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Continua la polemica sulle bollette per fogne e depurazione

Ascoli Piceno | Speranza: “Ma non era il Centro Destra il baluardo contro le tasse inique e il paladino delle grandi opere?”

di Emidio Speranza*

La vicenda delle bollette per fogne e depurazione, che ha visto migliaia di cittadini di Ascoli  sottoposti ad una inusuale e comunque iniqua tariffa, merita un approfondimento.

Nella primavera 2004 l’amministrazione Celani del Comune di Ascoli comunicò alla Ciip spa, da poco amministrata da un Cda a maggioranza di Centro Destra, la decisione di fare cassa mediante una particolare tariffa per fogne e depurazione da applicare ad alcune categorie di utenti approssimativamente definite “assimilabili” agli utenti domestici, quali artigiani, commercianti e liberi professionisti.

In sostanza la Giunta ascolana tentò di incassare da tali categorie, tramite la Ciip, che quale esattrice non poteva esimersene, bollette inique per l’applicazione di un diritto fisso, indipendente dall’effettiva entità della fruizione del servizio e non previsto da alcuna normativa.

IL Comune, allora competente per il servizio fogne e depurazione, avrebbe dovuto quanto meno interpellare preventivamente, come prescritto, l’Ufficio Upica della locale Camera di Commercio, che certamente avrebbe negato il suo necessario parere favorevole.

Qualche malizioso ha affermato che la Giunta ascolana pensava di far cassa contando sulla certa fedeltà nel consenso elettorale delle categorie vessate, che comunque l’avevano e l’avrebbero ancora votata, ma, visti i brillanti recenti risultati del centrosinistra alle elezioni politiche nel capoluogo, tale speranza comunque è stata mal risposta.

Il Comune di Ascoli aveva in effetti tentato di applicare una tariffa simile a quella che il Consind aveva applicato ma a soggetti economici ben diversi, quali gli industriali, per i quali particolari norme prevedono un maggiore controllo per eventuali processi inquinanti.

Fantasia veramente creativa quella della destra ascolana, che qualificò le utenze dei lavoratori autonomi “assimilabili alle utenze domestiche” e le trattò in modo simile a quelle industriali, pur di far fronte ad un bilancio di cui non aveva sufficiente capacità di governo.

Nel corso del 2004, dopo le giuste reazioni dei cittadini così vessati, la Giunta Celani (che nel frattempo aveva tentato di mascherarsi dietro la Ciip, che doveva inviare le bollette) dovette pur a fatica e dopo molte incertezze, decidere una marcia indietro, che, tuttavia, non ebbe il coraggio di fare totalmente, limitandosi a “ridurre” il diritto fisso invece di eliminarlo.

Tale riduzione, per diventare operativa nelle successive bollette Ciip, necessitava istruzioni e note illustrative per gli utenti, che non potevano non essere dettate che dal Comune, ente titolare del servizio e beneficiario delle relative entrate, ma anche in questo non si verificò sufficiente tempestività.

Ciip forse, nell’emettere le recenti bollette in esecuzione delle direttive comunali, avrebbe dovuto maggiormente sollecitare gli uffici comunali per conoscere le note illustrative da stampare sulle bollette solo parzialmente ridotte, ma è certo che tale onere competeva al Comune, trattandosi di bollette che si riferivano ad anni in cui esso gestiva il servizio.

E’ sconcertante sentire il Sindaco di Ascoli denunciare tale omissione formale della Ciip dopo l’indebita vessazione ai cittadini ed il successivo umiliante sconto loro offerto.

E’ sconcertante che il Sindaco di Ascoli, dopo aver procurato alla Ciip notevoli danni, per disservizi e minori entrate in seguito ai mancati pagamenti per protesta anche delle quote dell’acqua potabile ad essa spettanti in virtù di precise norme, applicate con moderazione e trasparenza, si faccia censore di mancate spiegazioni che ai cittadini solo la sua amministrazione deve dare.

Pur comprendendo l’imbarazzo per la vicenda dell’attuale Presidente Ciip, che è dello stesso schieramento politico della Giunta ascolana, una sua parola di chiarimento ai cittadini forse sarebbe stata utile.

La Ciip spa, dopo molti anni in cui nel silenzio laborioso ha costruito una gestione del servizio idrico integrato invidiata da molte altre realtà territoriali non solo delle Marche, ha dovuto nel recente passato superare non pochi problemi creatigli proprio dal suo maggiore socio, tra cui il suo tentativo di far gestire la depurazione nel territorio ascolano da una società ascolana creata a bella posta con spirito autarchico. Se tale tentativo, che avrebbe disintegrato il servizio idrico integrato voluto dalla legge e dalla ragione, è stato superato, lo si è dovuto proprio alla Ciip, che nella soluzione dei problemi dei cittadini ha cercato il proprio futuro e non nelle furberie e nei campanilismi.

Sentir ventilare ora dal Comune di Ascoli un’eventuale “tassa sul tubo” fa temere per il successo delle rilevanti opere sul territorio piceno che Ciip dovrà nei prossimi anni compiere per molti milioni di euro a salvaguardia della salute pubblica per far adeguare nell’intero territorio gli impianti di depurazione. Una simile tassa colpirebbe infatti i cittadini per le spese di allaccio e la Ciip per la manutenzione delle reti. Le proporzioni della vessazione e dell’immobilizzo delle opere potrebbero risultarne enormi. Ma chi era che voleva le grandi opere e non voleva le tasse? Anche in merito è assordante il silenzio delle maggioranze di destra dell’Ato e della Ciip.

Di fronte allo spirito autarchico dell’amministrazione ascolana, non della gente ascolana, non stupisce che il Sindaco di Fermo non trovi di meglio da fare che prendersela con la annunciata riforma regionale degli Ato per la difesa autarchica del fermano, perdendo di vista lo snellimento delle procedure di programmazione ed il contenimento dei costi cui la riforma mira

*consigliere di minoranza Ciip spa 

11/10/2006





        
  



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