fosse - piuttosto - caratterizzata da "un gioco coperto ma al tempo stesso fatto di intensità e velocità"; e come sia paradossale ed assolutamente ingeneroso ritenere approccio difensivista quello che si avvaleva del contributo e dell'apporto in campo di giocatori quali Paolo Rossi, Giancarlo Antognoni e dello stesso campione salentino.

Di grande lucidità e limpidezza - inoltre - il ricordo del campionato del mondo in Spagna: "uno spirito coriaceo, quello del 1982, molto simile a quello visto nell'Italia di Antonio Conte, un salentino come me, d'altronde" ha detto Causio.

Il quale, nel soffermarsi sulla straordinaria impresa che l'Italia calcistica compì nel 1982 ai Mondiali di Calcio tenutisi in terra iberica, una volta di più ha ricordato l'emozione di sentirsi dire dal Bearzot di entrare in campo a due minuti dalla fine ("Barone tocca a te") e quella di rivedere - a posteriori - la finale con l'emozionante commento di Nando Martellini che a voce spiegata gridava "Campioni del Mondo!"

In merito alla recente Italia di Antonio Conte vista agli Europei (del quale Causio ha riconosciuto i meriti di grande motivatore e condottiero) il Barone ha concluso sul filo dell'ironia dicendo: "Vincere è l'unica cosa che Conte, e lui, purtroppo, non ci è riuscito".

Causio ha anche parlato della grande soddisfazione di essere tra le prime 50 stelle che la Juventus ha iscritto (ed inciso) di diritto nella casa della propria passione, lo Juventus Stadium; "il più forte sulla fascia destra" - ha affermato con sorriso bonario il Causio "gli altri, sono tutti dietro me".

Ed ancora, i suoi ex compagni: che ne hanno affrescato un ricordo pieno di simpatia e di stima: "aveva tutte le qualità per diventare un campione" hanno detto tutti più o meno all'unisono.

"Il barone, impeccabile sia in campo che fuori. Si vedeva sin da allora la grande prospettiva di un grande talento" ha sottolineato Dante Bendin, per il quale Causio era già da ragazzo, un predestinato.

Un clima di grande cordialità ed amicizia.

E poi ancora, i tunnel che Causio faceva - quelli che a Reggio Calabria facevano arrabbiare Nedo Sonetti - ed il carattere "birbo" come hanno sottolineato alcuni compagni dell'esperienza sambenedettese.

"Se non avessi avuto quel carattere, forse non sarei arrivato" ha risposto simpaticamente Causio.

E ancora; via dalla Juve ("dove non sarei mai andato via se non l'avesse voluto qualcuno ...") e 3 anni intensi ad Udine, la dimostrazione che non era un giocatore finito; il mancato ritorno alla Juventus; un anno all'Inter sulle orme del mito e dell'amore per Jair, rifiutando un contratto faraonico con il Napoli di Maradona.

Avviandosi alla conclusione - dal pubblico - l'intervento di Michele Rossi ha ricordato e porto i saluti di Mimmo Mecozzi, il Roscio tutto polmoni (stando al titolo di un libro curato, nel 2010, proprio dallo stesso Rossi, nel quale è presente tra l'altro, una foto dello stesso giovanissimo Causio insieme al più attempato compagno di squadra Mecozzi), altro campione della Samb (ed ex Lazio e Catanzaro).

Ricambiando i saluti, Causio, con affetto ha detto al Rossi: "con Mecozzi ho giocato non moltissimo insieme; ma lo ricordo come grande professionista; non soltanto salutamelo, ma mandagli il mio abbraccio".

In conclusione, Mimmo Minuto, ha ricordato come, il libro di Franco Causio, si distingua non solo per l'appassionante storia di un calciatore che ha attraversato momenti di grande significato e poesia calcistica, ma anche per l'intrinseca qualità di scrittura, confermata dal fatto che sarà prossimamente ospite - a metà settembre - dell'importante e rilevante Festival letterario Pordenonelegge.

Ed infine, un sentito e commosso ricordo di Eliani e Spinozzi.

Il ritorno di Causio a San Benedetto: suggellato da un'autobiografia che ne racconta le gesta e da un affetto ed un amore che affonda le radici in una storia - quella della Samb - che il tempo, non ha assolutamente scalfito.

 

18/07/2016





        
  



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