I Savoia ieri e oggi
| MACERATA - Giovedì 28 settembre 2006, presso il palazzo della Provincia di Macerata, in corso della Repubblica
Giovedì 28 settembre 2006, presso il palazzo della Provincia di Macerata, in corso della Repubblica, su iniziativa della Presidenza del Consiglio si svolgerà un importante performance multimediale che comprende un breve convegno e un videospettacolo dal titolo: “Il volto inedito della storia d’Italia” I Savoia ieri e oggi- Dai grandi eventi ai recenti fatti di cronaca” .
Il programma prevede alle 16.30 il saluto delle autorità; alle 16.45, la presentazione a cura di Silvano Ramadori, Presidente del Consiglio Provinciale; lo storico Antonio Ciano parlerà su “I Savoia ieri e oggi”; il giornalista e scrittore Giancarlo Padula, (già Premio Astro Nascente) presenterà il suo ultimo libro: “I Savoia e la storia taciuta d’Italia”, candidato al Premio Giornalistico Internazionale promosso dall’Inars; lo storico don Giuliano Lilli parlerà sul tema: “Il Risorgimento e la chiesa cattolica”.
Interverranno poi, Cristina Amoroso, Presidente regionale dell’Istituto Nazionale Regioni Storiche sul tema della tutela dell’identità culturale attraverso la memoria storica e il Conte prof Sergio Sergiacomi de Aicardi Y Borja in qualità di fondatore dell’Inars.
Al termine di un breve dibattito sarà proiettato il videospettacolo multimediale“La Storia mai raccontata”, diretto da Giancarlo Padula a cura del Laboratorio Artistico delle Marche, da lui fondato, del quale fanno parte tra gli altri la cantante emergente Silvia Morresi, Luciano Di Emilio, Roberto Burattini, Antonella Conti.
L’iniziativa è patrocinata oltre che dall’Istituto Nazionale Regioni Storiche dalle Presidenze dei Consigli provinciali di Foggia, Frosinone, Ancona, Pesaro, Ascoli Piceno e dalla Presidenza del Consiglio Regionale delle Marche.
Le recenti vicende che hanno visto come protagonisti, sulle prime pagine dei giornali e dei rotocalchi, e dei mezzi di comunicazione, i Savoia, hanno portato alla luce vicende della storia italiana ai più sconosciute, o comunque note sotto forme e vesti molto diverse da come non pochi osservatori sotto il profilo storico e dei mass-media, vengono lette e interpretate. Sta emergendo da ricerche, documenti inconfutabili un volto inedito della storia dell’Unità d’Italia, una versione dei fatti che si discosta parecchio dalla versioni ufficiale che la maggior parte dei libri di storia racconta.
L’informazione, all’epoca, non era diversificata e libera come lo è oggi. Lo stesso Giuseppe Garibaldi scrisse in una lettera privata inviata ad Adelaide Cairoli nel 1868: “..Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei la via dell’Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionarono solo squallore e odio”. Nelle Marche, in occasione della famosa battaglia di Castelfidardo, e con l’assedio di Ancona, (16-17-18 settembre 1860), si registrarono le prime resistenze a quella che può anche essere definita una vera e propria invasione da parte delle truppe dello Stato Sabaudo.
Prime resistenze di un fenomeno che di lì a poco avrebbe coinvolto altre regioni del Centro Sud: l’Abruzzo, la Campania, La Basilicata, Il Molise, la Puglia, La Sicilia, dove si verificò quella insorgenza popolare che fu ingiustamente definita e liquidata con il termine infamante di “brigantaggio”, da non confondersi con il fenomeno del brigantaggi sociale che ebbe tutt’altra origine e natura. L’insorgenza popolare fu molto simile per contenuti e principi a quello della Resistenza contro l’oppressione nazi-fascista in Italia. Ma vi di qualcosa di più: una legge speciale dello Stato, la legge Mancini, abolìti tutti gli ordini religiosi, qualcosa che oggi non sarebbe mai possibile mettere in atto, poiché la libertà di culto è sancita dall’articolo 21 della Costituzione, nata proprio su valori della Resistenza.
Ecco alcuni dati di cronaca delle vicende citate: 685.000 persone uccise, 500 mila arrestate, 200 deportati a Finestrelle località a 200 metri d’altezza in Piemonte (dove molti prigionieri venivano sciolti nella calce viva); 62 paesi distrutti e incendiati, fucilazioni di massa, esecuzioni senza processo, bandi contro la popolazione. L’inizio del fenomeno inedito, per l’Italia dell’emigrazione.
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22/09/2006
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