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Travaglio al consueto appuntamento estivo alla Palazzina: perché quelli di Papi sono "fatti nostri"

San Benedetto del Tronto | Non un nuovo libro di gossip estivo sulle vicende private e goderecce del premier, ma, ancora una volta, l'enucleazione di fatti di rilevanza pubblica documentati e collegati secondo un'interpretazione logica e consequenziale.

di Maria Teresa Rosini

Travaglio (Foto Cellini)

Il pubblico che attendeva Travaglio mercoledì pomeriggio (qualcuno anche dalle 16.30) mostrava lo stesso atteggiamento e le stesse aspettative di chi attende il concerto rock di una grande star della musica: unica differenza la trasversalità generazionale e tipologica che si manifestava in una gamma decisamente completa di soggetti, tutti in cerca di un posto "non al sole", dato il caldo devastante.


E l'attesa si è protratta circa una mezz'ora in più a causa, ahimè, di un ritardo ferroviario che ha involontariamente caricato di ulteriore pathos l'arrivo della "star".
All'avvocato Roberta Alessandrini, dopo l'augurio di "Buon divertimento!" dell'assessore Margherita Sorge che riesce a cogliere in pieno il tono e l'atmosfera della presentazione, il compito, perfettamente condotto, di introdurre il nuovo "tomo" dell'autore.


Scritto in fretta solo all'inizio dell'estate "per rispondere a un'emergenza" (la latitanza degli organi di informazione sull'argomento, salvo rare eccezioni), insieme a Peter Gomez e Marco Lillo e con la collaborazione di Claudio Pappaianni, "Papi uno scandalo politico" non è un libro di gossip estivo sulle vicende private e goderecce del premier, ma, ancora una volta, l'enucleazione di fatti documentati, collegati secondo un'interpretazione logica e consequenziale e inseriti in un contesto di circostanze in grado di svelarne, ad un'opinione pubblica spesso distratta o distolta, la reale portata politica e, quindi, la dimensione "pubblica".

Un fatto iniziale costituisce la premessa del discorso di Travaglio: secondo una rilevazione Istat il 70% degli italiani accede all'informazione esclusivamente attraverso le televisioni (Rai e Mediaset principalmente) le stesse che hanno fatto scendere un silenzio imbarazzato e imbarazzante (a fronte delle iniziative della stampa estera) e più o meno assoluto, sui fatti di villa Certosa e le varie Noemi ed escort (e non è all'automobile della Ford che il termine si riferisce!).

E il "povero" Minzolini, direttore dello stesso Tg1 che va specializzandosi nelle estrazioni del lotto, conquista ancora una volta, attraverso le parole di Travaglio, una ribalta certo piuttosto scomoda per la sua uscita, ormai cavallo di battaglia di una comicità "politica" esilarante, "Io non faccio gossip" (in aperto contrasto con altre sue dichiarazioni di altri tempi ed altri "mondi", di cui evidentemente non ha più memoria).

In un paese in cui non mancano e non sono mai mancate "questioni morali" sbandierate da punti di vista spesso opposti, il primo argomento efficace che si può opporre alla filosofia Minzolini, secondo Travaglio, è che la condotta di vita privata di un uomo politico non può così spudoratamente contraddire le iniziative pubbliche di cui lo stesso si fa promotore come ad esempio il "Family Day" o la feroce opposizione ai Dico, senza suscitare l'inquietante pensiero che egli voglia impedire a tutti i cittadini, con leggi dello Stato, di fare molto meno, moralmente parlando, di ciò che invece sembra costituire la norma nel suo libertino stile di vita.


E anche la guerra alle intercettazioni, condotta dal premier portando allarmisticamente a credere che riguardino la maggioranza degli italiani quando le stesse, in realtà, sono utilizzate nei confronti di una davvero esigua parte di cittadini costituendo invece, secondo gli addetti ai lavori, strumento indispensabile nella lotta alla criminalità organizzata, diventa, allora, una guerra "privata" che ha l'obiettivo di sottrarre ad orecchie indiscrete il proprio sistema di gestione del potere.

L'elenco sterminato delle donne, riportato nel libro, che entrate grazie alla loro avvenenza nell'orbita degli interessi "galanti" del premier sono poi diventate "qualcuno" in termini "istituzionali" o "televisivi", testimonia di un fenomeno ormai assurto a sistema e in cui il turn over di ragazze assume l'andamento vorticoso e forse patologico che ha condotto l'ex first lady italiana a sollevare pubblicamente sulla stampa, fatto a dir poco inaudito, gli interrogativi circa la stabilità psicologica del marito.

In questo contesto la D'Addario, inizialmente candidata nelle liste elettorali in Puglia per il Pdl, viene definita da Travaglio una "fregata" da Berlusconi, una che non ha saputo giocare le sue carte in modo conveniente (avrebbe potuto puntare sulla strada del ricatto che le informazioni e le registrazioni in suo possesso gli consentivano di intraprendere), una che, come tante sembra, non ha avuto "la busta" né il "ruolo" in televisione né altro.

La destinazione d'uso delle varie ragazze privilegiava comunque la Rai come approdo finale: dato che le loro competenze non sempre potevano definirsi di natura artistica, era più conveniente che a pagarne le prestazioni professionali fosse la televisione di stato, cioè i cittadini italiani, complici dirigenti allineati e disponibili.

Questo intricato sistema imperniato sui favori, per niente spontanei, di giovani donne in cerca di carriere ( "farò la subrette, o l'attrice o la parlamentare, deciderà papi" disse tale Noemi prima che la zittissero) apre le considerazioni di Travaglio ad un altro aspetto del problema che acquista una rilevanza più istituzionale andando ben al di là di una semplice "questione morale" .

L'abbandonarsi senza remore ad esso viene fatto risalire da Travaglio all'anno in cui Berlusconi sembrava politicamente perdente, quello della vittoria del Pd, in cui libero da problemi di rappresentanza istituzionale, avrebbe più liberamente dato sfogo alle sue inclinazioni più sfrenate in un mix di potere e favori che lo hanno avvicinato a personaggi come Tarantini.

E' evidente, secondo Travaglio, che certe frequentazioni non possono essere di nessun rilievo quando invece ne è protagonista un Presidente del Consiglio, avvicinabile e intimamente coinvolto con persone che potrebbero essere interessate a ben altro che un ruolo in fiction Rai.

Sarebbe sollevato insomma anche un problema di sicurezza nazionale dato che, come capo dell'esecutivo, Berlusconi è il depositario di una serie di informazioni e di poteri che, come si può facilmente intuire, devono essere protetti da "curiosità" di qualsiasi natura e scopo.

La chiusura del cerchio e anche quella di Travaglio ritornano al punto di partenza: qual è il ruolo dell'informazione in tutto questo?
In una rapida carrellata di testate Travaglio ne denuncia una volontaria sottomissione dettata probabilmente da timori di carriera e da un'ansia di quieto e comodo vivere da cui lascia fuori solo "La Repubblica" e, in qualche misura, anche "L'Unità".

Perfino Rai 3, baluardo residuo del Pd, sarebbe condizionata da cautele dettate dal costante timore di essere smantellata.


Esiste quindi un problema informazione in Italia se nessuno o quasi ha informato i cittadini della corrispondenza privata tra il boss mafioso Provenzano e Berlusconi (intrattenuta attraverso un complesso e sorprendente sistema di "posta prioritaria" per cui la missiva dal figlio di Ciancimino transitava al padre in carcere e da questo approdava a Dell'Utri fino alla destinazione finale).

Sulle domande del pubblico si chiude la serata: si vuole sapere del nuovo quotidiano ("Il Fatto") in uscita per iniziativa di Travaglio, del destino di "Anno zero" e di Santoro, dell'eliminazione dei commenti dal blog dell'autore (per anarchia e irresponsabilità dei commentatori risponde Travaglio), degli intellettuali italiani non organici al potere.

Qualcuno azzarda chiedendo a Travaglio se pensa anche lui ad un'eventuale "scesa in campo" nella politica: più che le parole risponde il suo sguardo sbarrato "Non reggo ai compromessi quindi non sono certo adatto".

Risponde più ampiamente alle curiosità del pubblico riguardo la nuova testata indipendente, e priva quindi di pubblici finanziamenti, di cui è fondatore denominata "Il fatto" che uscirà a partire dalla metà di settembre. Già oggetto di numerose aspettative nell'opinione pubblica, sarà distribuita purtroppo, per problemi di autofinanziamento, solo nei capoluoghi di provincia o di regione per cui, se interessati, ci viene suggerito l' abbonamento attraverso il sito attivato. Ad essa collaboreranno giornalisti come Luca Telese,  Furio Colombo e Massimo Fini oltre allo stesso Travaglio.

Non sembra per ora esserci alcun problema relativamente alla messa in onda di "Anno zero", anche se Travaglio non sente di potersi esprimere con sicurezza circa la sua sopravvivenza: Berlusconi, afferma, cercherà di eliminarlo anche se le condizioni per raggiungere questo scopo per fortuna non sono a lui favorevoli (sentenza e risarcimento a Santoro, format italiano con introiti pubblicitari e ascolto record).

Riguardo alla domanda circa il ruolo degli intellettuali oggi in Italia, Travaglio esprime il suo apprezzamento per la Rivista "Micromega" e Flores d'Arcais ed anche per il regista Nanni Moretti e per Beppe Grillo.

Numerosi personaggi e partiti della nostra "commedia politica all'italiana", oltre al Capo del governo, sono stati citati da Travaglio, compresi i , a sua detta, "morti viventi" del Pd.
Ci sarebbe piaciuto chiedere la sua opinione anche riguardo Antonio Di Pietro e "L'Italia dei valori", ma è mancato il tempo.
Sarà per la prossima volta.

Al termine dell'incontro alle  copie vendute e autografate dall'autore, letteralmente sommerso da una variegata tipologia di lettori, si aggiunge la visibile soddisfazione dell'organizzatore della XXVIII edizione di "Incontri con l'autore", che collabora da molti anni con l'amministrazione comunale in questa manifestazione e raccoglie con questa straordinaria, per pubblico e qualità, stagione letteraria estiva, un meritato successo.

 


 

29/08/2009





        
  



5+4=
Travaglio e Alessandrini (Foto Cellini)
Travaglio(Foto Cellini)
Travaglio(Foto Cellini)

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