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“Stradefacendo”: itinerario tra le testimonianze ebraiche maceratesi

| MACERATA - “StradeFacendo” è un viaggio nel passato e nel presente della presenza ebraica che ha lasciato segni molto importanti nelle Marche.

Macerata, Tolentino, Camerino, Matelica, San Severino, Cingoli e Recanati sono le ‘tappe’ maceratesi di “StradeFacendo”, l’iniziativa promossa dalla comunità ebraica di Ancona per celebrare domenica 3 settembre la “Giornata europea della cultura ebraica”. I sette Comuni e la Provincia di Macerata danno la loro collaborazione, insieme agli altri capoluoghi di provincia e ad altre città marchigiane per consentire una “declinazione su scala territoriale” di questo progetto culturale che vede contemporaneamente coinvolti ben 30 paesi europei.

“StradeFacendo” è un viaggio nel passato e nel presente della presenza ebraica che ha lasciato segni molto importanti nelle Marche. Il programma si pone l’obiettivo di offrire un’occasione di conoscenza del ricco patrimonio culturale ebraico fatto di luoghi, testimonianze, presenze, ma anche di dialogo multiculturale. Nella giornata di domenica, dalle 9 alle 19, nei centri interessati dall’itinerario, tali presenze saranno indicate con apposite segnalazioni. In particolare saranno indicate le strade che nella memoria collettiva contengono riferimenti importanti ad una identità ebraica diffusa.
Ecco una breve descrizione dell’itinerario in provincia di Macerata

CAMERINO
Tra Piazza Garibaldi e la Chiesa di San Francesco si trovava il quartiere ebraico, vicolo della Giudecca.
La presenza ebraica in città risale ai primi del Quattrocento. Dopo il 1555 le abitazioni degli ebrei vengono circoscritte nella zona che si trova tra l’odierna piazza Garibaldi e la Chiesa di San Francesco. Un vicolo ancora oggi porta il nome di vicolo della Giudecca.

CINGOLI
Contrada San Giuliano, vi era il Ghetto
La prima presenza ebraica documentata a Cingoli risulta da un atto dell’archivio del monastero di Santa Caterina e risale al 1296. Nel 1566 a seguito della bolla di Paolo IV Cum nimis absurdum, anche a Cingoli viene istituito il ghetto: è in contrada San Giuliano, che oggi può corrispondere al tratto compreso tra il vicolo del Torrione e via Orazio Avicenna. Non rimane invece traccia della sinagoga, che una radicata tradizione popolare indica in località Spineto.

MACERATA
Vicolo Ferrari , anticamente Vicolo degli Ebrei
Da documenti conservati nella biblioteca comunale ci sono notizie della presenza ebraica già dalla fine del 1200. Gli ebrei sono liberi di svolgere qualsiasi attività , ma circa un secolo dopo, nel 1399, un certo Dattilo chiede e ottiene di poter lavorare come orafo, ma sembra che debba abitare in un luogo appartato detto Trivium Judeorum. Oggi vicolo Ferrari è quello che anticamente era chiamato vicolo degli Ebrei.

MATELICA
Vicolo Cuoio III, anticamente vi era la Sinagoga
Nulla rimane nella toponomastica locale dell’intensa, se pur breve, presenza ebraica che risale al 1200. Qui la comunità ebraica intrattenne rapporti ufficiali con il comune, come si può vedere dalle numerose pergamene conservate negli archivi della città, che attestano la fitta rete di commerci, scambi e prestiti, molto spesso coperti da grosse partite di grano.

RECANATI
Via Montevolpino (già Ghetto), Vicolo Sebastiani presso Porta Marina
I primi ebrei di cui si parla nei documenti conservati negli archivi cittadini, tra il 1336 e il 1343, sono Sabatuccio, Guglielminuccio di Consiglio e Emanuele di Beniamino, impegnati nel prestito. Gli ebrei prestatori provenienti da Roma vengono a sovrapporsi a un preesistente nucleo di ebrei recanatesi dediti al commercio di olio, vino e prodotti agricoli. La sinagoga antica si trovava presso l’episcopato, ma dopo l’obbligo di risiedere nel rione di Montevolpino, venne chiusa. Nel 1539 un insediamento ebraico consistente occupa i tre vicoli – vicolo Sebastiani e i due paralleli – compresi tra l’abside di San Vito e il tratto terminale dell’odierna via XX Settembre, che esce proprio su Porta Marina. Anche a Recanati è imposto il segno e istituito il ghetto, oggi rione Montevolpino, comprende l’attuale Piazzale Bianchi, l’imbocco di via Vitali e, subito a sinistra, il vicolo Degli Impiccolati.

SAN SEVERINO MARCHE
Fonte del Casale in borgo Fonte Nuova, anticamente detta Fonte dei Giudei
La prima traccia della presenza ebraica è un atto notarile del 9 agosto 1297, fatto da Angelo di Beniamino di Angelo, “giudeo di Roma”. Un decreto consiliare del 5 agosto 1365 stabiliva gli ordinamenti sull’attività del prestito a usura degli ebrei di San Severino, ma le loro attività consistevano anche nel commercio di prodotti agricoli ed bestiame, attività artigianali, professioni come la medicina. L’elezione di Papa Paolo IV cambierà la vita anche agli ebrei di San Severino: il 21 dicembre 1555 il consiglio decreta l’istituzione del ghetto nel quartiere San Lorenzo, situato nella contrada Sant’Agostino – oggi tra la chiesa di San Rocco e il largo del Duomo, forse in via delle Conce. La fonte dei Giudei, costruita nel 1295 nel borgo di Fonte Nuova fuori le mura, con atto consiliare del 1576, cambia denominazione in Fonte Nuova o Fonte del Casale.

TOLENTINO
Via San Nicola, Porta del Ponte
La presenza ebraica è indubbia già nel Trecento, infatti nella città si tenevano all’epoca le fiere per la festività di San Catervo, cui è dedicata la cattedrale. Le fiere non avevano solo il senso di un rituale religioso e devozionale, ma anche una spiccata vocazione mercantile: le merci arrivavano via mare fino a Civitanova, merci di ogni genere, ma soprattutto le sete importate dal Levante, monopolio dei mercanti ebrei. Intorno alla metà del secolo si pone il problema dell’ospitalità e degli alloggi, anche se molti ebrei abitano stabilmente in città già da tempo. Gli ebrei svolgono anche attività artigianali, in particolare la lavorazione dell’oro. A questa tradizione è legato il fatto che ancora oggi a Tolentino i negozi di oreficeria sono all’imbocco della stessa via in cui un tempo era il quartiere ebraico. Esso occupava via San Nicola, partendo dalla piazza omonima, sino alla porta del Ponte, e i vicoletti ciechi che si aprono a destra e sinistra scendendo la via. Ancora oggi lo spazio presso la porta è chiamato larghetto o largo del ghetto.

30/08/2006





        
  



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