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...dalla Parrocchia con onore!

Ascoli Piceno | Considerazioni semiserie sulle gesta dolciamare dell'Ascoli Calcio (in serie A!)

di Federica Poli


È la squadra più titolata d’Italia (28 scudetti e 9 coppe) e una delle più titolate del mondo unica insieme all’Inter ad aver militato sempre in serie A. La brillante intuizione che portò alla nascita di questa incredibile macchina da vittorie si deve ad alcuni studenti del blasonato liceo D’Azeglio  (cavoli io ho fatto le scuole medie inferiori alla Massimo d’Azeglio) che nel 1897 diedero vita allo Sport Club Juventus, trasformato due anni dopo in Footbal Club. Un primo saggio della sua potenza la Juve lo diede già nel 1903 quando, adottando per la prima volta la divisa a strisce verticali bianconere (prima i giocatori scendevano in campo con una maglia rosa con tanto di cravatta nera poi per copiare l’Ascoli calcio cambiarono in biancoenero), sfidò il Genoa nella sua prima finale scudetto perdendola con un secco 3 a 0. Tiè che smacco! Ma furono sufficienti due anni per la rivincita, risale infatti al 1905 il primo scudetto della gloriosa storia della società.
 
Risale ufficialmente (ufficiosamente dal quel dì che giochiamo a calcio) al 1898 la data di nascita dell’Ascoli, una delle più longeve società del calcio italiano, dunque. Anche se in realtà all’epoca si trattava della Candido Augusto Vecchi (sempre noi eravamo eh) così chiamata in onore di un vecchio colonnello garibaldino (manie di grandezza, scomodare pure Garibaldi). Per vedere il nome della città marchigiana nel logo della società bianconera bisognerà attendere fino al 1905 quando l’omaggio garibaldino si trasformò in Ascoli Vigor (in quegli anni la squadra si mosse solo a livello locale, qualche amichevole e nulla più). Insomma, la Juve già aveva vinto il primo scudetto mentre noi stavamo giocando in parrocchia tra scapoli e ammogliati.
Per incontrare la Juve nel calcio che conta dobbiamo aspettare solo il 1974/75 quando arrivammo davvero in serie A. Questo perché la Vecchia Signora, che allora magari era una bella e avvenente giovincella, non si è mai mossa da lì, e  come al solito, se Maometto non va alla montagna, la montagna deve spostarsi ed andare da Maometto.
Dopo questa breve delucidazione avrete capito che lo stile Juve deriva sicuramente dall’Ascoli  perché noi fummo i primi ad avere le divise bianconere e ora capiamo perché  a quei tempi (1903) i nostri nonni raccontano che si vedeva un uomo strano in giro per Ascoli con tanto di metro , forbici, ago e filo che si avvicinava sospetto ai nostri giocatori, prendendo loro le misure…oggi l’arcano è stato svelato pare sia un antenato di Moggi di professione sarto che spiava le nostre mises per copiarle e riprodurle. Avrete, finalmente, compreso allora da dove arriva la classe e lo charme che si attribuiscono ai zebrati? Dal  Piceno!
 
Torniamo a i giorni nostri! Partiamo armi e bagagli per approdare ad un Delle Alpi che abbiamo lasciato poco tempo fa, diciamo a giugno, delusi e annoiati perché perdemmo li i play off contro il Torino. Un rombolesco due a uno che ci lasciò l’amaro in bocca. Poi il volere divino (o quasi) ci ha portato ancora qui, e stavolta di fronte alla Juve di Del Piero, Ibrahimovic, Trezeguet, Camoranesi, per non parlare del “pallone d’oro” Nedved o, che diciamo di Cannavaro in difesa?
Noi non siamo molto inferiori se pensiamo che Cariello l’anno scorso giocava col Frosinone e Del Grosso col Giulianova. Che parecchi dei nostri lo scorso campionato avevano dietro le maglie numeri senza nome. Mi sento tutta un friccichìo. Ora siamo di fronte a cotanta grandezza per una squadra che ha almeno ventotto scudetti più di noi.
Ma i  miei eroi entrano più belli e forti che mai perché le sfide si raccolgono e si giocano perché il pallone è rotondo e fino al novantesimo può accadere di tutto.
Ormai l’acquazzone l’abbiamo già utilizzato per il Milan, quindi, dobbiamo appellarci ad altro.
 È, comunque, stupendo affrontare i Campioni d’Italia, così, giocando anche noi al calcio e, soprattutto, nello stesso campionato. La partita comincia e l’Ascoli pare la Juve e la Juve pare l’Ascoli. Pensate che a volte mi ritrovo a tifare i bianconeri e non i gialloblù (eh sì, non si poteva giocare tutti in bianconero, troppa confusione soprattutto per l’arbitro).

Tanto i nostri li avremmo riconosciuti,  quelli piccoli, brutti e malecavati (per me bellissimi), quelli che non vediamo negli spot televisivi ma sicuramente, quelli di cui il cuore e l’anima  avresti visto nitidamente in corsa.
La partita prende una brutta piega  (e stiriamola!) al 13’ quando il povero Highlander non può far altro che fermare con la mano un cross basso di Neved che, sicuramente, avrebbe trovato una testolina pronta ad insaccare. Come dargli torto? Il 55 nostrano ha pensato bene che, magari, Tagliavento potesse essere in altre faccende affaccendato.

E invece, la giacchetta nera è lì proprio dietro al Mimmetto nostro e certe cose non sfuggono. Rigore trasformato da Del Piero che non ha nemmeno chiesto l’aiuto dell’uccellino. Uno a zero. E ora si spera che non impazzi la goleada dei padroni di casa galvanizzati dal gol. E. invece. quello che meno ti aspetti. da chi meno te l’aspetti. Tal Cariello Alfredo? Antonio,? Alberto? Il cognome si intuisce solo dalla scritta dietro la maglia. Cariello?, e Nedved si domanda, ma chi è questo? E Camoranesi gli risponde “ma che ne so io” e Zambrotta li guarda entrambi “boh, ma come corre eh!” e Capello cui Parola non invidia nulla, guarda interdetto Giampaolo chiedendosi, ma come ha fatto a far giocare uno sconosciuto, un esordiente proprio contro i Campioni.

Eppure Cariello, il nostro Cariello ex Frosinone, prende e di rincorsa lancia una bomba a botta sicura verso Abbiati, Cannavaro devia e, il gol è la giusta punizione per chi non crede a questa squadra. Ci siamo anche noi! Ci siamo davvero. La gioia negli occhi di un ragazzo, la gioia negli occhi di undici giovani che nulla hanno da chiedere oltre
La punizione trasformata da Alex nazionale per un due a uno onorevole è ormai storia.
E con esso ricorderemo la beltà di michelino sulla fascia sinistra, l’indistruttibilità di Highlander a centrocampo, la inossidabilità di Mirko “rain man” Cudini, o l'agilità di Quaglia…rella. Sono tutti degli eroi. I miei eroi.
Un due a uno al Delle Alpi?  Ci può stare, soprattutto, perché ricordiamocelo, abbiamo giocato contro la Juventus e quando noi pativamo nei campetti di parrocchia vinceva il primo scudetto.
Ha ancora uno scudetto sul petto la Signora , ma noi ora lo vediamo e questa volta molto da  vicino!

19/09/2005





        
  



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