Tra Ascoli e San Benedetto non un derby calcistico
Ascoli Piceno | Firmani: Gaspari non non ci sfida sul piano del campanile, ma sulla capacità di essere soggetti attivi e promotori dello sviluppo economico e dellintegrazione territoriale.
di Nazzareno Firmani*
Così come appare sulla stampa la riflessione del Sindaco Gaspari sulla realtà territoriale ed il rapporto tra le principali città della nuova Provincia di Ascoli Piceno sembra assumere i toni di un derby calcistico, invece di essere oggetto di riflessione per l’intera classe politica ed in particolare per quella Ascolana.
Sono stupefacenti le dichiarazioni del Consigliere Brugni che non meritano replica per la povertà delle argomentazioni e che non sono tanto offensive per chi le riceve, ma per chi le esprime. Occorre, al contrario, sviluppare una riflessione in profondità e partire dal dibattito sul ruolo di Ascoli Piceno come capoluogo di provincia e sul livello di interlocuzione con le realtà istituzionali. Il Sindaco di San Benedetto non ci sfida sul piano del campanile, ma sulla capacità di essere soggetti attivi e promotori dello sviluppo economico e dell’integrazione territoriale. Ci invita ad evitare di morire della malattia che soffre da sempre una certa classe politica ascolana che è l’autorefernzialità o ritenere di avere il primato per diritto di nascita.
La nuova realtà sociale ed economica fortemente competitiva ci impone di mettere in gioco le nostre capacità, per essere co-protagonisti e sinergici nella costruzione delle linee strategiche di sviluppo, nella distribuzione delle risorse e nella definizione dell’assetto infrastrutturale e dei servizi.
A questo il Comune di Ascoli dovrebbe essere il soggetto autorevole che catalizza la discussione sul futuro della nuova Provincia. Questioni rilevanti come la formazione, la ricerca ed i servizi del sistema produttivo; il futuro dell’area Carbon, che viene sempre liquidato con poche righe od omesso dai documenti ufficiali del Comune di Ascoli Piceno; l’assetto Urbanistico con un Prg in grado di guardare la città come cerniera tra la Vallata del Tronto, San Benedetto e l’area della montagna; l’assetto infrastrutturale i collegamenti con Roma e l’Umbria; l’autosufficienza della Provincia sul Pino energetico e i servizi alle imprese.
Tutto questo e tanto altro ancora sembra non riguardare la destra Ascolana tanto attaccata alle proprie prerogative e che sta facendo regredire la città che esce progressivamente ridimensionata con una sofferenza del sistema imprenditoriale da anni illuso. Il Sindaco Celani, da sette anni ripiegato su quattro varianti urbanistiche, non si cura di tutto questo e nel frattempo la città di Ascoli scompare dalla scena e impoverisce il suo ruolo.
*Capogruppo DS
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26/09/2006
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