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Le iniziative Coldiretti per la salvaguardia delle pesche

Ascoli Piceno | Vendita diretta nelle piazze e accordi con bar e ristoranti. Poposte alle imprese soluzioni per salvare e rilanciare il prodotto sul mercato.

Periodiche iniziative di vendita diretta al consumatore a prezzi “giusti”, nelle principali piazze della provincia o invitandolo magari in campagna a cogliere di persona la pesca sull’albero; accordi con bar e ristoranti per la fornitura di frutta già sbucciata e tagliata; contratti con mense scolastiche e aziendali;

incontri e patti di filiera con le catene locali della grande distribuzione; periodici controlli sul rispetto dell’etichettatura, anche per evitare che i cittadini portino in tavola prodotti di scarsa qualità pensando che siano nostrani, mentre in realtà vengono da paesi extraeuropei.

Deve partire da qui la “riscossa” delle pesche della Valdaso, secondo quanto emerso dal confronto organizzato ieri sera dalla Coldiretti provinciale al ristorante Del Monte di Petritoli, assieme ai produttori ortofrutticoli e alcuni amministratori della zona.

“All’origine della crisi della pesca, come di altri tipi di frutta, ci sono diversi fattori – ha spiegato Lorenzo Bazzana, caposervizio del settore tecnico economico di Coldiretti nazionale -. Il consumatore, innanzitutto, ha perso il suo potere d’acquisto, ma ha anche preso l’abitudine di voler mangiare tutti i tipi di frutta per tutti i mesi dell’anno.

Fatto sta che le esportazioni sono calate del 16% negli ultimi cinque anni, mentre le importazioni sono aumentate del 23%. E poi in questo momento c’è un’offerta di prodotto eccessiva rispetto alla domanda, anche se poi i prezzi alla distribuzione vengono tenuti comunque alti”.

“Un problema per il quale non esiste una soluzione unica – hanno sottolineato il presidente e il direttore di Coldiretti Ascoli, Marco Maroni e Alberto Bertinelli -, bensì più strade, tutte percorribili dalle imprese che vogliono affrontare il mercato. Pensiamo, tanto per fare un esempio, alla cosiddetta quarta gamma, ovvero a quei prodotti trasformati come l’insalata nelle buste o la frutta a tocchetti.

Perché non rifornire bar e ristoranti con pesche della Valdaso già pronte? D’accordo con le imprese daremo inoltre vita a iniziative di vendita diretta nelle principali piazze della provincia. Oltre a ciò, stiamo studiando una ulteriore attività di promozione della frutta da realizzare nella prima settimana di agosto”. “Il problema è che, su quel che si paga per un chilo di pesche, alle imprese finisce un quinto, ovvero tra 0,15 e 0,30 centesimi, mentre oltre la metà la intasca la grande distribuzione – ha sottolineato Stefano Galli, delegato regionale di Giovani Impresa Coldiretti -.

Oltre a ciò, chi gestisce la nostra frutta non lo fa sempre in maniera professionale, finendo per far giungere sui banchi di vendita un prodotto che non ha la stessa qualità e lo stesso gusto che aveva quando è stato prelevato dall’azienda agricola. Da qui l’esigenza di accorciare il più possibile la filiera”.

Da parte loro, gli amministratori presenti hanno garantito il proprio appoggio alle imprese nel percorso di rilancio delle produzioni locali.

22/07/2005





        
  



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