Gentilissimo Dottor Massimo Rossi,

Le indirizzo questa lettera che può definirsi monotematica poiché sento l’impellente necessità di richiamare la Sua attenzione, come da anni sto perseguendo, affinché si soffermi per un istante solo a valutare la necessità inderogabile sulla produttività totale della provincia di Ascoli Piceno.

 

Ho l’impressione che in questi ultimi tempi molte persone designate politicamente si stiano crogiolando su una irreale sorta di movimento economico che erroneamente viene definito incremento e che impropriamente, per avvicinarci di più all’argomento, viene definito turistico. Sono pochi e scarni i concetti che utilizzerò per esprimerLe in merito il  mio pensiero, anche perché non possiamo approfittare degli spazi dei giornali che non potrebbero contenere in toto certi argomenti che facilmente diventano elefantiaci ed infiniti.

 

Ho utilizzato il periodo feriale per toccare con mano, a seguito di interviste mirate, campioni di imprenditori con aziende dal mare ai monti. Ne è derivato che i risultati parlano di micro-incrementi di presenze al mare, non certo perché mancherebbero i frequentatori o la volontà di costoro per passeggiare sul bagnasciuga. I motivi vanno ricercati nei prezzi da grand hotel che si registrano a causa, non della voracità degli imprenditori, ma di quella dello Stato che non fa altro che studiare “legnate e stangate” che si ritrovano puntualmente sull’aumento dei prezzi al consumo.

 

Lasciamo per il momento il mordi e fuggi delle città d’arte e le corse fantozziane alle spiagge libere; mi lasci, caro Presidente, un po’ d’attenzione perché voglio parlarLe degli inputs economici che possono dare fattori produttivi che l’impresa economica riuscirebbe a trasformare in outputs economici.

 

Sentiremo sempre di più lamenti da deserto dopo la divisione di Ascoli e Fermo, queste due province ovviamente si sono divise gli abitanti, fa piacere che dagli ultimi censimenti, e non è un dato trascurabile, solo Ascoli sta incrementandosi demograficamente. Una analisi economica mirata bisogna farla velocemente approfondirla ed attuarla perché la produttività totale, media e marginale non ne riceva movimenti tellurici. Allora, caro Presidente, mi sento di ricordarLe senza rivangare colpe precedenti o aprire armadi pieni di scheletri, che è arrivato il momento di non rinviare oltre,la realizzazione delle infrastrutture di collegamento con i Sibillini e con la provincia di Teramo, lasciamo stare gli aeroporti le metropolitane, facciamo quello che è nei nostri mezzi e che potrebbe sicuramente portarci scambi economici attivi. Le infrastrutture potrebbero viaggiare di pari passo con l’incremento di impianti sanitari moderni e poli universitari all’avanguardia.

 

Avevo promesso di esprimermi in breve e penso di aver rispettato le consegne ma di cose da fare, caro Presidente, ce ne sono tante, oltre quelle primarie che già  Le ho enunciato, la Sua esperienza potrebbe essere la nostra ancora di salvezza.

 

Con l’occasione mi permetto di ricordarLe che già, circa cinque anni fa, un suo predecessore aveva per l’inaugurazione delle infrastrutture suddette comprato già le “forbici e il nastro”, a Lei auguro vivamente, con tutta la categoria che rappresento, di utilizzare gli attrezzi che ho nominato!

A presto risentirci, cordiali saluti, buon lavoro e ottimi risultati.