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Gli agricoltori bocciano la proposta di accordo sul girasole della SADAM

| ANCONA - Pronta una nuova ipotesi come alternativa colturale ai bieticoltori.

L'assessore all'agricoltura, Paolo Petrini, ha convocato i rappresentanti degli agricoltori, dei contoterzisti e le associazioni bieticole per analizzare la proposta della Eridania Sadam in relazione all'impianto di energia da oli vegetali per la riconversione dello zuccherificio di Fermo.

Come è ormai noto la questione è di grande attualità. I progetti di ristrutturazione aziendale degli ex zuccherifici che godranno dei contributi comunitari proporzionati alle quote zucchero rinunciate da ciascun Stato Membro dovranno essere approvati da parte di una Commissione Interministeriale che dovrà tener conto delle indicazioni delle Regioni che verranno espresse sulla base della ricaduta economica, sociale ed ambientale delle progettualità sui territori.

L'intento regionale è quello di arrivare ad accordi di programma prendendo in considerazione tutte le componenti coinvolte nel progetto, ma che non possono fare a meno di avere alla base degli accordi quadro con gli agricoltori.

Per questo le società Eridania Sadam e Falk, che intendono realizzare il progetto a Fermo, avevano presentato alla regione una ipotesi di accordo con gli agricoltori per la fornitura del seme di girasole.

In sostanza le ditte prevedevano contratti di 12 anni legati ai risultati di una sperimentazione agronomica di uno o due anni, un prezzo di ritiro del girasole basato sull'accordo assobiodiesel, pari a 180 euro/tonnellata, con una ipotetica rivalutazione proporzionale all'aumento del valore dell'energia elettrica (EE) venduta e dei certificati verdi (CV) ottenuti.

I rappresentanti del mondo agricolo hanno ritenuto non accettabile la proposta, pur se hanno riconosciuto che alcuni elementi quale la fase sperimentale e il legame: prezzo del prodotto agricolo - valore dell'EE e dei CV, potevano essere interessanti.

Il periodo dodecennale non è concepibile, la velocità con cui si muove il mercato e cambiano gli scenari socio-economici è tale da non permettere contrattazioni oltre tre anni.

Il prezzo di riferimento di 180 euro/ton non permette alla coltura, nelle condizioni medie sia a livello di costi che di rese, di arrivare al pareggio, conseguentemente nessun agricoltore coltiverebbe girasole no food, se non in situazioni particolarissime come nel caso delle terre a riposo, che comunque non permetterebbe di arrivare alle superfici necessarie. Non vi è poi nessun riferimento alla
contrattazione e fornitura di olio anziché di seme da parte degli agricoltori.

Inoltre niente e nessuno oggi ci può assicurare che vi sia un aumento del valore dell'energia e dei CV, anzi per questi ultimi, si prevede un loro ridimensionamento con il passaggio da 8 a 12 anni del periodo di concessione agli impianti di energia da fonti rinnovabili da parte dello Stato.

Non è possibile in ultimo legare le condizioni di contratto ai risultati della sperimentazione agronomica che sappiamo troppo condizionata alla stagionalità.

In considerazione di tutto ciò e consapevoli dell'importanza strategica che il settore delle bioenergie può avere per regione, i componenti del mondo agricolo hanno deciso di formalizzare un gruppo di lavoro per redigere una nuova proposta con l'intento che la coltura del girasole e la sua trasformazione in olio possa divenire una vera alternativa per gli agricoltori e si determini così le condizioni per una effettiva riconversione di vaste aree agricole fino all'anno scorso dedicate a bietole.

26/09/2006





        
  



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