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Sul grande schermo il film “In the Shadow of the Moon” (Usa 2007).

Teramo | Per celebrare i 50 anni dell’Uomo nello spazio, ecco la prima grande epopea cinematografica ad alta definizione sulle Missioni Apollo della Nasa. E la Virgin Galactic, la nuova compagnia di volo suborbitale, inaugura i voli.

di Nicola Facciolini

Sono iniziate il 4 ottobre 2007 le celebrazioni dei 50 anni dell’Uomo nello spazio: ogni mese circa, avremo qualcosa e qualcuno da ricordare per rivivere insieme i 50 anni dall’inizio dell’avventura dell’Uomo nello spazio.

Mentre sbarca nelle sale cinematografiche di tutto il mondo (quando in Italia?) il bellissimo film-documentario “In the Shadow of the Moon” (Usa, 2007) di Ron Howard, la prima epopea cinematografica, ad alta definizione, dedicata alle missioni Apollo della Nasa, per la prima volta presentate al grande pubblico con effetti “4D”. Un articolo di Larry Evans, pubblicato nei giorni scorsi su “Ad Astra”, il magazine della National Space Society, svela l’alto livello di qualità artistica e cinematografia raggiunto dalla documentaristica americana in tema di spazio e missioni umane nel cosmo.

Siamo ben oltre la fantascienza degli effetti speciali di “Star Trek” e Star Wars” perché è la realtà dei filmati d’epoca a suscitare l’emozione del volo cosmico. Molti documentari, sceneggiati televisivi e film come “Uomini veri”, “Apollo 13” e l’ottima serie “Dalla Terra alla Luna” di Tom Hanks, in questi anni hanno cercato di trasmettere l’essenza del volo umano nello spazio, intorno alla Terra e dalla Terra alla Luna, cerando di descrivere e far rivivere quelle emozioni a chi ancora non c’era nei giorni gloriosi dei programmi Mercury, Gemini e Apollo.

Tutto ebbe inizio nel 1947 quando il pilota americano Chuck Yeager frantuma il muro del suono. La caduta di quella mitica barriera stimola la preparazione di una ancor più grande conquista dello spazio. La scienza, la volontà competitiva sul piano politico, i grandi sviluppi della tecnologia ed un gigantesco impegno finanziario ed organizzativo, pubblico e privato, concorrono a preparare l’impresa.

Ma, per il pieno successo di essa, occorrono gli “uomini giusti”, occorrono piloti scrupolosamente selezionati, superdotati e severamente addestrati: esseri intelligenti e coraggiosi, uomini veri, gli “scout” nello spazio. Il film “Uomini Veri” (The Right Stuff, Usa 1983) di Philip Kaufman, documenta e racconta la storia dei “magnifici sette” che gli Stati Uniti d’America prescelsero a tale scopo (Shepard, Glenn. Carpenter, Grisson, Shirra, Slayton e Cooper) anche in rapporto ed a testimonianza dei valorosi che li hanno preceduti, superando nel cielo altre difficoltà e barriere. Nel 2000 Tom Hanks, Imagine Entertainment e HBO presentano lo sceneggiato “Dalla Terra alla Luna”, la drammatica storia delle indimenticabili missioni Apollo e dei loro eroici astronauti, dallo storico discorso del presidente John F. Kennedy, passando per le prime spedizioni nello spazio con equipaggio a bordo, fino al momento cruciale del programma spaziale: l’uomo sulla Luna.

“Un piccolo passo per un uomo...un grande passo per l’umanità”. Raccontate con una tensione narrativa senza precedenti attraverso le interpretazioni memorabili di Cary Elwes, Sally Field, Chris Isaak e tanti altri, queste sono le storie di uomini, donne e bambini che vissero, respirarono e costruirono, a partire dalla forza di volontà, uno dei successi più straordinari nella storia del genere umano.

Altri film hanno centrato l’obiettivo con un certo successo, pur essendo ancora legati agli standard televisivi di vecchia data. Una considerevole eccezione fu il lavoro di Al Reinert del 1989 “For All Manking”, il primo tentativo di portare sul grande schermo le missioni Apollo. Quasi a 20 anni di distanza, scopriamo il suo degno successore nel film-documentario per il grande schermo di David Sington,“In the Shadow of the Moon”.

Per la prima volta, Sington reinventa il film documentaristico delle missioni Apollo. Direttamente dagli archivi della Nasa, gli spettacolari filmati originali delle missioni Apollo, fotogramma per fotogramma, prendono di nuovo vita, trasferiti in un film ad alta definizione e in un modo che non ci saremmo mai immaginati di poter vedere. Una buona fetta del mancato successo delle precedenti pellicole, era di aver glissato sulle fasi di lancio e di “separazione” dei vari stadi nell’atmosfera, del più grande missile della storia mai costruito prima d’allora, il potente Saturn V.

“In the Shadow of the Moon” celebra il vettore Saturn V e il genio dei suoi inventori, senza i quali non saremmo mai andati sulla Luna. Numerosi pezzi della sequenza di lancio avviata dall’italo-americano Rocco Petrone dal centro di controllo della Nasa, includono spettacolari filmati ripresi della camera a largo campo dell’Apollo 17.

Il film è uno spettacolo per gli occhi e la mente, dalla partenza degli astronauti, all’abbandono dell’orbita terrestre quando tutto ebbe inizio. E per la prima volta siamo con loro, li possiamo seguire sul Modulo di Comando nei giorni in cui gli astronauti vivono le loro lunghe ore di attesa: prima e dopo la cattura gravitazionale della Luna, l’immissione in orbita lunare, il distacco del Lem, la discesa sulla superficie sconosciuta e proibita della Luna, gli esperimenti scientifici condotti sulla superficie non da robot o sonde automatiche ma da veri esseri umani, o meglio da “uomini veri”, gli astronauti della Nasa.

Esperimenti che hanno contribuito alla fondazione della nostra attuale comprensione del ruolo dell’Uomo sulla piccola sfera blu della Terra e nell’Universo. Fino al decollo dello stadio superiore del Lem per l’aggancio in orbita al modulo di comando e il ritorno sulla Terra. Ogni Modulo di Comando e ogni Lem, ha avuto il proprio nome nelle sette missioni Apollo.

Li sapete? Li ricordiamo nel film “In the Shadow of the Moon” direttamente dalla viva voce dei numerosi astronauti che hanno vissuto in prima persona il viaggio verso la Luna. I loro pensieri, le loro sensazioni, le loro esperienze critiche al limite delle umane possibilità, hanno segnato un’epoca immortale che ci apprestiamo a rivivere nei prossimi anni. Nulla di propagandistico, ma la pura e semplice verità filmata e documentata nelle reali interviste agli astronauti.

Quanto basta per occupare lo spazio di un film d’autore senza precedenti. Si comincia con la testimonianza dell’astronauta Charlie Duke dell’Apollo 16. Suo padre – racconta Duke – apparteneva all’epoca in cui era molto difficile credere che qualcuno potesse davvero volare su altri mondi. Figurarsi per suo figlio, volare sulla Luna. Ma poi Charlie Duke confessa, che per suo figlio, la sua passeggiata sulla Luna non era poi una “così grande impresa”!

Segno che lo spirito delle missioni Apollo e dell’avventura sulla Luna, divenuto ormai monotona routine, non bastava a conservare l’audience originario. Per assistere alle missioni Apollo ed apprenderle dalla viva voce degli astronauti, il film “In the Shadow of the Moon” unisce i suoni del privato con le immagini e i dialoghi (anche privati) tra i tecnici del centro di controllo missione e gli astronauti. Possiamo così scoprire familiari le parole pronunciate da Neil Armstrong al tocco della superficie polverosa della Luna e la voce dal centro di Houston che risponde (Charlie Duke), spezzando il silenzio della sala di controllo Nasa.

I produttori hanno cercato e trovato le bobine audio originali ed assemblato le voci per la prima volta. Una vicenda memorabile, per molti osservatori quasi ovvia, ma dalla prospettiva storica, che saluta e onora il lavoro di quanti hanno realizzato “In the Shadow of the Moon”. Perché questo titolo al film? Sono parole ispirate a quelle pronunciate dal Presidente J.F.Kennedy di spedire un americano sulla Luna e di farlo tornare a casa sano e salvo, in meno di 10 anni. Kennedy ha modificato radicalmente il modo di ragionare della gente.

Anche di quanti nel mondo credevano che fosse impossibile. Un sogno, uno spirito, una realtà scientifica e tecnologica che ha animato tutte le missioni Nasa, fino alle astronavi Apollo, fino ed oltre l’ultima navicella che posò le zampe del Lem sulla Luna, l’Apollo 17 nel 1972. Jim Lovell è famoso per essere stato il comandante dell’Apollo 13, la missione “abortita”, ma pochi ricordano che Jim era stato anche a bordo del primo volo umano ad aver lasciato la gravità della Terra per sconfinare nello spazio della Luna, l’Apollo 8.

Lovell racconta: “Dalle profondità siderali della Luna, puoi nascondere la Terra dietro il tuo pollice, e con essa tutto quello che hai conosciuto: i tuoi affetti, il tuo lavoro, i problemi della Terra, tutti nascosti dietro il tuo dito. Allora, ti rendi conto di come siamo realmente insignificanti”.

La missione Apollo 13 venne definita “un fallimento di grande successo”, perchè l'equipaggio non poté camminare sulla Luna, ma grazie ad un enorme sforzo collettivo (anche del personale a terra) i tre astronauti riuscirono a rimanere vivi ed a tornare sulla Terra. Alcuni dei commenti più interessanti “In the Shadow of the Moon”, vengono da un astronauta che non mai ha messo piede sulla superficie lunare, il pilota del Modulo di Comando dell’Apollo 11, Michael Collins.

Nel film racconta la sua esperienza di navigatore: “Mi stupivo del lavoro di tutti all’unisono con l’efficienza, la precisione e la regolarità di un orologio, e pensavo si trattasse di una magica realtà. In effetti doveva trattarsi anche di questo, perchè tutto procedeva come prestabilito. Nessuno poteva permettersi di sbagliare. Anch’io non ho fatto errori. Ho fatto molte cose che potevo sbagliare, ma le cui conseguenze, se avessi commesso errori, sarebbero state immediatamente ovvie a tre miliardi di testimoni oculari”.

A missione compiuta, quando l’Apollo 11 ammarò sull’oceano Pacifico, la prima reazione di Collins, quando il sommozzatore aprì il portello della capsula del modulo di commando, fu quella di ammirare la bellezza delle profonde acque blu della Terra. Sensazioni tipiche di un alieno in visita alla Terra. E, in un certo senso, fu così. La programmazione mondiale, e non solo americana, del film “In the Shadow of the Moon” (speriamo che in Italia si rispetti la stessa finalità, a servizio del grande pubblico) coincide perfettamente con le celebrazioni del 50mo anniversario della messa in orbita terrestre del primo satellite artificiale, lo Sputnik Uno (4 ottobre 1957).

Un’occasione impedibile anche per il pubblico italiano. Non tutti hanno avuto il privilegio di essere testimoni diretti dell’inizio del programma spaziale umano e della prima passeggiata su un altro mondo benché vicino come la Luna. Poiché non c’è nulla di comparabile al livello altamente divulgativo ed educativo della visione del film-documentario “In the Shadow of the Moon”, abbiamo ragione di credere che il successo dell’opera possa servire a far capire quanto reali ed attuali sono per tutti noi, ancora oggi, quei giorni gloriosi. Le sette missioni Apollo costituiscono poche pagine di Storia sui libri che mai furono in grado di registrare le reali sensazioni di quanto accadeva in tempo reale, 50 anni fa.

Con il film “In the Shadow of the Moon” tutti possono rivivere subito alcune di quelle sensazioni che molti della generazione dell’Apollo hanno vissuto in diretta Tv. E’ uno strumento ma anche il miglior auspicio per ispirare la nuova generazione di astronauti (già nati!) che ritorneranno sulla Luna, per poi conquistare Marte e Venere, ed espandere la presenza dell’Umanità nel resto del Sistema Solare e nella Galassia.

Con quello spirito da pionieri che ci ha portati a calpestare il suolo lunare nel luglio 1969. Il sesto astronauta dell’Apollo 16, il “moonwalker” John Young, ce lo ricorda nella sua visione prospettica dallo spazio. “Ci sono molte cose come l’inquinamento urbano che si notano subito quando sei in orbita. Puoi vedere su ogni grande città della Terra la propria caratteristica cappa di smog, unica e inconfondibile. Allora volgiamo il nostro sguardo là fuori per il futuro dei nostri figli e nipoti. Ma qui sulla Terra che cosa ci preoccupa ? Il prezzo di un gallone di carburante”.

Osservare la nostra Terra dallo spazio, orbitare intorno ad essa, è senza alcun dubbio un’esperienza necessaria per comprendere le necessità vitali della nostra casa-Terra, l’unica che abbiamo, per salvare questo nostro piccolo pianeta blu e consegnarlo alle future generazioni. Dopo tutto, i vari movimenti ambientalisti nacquero all’indomani delle missioni spaziali degli Anni ‘60 e ’70 che aprirono le coscienze alla visione della una nuova Terra. Senza le missioni Apollo della Nasa, e quindi, degli Stati Uniti d’America, non avremmo mai avuto la percezione globale dei problemi ambientali odierni.

Quella tecnologia, tra l’altro, è madre anche dei termometri ottici istantanei oggi in vendita nelle farmacie italiane. Il film “In the Shadow of the Moon” annuncia agli abitanti della Terra che l’esplorazione dello spazio è importante e deve coinvolgere tutti, per il nostro futuro di uomini e di specie senziente. Non è solo una celebrazione delle missioni Apollo ma anche del volo umano spaziale che ci attende. Là fuori…E ci sono davvero 100 persone (tra cui il capitano Kirk della nave stellare Enterprise) ad iniziare l’addestramento per il loro primo volo sub-orbitale dal costo abbordabile di 200mila dollari.

A occuparsi del training è la National Aerospace Training And Research, detta anche Nastar. Della spazio-mobile si sta occupando la suddetta Virgin Galactic, proprio quella di sir Richard Branson che sta creando una compagnia di voli spaziali per viaggi turistici, ricerca scientifica, mineraria e possibili sviluppi commerciali nel Sistema Solare. Il centro di addestramento prevede l'inaugurazione il 4 ottobre 2007, ma la partenza della spazio-mobile non avverrà prima del novembre 2009, dal deserto del Mojave (Usa). Lo scopo dell'allenamento è semplice: considerando che la spinta necessaria a far staccare l’aeronave dal suolo è proibitiva per i comuni passeggeri della domenica, la Virgin preferisce addestrarli, con tanto di sacchetto in dotazione.

Il programma durerà due giorni, periodo in cui, come dicono alla Nastar “vi faremo effettuare un veloce movimento rotatorio su voi stessi verso l'alto, poi vi spingeremo velocemente in basso, poi vi rifaremo roteare di nuovo, spingendoci però un po' più in là di prima”…Come fanno i piloti della Nasa, i migliori del mondo. Questo dovrebbe servire a evitare la nausea durante il decollo e il volo vero e proprio. Anche perché secondo la Nastar “il disagio che si prova durante lanci del genere è solo psicologico”.

Per abituare i novelli astronauti, verrà usata una speciale centrifuga creata originariamente per la Malaysia per allenare il suo primo astronauta, che partirà il 10 ottobre 2007 con lo Shuttle della Nasa diretto alla Stazione Spaziale Internazionale. Passati i due giorni di allenamenti intensivi, il passaggio seguente sarà il volo sulla “Space Ship One”, un gioiellino che tre anni fa vinse una gara da 10 milioni di dollari per realizzare il primo aeromobile spaziale per usi privati. Dopo tutto, solo quando puoi nascondere l’intero mondo con miliardi di persone con il tuo pollice - come disse Jim Lovell - puoi veramente vedere “what we have to deal with”.

(Fonti: Nasa; Space.com)

13/10/2007





        
  



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