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Gabriele La Porta ci coinvolge in una serata all’insegna del nostro “lato oscuro".

San Benedetto del Tronto | Nella serata di venerdì, presso lo chalet “Da Luigi”, durante la presentazione del suo libro, introdotto da Filippo Massacci, l’autore è stato in grado di trasmetterci tutta la passione della sua ricerca e delle sue convinzioni.

di Maria Teresa Rosini

Gabriele La Porta

Da quando l'uomo ha potuto, attraverso il linguaggio, "pensare" sé stesso e interrogarsi sulla sua origine e il suo destino, ha intuito l'esistenza di qualcosa di sé che non poteva essere compreso, organizzato e schematizzato come ogni altra esperienza o fenomeno che ricadeva nell'ambito dei suoi sensi. Che, insomma, la realtà del suo esistere era tale da non poter essere compiutamente rappresentata e formalizzata. Non che nel corso della storia non vi abbia tentato, utilizzando gli strumenti che le diverse culture gli offrivano, ma dall'elaborazione dei miti primordiali sull'origine del mondo, alle differenti religiosità e divinità, dalla filosofia al misticismo e alla magia, dall'alchimia alla psicoanalisi e alla poesia, il "lato oscuro" di sé e del mondo è stato sempre oggetto a un tempo percepito e sfuggente ai suoi tentativi di analisi.

Il libro di Gabriele La Porta, "Dizionario dell'inconscio e della magia" edito da Sperling & Kupfer, ci fa ripercorrere la ricerca culturale sull' "oscuro", lasciandoci liberi, nello stesso tempo, di poterne scegliere noi il tragitto, i paesaggi da attraversare, le scorciatoie o le panoramiche , i sentieri più oscuri o le strade più comode e meno inquietanti. Il suo rigore metodologico è tale da scongiurare il rischio di "perderci".

Nella serata di venerdì, presso lo chalet "Da Luigi", durante la presentazione del libro, introdotto da Filippo Massacci, l'autore è stato in grado di trasmetterci tutta la passione della sua ricerca e delle sue convinzioni, utilizzando un linguaggio emotivamente coinvolgente in grado di far balenare, pur nelle nostre menti non tutte allenate da assidue frequentazioni filosofiche, il germe della curiosità e l'intento di una ricerca personale.

E' convinzione del professor La Porta, che il nostro disagio, il male di vivere, l'infelicità, siano dovuti al fatto di essere noi, per la gran parte, sconosciuti a noi stessi.
Ciò che con una terminologia certo variegata e non sempre univoca , chiamiamo "anima", "inconscio", o "spirito" e che rappresenta la parte di noi più istintuale e vera, viene spesso tacitata e umiliata da una razionalità che ha lo scopo di contenerne le voragini e le vette, finendo spesso col soffocarne completamente la voce. Voce che, per la potenza dell'energia vitale che è in grado di sprigionare, rischia di distruggerci o di tormentarci privandoci del nostro equilibrio psichico. L'esempio letterario del "Dottor Jekyll e mister Hide" di R. L. Stevenson, sembra perfetto per dimostrare a quale senso di estraneità a noi stessi può condurci il mancato dialogo tra impulsi e ragione.

L'Inconscio è, quindi, una parte di noi che dobbiamo imparare ad ascoltare, verso cui dobbiamo essere più indulgenti e attenti, quasi una "porta" in grado di farci comunicare con la trascendenza e con gli altri permettendoci di "esistere" non su un palcoscenico di cartapesta che occulti la nostra più vera ed autentica natura, ma in un confronto accogliente con gli altri.

Amore è infatti un'altra delle parole chiave che La Porta ci ripete spesso nel corso della serata e a cui dedica numerose voci nel suo dizionario. Anche l'amore appartiene, nella forma della passione amorosa o in altre, al nostro io più interiore, imprescindibile strumento di conoscenza e comunicazione con gli altri. "E' l'amore l'opposto della paura, non il coraggio, come conformisticamente siamo abituati a pensare".

Con le ultime righe dell'introduzione all'opera lette da Filippo Massacci, ci lasciamo con un suggestivo invito a metterci in cammino:
"....Lasciare la strada, trovare la strada, avvertire la presenza millenaria dei compagni di viaggio. Sperare."

27/07/2009





        
  



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