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Infrastrutture ed esondazione fiume Tronto del 1992

Ascoli Piceno | Il sen Ciccanti ha presentato un'interrogazione a risposta scritta

di Amedeo Ciccanti*


AL MINISTRO PER LE INFRASTRUTTURE
S E D E


AL MINISTRO PER I BENI E ATTIVITA’ CULTURALI
S E D E


AL MINISTRO PER L’AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO
S E D E



INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

Il sottoscritto Amedeo Ciccanti, Senatore della Repubblica

PREMESSO

• che nel 1992 i comuni marittimi di Monte Prandone e San Benedetto del Tronto, per la provincia di Ascoli Piceno e Martinsicuro per la Provincia di Teramo, furono letteralmente inondati dallo straripamento del fiume Tronto (fiume interregionale tra Marche ed Abruzzo), provocando immani danni economici e sociali alle popolazioni residenti ed un forte impatto ambientale;
• che una parte di responsabilità di tale evento calamitoso è da imputare ad un difetto di manutenzione degli argini dei fiumi, ma la causa principale, è assodato, è stata determinata dall’effetto diga svolto da due ponti che attraversano la foce: uno ferroviario, della linea Milano-Lecce ed uno stradale, della SS. 16 – Adriatica;
• che detti ponti hanno struttura prebellica e sono stati ritenuti inidonei sia allo svolgimento delle funzioni strutturali per cui esistono e sia perché rappresentano un potenziale pericolo in caso di piena del fiume Tronto;
• che per tali motivazioni i Ministeri dell’Ambiente e per le Infrastrutture hanno assentito, ben 10 anni orsono, un congruo finanziamento (il cui valore, ad oggi, si è dimezzato) per la realizzazione di un nuovo ponte in sostituzione dei due esistenti;
• che, a seguito di conferenza dei servizi, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio delle Marche - ha bloccato, con un parere contrario, la progettazione in atto per mere esigenze estetiche, in quanto “eliminare il pilone d’imposta posizionato al centro dell’alveo del fiume in modo da mantenere quanto più possibile aperta la visuale prospettica delle strutture del manufatto originale anche dal versante a monte e mantenere sul ponte originale la viabilità pedonale, garantendo, attraverso una costante manutenzione, l’efficienza della struttura esistente” costituiscono prescrizioni inattuabili, che rendono vane le finalità dell’opera;
• che la predetta Soprintendenza, non solo ritarda ulteriormente l’avvio dei lavori, assumendosi la responsabilità del danno finanziario, ma pone in serio pericolo persone e cose, in caso di qualunque temibile evento alluvionale;
• che la stessa Soprintendenza, oltre a stabilire come progettare (tra l’altro con rilievi aberranti sul piano tecnico), stabilisce anche nel merito cosa fare, ossia se abbattere o meno i ponti preesistenti, come se alla foce del Tronto si dovessero esibire un “museo di tre ponti”, datati storicamente in modo diverso;
• che la realizzazione del nuovo ponte ed il relativo finanziamento non sono stati previsti per ragioni estetiche ma per migliorare la sezione del deflusso delle acque negli ultimi 5 km di asta, fino alla foce;
• che l’Autorità di Bacino, lo Studio Lotti e associati di Roma, l’Università degli Studi di Ancona, hanno riscontrato la insufficienza della sezione di deflusso delle acque (proprio in corrispondenza dei manufatti che la Soprintendenza vorrebbe salvaguardare) con queste espressioni: “… Le condizioni d’efflusso a mare sono fortemente condizionate dalla presenza di due ponti sulla parte terminale: il ponte SS. Adriatica ed il ponte delle Ferrovie”; “… I profili idraulici vengono così condizionati dalla scarsa altezza libera per il deflusso, che per i valori di piena maggiori, realizzano il sormonto dell’impalcato”; “…Nel tratto in corrispondenza dell’abitato di Martinsicuro è necessario un più radicale intervento che prevede (…) l’adeguamento dei due ponti della SS. Adriatica e della linea ferroviaria Ancona- Pescara”;
• che è di tutta evidenza cone:
a) non si possa prescindere dalla demolizione del manufatto attualmente esistente, che costituisce di fatto barriera al libero deflusso delle acque;
b) è inattuabile la eliminazione della pila centrale in alveo, perché il ponte che si andrebbe a realizzare è in curva;
c) le scelte progettuali adottate servono esplicitamente alla messa in sicurezza idraulica dell’intero tratto costiero riguardante gli abitati di San Benedetto del Tronto, Martinsicuro e Monte Prandone;

INTERROGA
Le SS. LL., per le rispettive competenze, per conoscere:

1. quali iniziative s’intendono prendere per rimuovere il “veto” della Soprintendenza citata, che non consente né di utilizzare gli attuali finanziamenti (fortemente inflazionati), né di realizzare un ponte che è di massima importanza per la sicurezza idraulica del fiume Tronto;
2. quali poteri sostitutivi o di ulteriore verifica intende adottare il Ministero dei Beni ed attività Culturali, per superare l’assurdo ed incomprensibile parere espresso attraverso la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio delle Marche (tra l’altro non nuova a queste “finezze ambientali”);
3. se non s’intende valutare la sproporzione tra soluzioni proposte e conseguenze connesse, al fine di promuovere un giudizio di responsabilità contabile di funzionari dello Stato che non si rendono conto del grave danno erariale che producono con le loro “cervellotiche” decisioni, approfittando di posizioni organizzative ed ordinamentali decisive ed inibenti.
Si chiede risposta scritta.

* senatore della repubblica

01/08/2006





        
  



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