"L'Italia divisa in due"
San Benedetto del Tronto | Leggendo i giornali o ascoltando le dichiarazioni dei politici in televisione, la sensazione che di frequente il cittadino comune ricava è che non si è d'accordo praticamente su quasi nulla.
di Maria Teresa Rosini
"Un'Italia divisa in due":questo il commento ricorrente un anno fa di fronte all'esito delle elezioni politiche che per una rovinosa legge elettorale consegnavano il paese ad un governo definito privo dei "numeri" per guidarlo in maniera autorevole.
E una vocazione alla divisione dobbiamo pure averla se, leggendo i giornali o ascoltando le dichiarazioni dei politici in televisione, la sensazione che di frequente il cittadino comune ricava è che non si è d'accordo praticamente su quasi nulla.
La dialettica tra governo ed opposizione dovrebbe svolgersi nella considerazione prioritaria del bene generale e nella consapevolezza che entrambi si opera secondo principi e norme fondanti necessariamente comuni e condivisi.
E' estremamente raro registrare, invece, atteggiamenti di rispetto e collaborazione tra governo e opposizione, con una speciale vocazione di quest'ultima ad uno scontro mediatico continuo ed estenuante, con rosari di dichiarazioni al limite dell'insulto nei confronti di qualunque iniziativa del governo ed una sostanziale incapacità di rispettare i ruoli che l'ordinamento assegna nella dialettica politica.
Divisioni e polemiche si registrano di continuo anche all'interno di uno stesso schieramento politico, che dovrebbe invece essere solidale o almeno astenersi dal portare il dibattito su ogni sottile disquisizione o argomento che è sacrosanto affrontare, alla conoscenza della pubblica opinione senza aver trovato un comune punto di vista da tradurre in azione politica.
Tasse, lavavetri extracomunitari, legge elettorale, ordine pubblico, gli argomenti per non andare d'accordo non mancano mai: segno di vitale democrazia o paralisi nel delicato meccanismo di elaborazione delle scelte?
Il governo di un paese è chiamato ad elaborare la sua azione di indirizzo politico dopo aver valutato sì tutte le istanze politiche e sociali che emergono nel paese, ma anche attraverso la scelta di priorità che non possono essere mai unanimemente condivise e appoggiate: occorre scegliere e calibrare le decisioni, soprattutto sui temi più sensibili, ma occorre anche che non ci sia un eccessivo inquinamento delle scelte effettuate con istanze opposte con l'illusorio intento di "salvare capra e cavoli" riducendo il dibattito politico ad operazioni di marketing di consensi a favore dei singoli partiti.
Sul fronte della società civile, d'altra parte, gli elementi di divisione non sono meno evidenti: siamo un paese in cui il rispetto dello Stato e delle sue leggi non è ancora patrimonio condiviso e "interiorizzato" da tutte le componenti della società, tanto che una percentuale non trascurabile di cittadini ritiene che sia giusto non pagare le tasse e che aggirare furbamente regole e norme "fregando" l'autorità sia segno di furbizia e bravura attuata in barba ai "fessi" di turno.
E' indispensabile allora un maggiore impegno di partecipazione attiva e vigilante della parte più sana del paese, che esiste ed è vitale anche se non è spesso protagonista delle prime pagine dei giornali. E' questa parte che oggi può fare da traino alla crescita culturale e istituzionale del paese e al superamento della storica tendenza alla divisione e all'opportunismo che lo attraversa trasversalmente dalla classe politica al comune cittadino.
L'occasione delle primarie del partito democratico è quella sicuramente più attuale perché la parte della società civile che si riconosce nelle istanze e nei principi che sono alla base di questa iniziativa, possa farsi ascoltare e divenire elemento di coesione, ma anche di cambiamento per il paese: è necessario però che nell'affrontarla ci si liberi definitivamente dalle vecchie logiche partitiche che, anche in quest'occasione, potrebbero riemergere vanificando il "nuovo" che deve nascere con operazioni poco limpide e gattopardesche.
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11/09/2007
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