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20 anni di Bizzarri a San Benedetto del Tronto

San Benedetto del Tronto | Quali prospettive per la Fondazione Bizzarri? Investire nella cultura può rilanciare l’economia della città ma occorre una svolta nella partecipazione dei cittadini che assicuri programmi condivisi. La Fondazione Bizzarri oggi.

di Felice Di Maro

Maria Pia Silla

Estate 1994. Pochi credevano che il documentario potesse interessare e oltre gli addetti ai lavori s'intende. Personalmente già da allora ho sempre avuto interesse anche se non nascondo che è stato più per conoscere che per analizzare anche perché prima di allora non consideravo il documentario uno strumento di approfondimento ma solo di informazione ed ero convinto che fosse solo una sequela di immagine certo ben selezionate ma che poi non sarebbero servite a determinare processi di memoria storica delle vicende e quant'altro.

Forse non è un caso che Gualtiero De Santi della Direzione Artistica della Fondazione Bizzarri così ha presentato la ventesima edizione: "vent'anni fa un gruppo di intellettuali e operatori culturali sanbenedettesi si mobilitarono intorno al nome di Libero Bizzarri per riaprire in Italia la questione del documentario, riannodando un discorso rimasto in sospeso dopo la stagione del ne-realismo ma insieme interrogandosi su quale fosse stata la sua evoluzione (pag.3, programma del 20° Premio Libero Bizzarri 2013)". Oggi l'evoluzione del documentario che c'è stata in questi due decenni la cogliamo molto bene ma l'approfondimento è ancora per pochi e in città: il solito "gruppo di intellettuali e operatori culturali".

Fu una mission quindi? Certo e non vi è dubbio ma ha avuto un vizio di origine. Quello di essere nata come una vetrina e di non aver quasi mai promosso nessun contradditorio. Alla platea non è mai stato concesso niente se non quello di ascoltare e guardare s'intende. Gualtiero De Santi , come citato, afferma che furono "intellettuali e operatori culturali sanbenedettesi" ad attivarsi.

Ok. Oggi però siamo nel 2013 e se si si dice che investire nella cultura produce ritorni notevoli anche in relazione alla crisi economica che stiamo attraversando bisogna anche che altri soggetti vengano coinvolti. Naturalmente il tema della partecipazione non è in cima agli interessi di chi fa operazioni culturali in città. Prevale che si preferisce avere spettatori muti e possibilmente non pensanti. Quest'ultima però posso affermare che è stata sempre rifiutata dal Bizzarri ma purtroppo essendo nell'aria della cultura della città che respiriamo ha contribuito anche nel corso di questi anni a non far cogliere le potenzialità delle rassegne annuali che sono sempre state di rilievo e qualche volta di rottura nel panorama nazionale.

La società va avanti e si evolve e anche nella nostra città. Oggi non si accetta più di essere sempre spettatori passivi. Oggi il Bizzarri presenta coordinate obiettivamente non inedite ma programmatiche che vanno certo articolate ma comunque capitalizzate da parte di tutti, almeno si spera. Maria Pia Silla, Presidente della Fondazione Bizzarri, nel programma citato a pag.8 afferma che "Siamo riusciti a creare e a consolidare uno spazio significativo di ricerca e di riferimento nazionale sul documentario come straordinaria forma di comunicazione, che racconta il paese ed è una lente di ingrandimento sulle contraddizioni, sulle positività o sulle storture con le quali ci ritroviamo quotidianamente a che fare".

13/08/2013





        
  



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