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L'importanza di Mondo Natura

| CUNEO - Nota di settembre

di Beppe Tassone*

Mai come quest’anno il salone di Rimini riveste un’importanza assoluta e dal suo successo dipenderà buona parte del futuro immediato del turismo all’aria aperta.
Non tanto per i mezzi che saranno esposti, per gli accessori che saranno proposti, per le novità che rimbalzeranno da uno stand all’altro, quanto per lo spirito di gruppo che Mondo Natura sarà chiamato a ricomporre dopo un anno difficile, ricco di polemiche, d’incomprensioni, di difficoltà che sono sembrate, in più di un’occasione, essere sul punto di prevalere e di mettere alle corde il nostro modo di fare turismo.
 
Chiariamo subito una questione, il turismo all’aria aperta è nelle nostre radici, fa parte della nostra cultura, non verrà, comunque ed in ogni caso, sconfitto, certo potrebbe uscirne con le ossa malconce.
 
Soprattutto, anzi essenzialmente in Italia, perché all’estero sta conoscendo un momento felice e tutti i dati statistici, che provengono dai singoli governi e dalle associazioni di categoria, indicano una forte crescita in termini economici e di partecipazione.
 
In Italia, invece, si assiste ad una sorta di regressione: non è valorizzato quanto meriterebbe, le Regioni e lo Stato faticano a predisporre leggi e progetti in grado di essere da supporto, le categorie economiche dimostrano una forte litigiosità, le stesse associazioni sembrano barcamenarsi, scegliendo ora l’una ora l’altra sponda, senza peraltro riuscire a trovare una linea comune che sarebbe indispensabile per indicare la rotta.
 
Così c’è chi minaccia il boicottaggio, chi viaggia tra i distinguo, chi prende le distanze: in una situazione come questa è logico che la concorrenza, essenzialmente straniera, abbia la meglio e che riesca a mettere a segno dei punti a proprio favore, destinati negli anni a tramutarsi in ricchezza aggiuntiva ed in presenze in crescita.
 
Eppure il nostro Paese avrebbe tutti i numeri per imporre la propria leadership nel settore: migliaia di chilometri di coste, montagne mozzafiato, un patrimonio artistico e culturale che, da solo, rappresenta quasi il 75% di quello del mondo intero, una ricchezza enogastronomica impareggiabile, una rete di pro loco, di comitati manifestazioni e di associazioni sconosciuta da qualunque parte oltre le nostre frontiere.
 
Con questi “fondamentali” imporre la propria prevalenza sarebbe un gioco da ragazzi, sennonché da noi prevale la voglia di “farci del male” di cercare, attraverso il gioco propriamente italico del rinvio, prima di impedire agli altri di crescere, poi di pensare al proprio immediato futuro.
Aggiungiamo a questo i “poteri forti” che essenzialmente sono costituiti dagli altri segmenti del turismo tradizionale, ben radicati nel mondo politico nazionale e nei consigli delle realtà territoriali e si ha un quadro esatto della situazione.
 
Non siamo riusciti a fare lobbie, innanzi tutto perchè non lo abbiamo voluto: ognuno ha ragionato “al meno” pensando prima all’orticello proprio, marcandone chiaramente i confini e, poi, ma sempre con qualche retro pensiero, alla categoria in generale, alle sue necessità, alle sue prospettive.
 
Ecco perché Mondo Natura, quest’anno, rappresenta una tappa miliare, un’occasione da non perdere, un’opportunità che potrebbe rivelarsi vincente, solo che non la si lasci cadere consegnando il salone a tante parole inutili, a tanti buoni proponimenti cavillosi, a troppi pour parler tanto per “tirar tardi” senza invece andare al nocciolo della questione, senza giungere, mirati e diretti, a quello che è il vero fulcro intorno al quale ruota il nostro sistema turismo.
Debbono essere le associazioni, in questa situazione di forte difficoltà, assieme con le più importanti testate giornalistiche, che mai sono venute meno al proprio dovere di informare ed anche di sollecitare, ad indicare la rotta.
 
Occorre che le nostre radici costituiscano una base chiara per iniziare un proficuo ragionamento e soprattutto per delineare programmi certi per il futuro.
Basta con le divisioni senza motivazione, con le battaglie di retroguardia in difesa di potentati che vanno scomparendo, con l’esaltazione del piccolo campanile: è l’Italia, sono le sue regioni, così diverse, ma anche così simili, i suoi ottomila e passa comuni che debbono riconquistare il ruolo centrale che meritano.
 
Gli altri modi di fare turismo hanno ormai raggiunto il punto di massima espansione, le modifiche sociologiche dopo l’11 settembre hanno fatto il resto, la recessione economica certo non ha aiutato: solo il turismo all’aria aperta (quello itinerante come quello stanziale) segnano dati positivi.
 
Aiutiamolo, allora, attraverso un programma serio, compassato, realizzabile e privo di ogni velleità polemica.
 
Imponiamo l’ammodernamento delle strutture ricettive, la loro crescita nel numero e nella qualità, il prolungamento delle aperture stagionali dei campeggi, una promozione non parcellizzata, ma, come avviene all’estero e come la logica impone, complessiva.
Non settorializziamo il nostro Paese dividendolo, al momento della promozione, che è essenziale, in mille realtà diverse, troviamo innanzi tutto un linguaggio comune.
All’estero questo è avvenuto e ha dato risultati positivi. Insomma imponiamo ai poteri centrale e locale di dare delle risposte certe ed immediate sotto il profilo delle norme e delle opportunità, ma dirigiamo l’attenzione al nostro interno.
 
Siamo deboli perché divisi, siamo alla mercé di altri settori perché non abbiamo saputo fare gruppo, siamo stati oggetto di attacchi perché non abbiamo saputo imporci.
Rimini è l’occasione giusta per una rivoluzione copernicana nel settore, per riconquistare credibilità, per imporre la nostra forza, che poi è la forza dei numeri di quanti in Italia praticano il turismo all’aria aperta e dall’estero si muovono verso le nostre frontiere.
Insomma, per dirla col Manzoni, è il caso di varcare il Ticino perché “Non fia loco ove sgorgan barriere/Tra l’Italia e l’Italia mai più!”.
*Camper club La Granda

30/08/2004





        
  



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