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Noi e i Rom: tra diffidenza e integrazione

Ascoli Piceno | Un convegno per tentare di accorciare le distanze

di Anna Laura Biagini

Iscos Marche, la Provincia di Ascoli e l’Unione dei Comuni della Vallata, uniti per tendere un ponte ai Rom.L’occasione è la presentazione del libro Incontro con gli zingari. Introduzione alla conoscenza dei Rom, edito da Iscos Marche e scritto dal prof. Sandro Costarelli insegnante di Psicologia Sociale all’Università di Trento, con contributi di Rose Marie Callà dottoranda in Sociologia all’Università di Bologna, Sandra Talone storica e Angela Gregorini docente ricercatore presso l’Irre Marche.

Il convegno non è solo la presentazione di un libro, ma un momento d’incontro e conoscenza reciproca. In sala è presente un’ampia rappresentanza di comunità Rom, alcuni dei quali membri dell’Opera Nomadi delle Marche. Proprio il segretario dell'associazione, Gianluigi Storti, ha coordinato l'incontro.

Dopo i saluti di rito dell’Assessore provinciale alle Politiche Sociali Licia Canigola, che ha accolto con soddisfazione “uno strumento che dà spunti per fare e ci serve a capire chi è la controparte, quali sono i loro valori, cosa è importante per loro”, sono intervenuti anche il Presidente dell’Iscos Giovanni Serpilli e una funzionaria dell’Ufficio Politiche Sociali della Regione, la dott.ssa Susanna Piscitelli.

Il Presidente Iscos ha ricordato come in Italia ci siano 110 mila Rom, di cui 30 mila a tutti gli effetti italiani, e di come questi ancora non siano inseriti nel tessuto sociale. Le cause, come si evince dalla ricerca del Prof. Costarelli e della sua equipe, sono da ricercare da ambo le parti. “I Rom”, spiega Costarelli, “non hanno nessun interesse ad integrarsi. Hanno la loro cultura cui tengono molto e non vogliono inquinarla. Ma il problema è nostro che abbiamo solo preconcetti e pregiudizi su di loro, gli zingari ci conoscono molto bene, perché ci osservano”.

La dott.ssa Piscitelli specifica che nelle Marche il problema non è molto sentito perché, essendo regione di passaggio, la comunità Rom è relativamente esigua, 200 mila unità circa. “In passato la Regione si è occupata di loro, ma erano più tentativi volti a localizzarli, che ha assimilarli. Ora con questo libro la Regione è totalmente disponibile non solo ad intervenire in caso di emergenze, ma anche per progetti d’integrazione più ampi. L’investimento comunque è sempre stato presente”.

Il testo presentato e distribuito agli interessati, tratta scientificamente una realtà inesplorata e nuova, delineando nelle conclusioni, dati utili quanto sconosciuti. Costarelli ad esempio pone la questione della asimmetria che regola i rapporti tra Rom e società maggioritaria ospitante, “poiché non c’è possibilità di conoscere preventivamente le reazioni dell’altro, spesso ogni problema si trasforma in conflitto”.

La dott.ssa Callà in particolare si è occupata del rapporto tra minori zingari e scuola, ambito in cui si verificano le prime incomprensioni. “Dei 9000 bambini zingari che vanno alle elementari, solo il 4% arriva alle superiori e il 90% di essi si ritira al primo anno, senza contare che frequentano la scuola dai 20 ai 100 giorni l’anno e con molti disagi. L’analfabetismo è ancora molto alto, ma la colpa non è solo della cultura Rom. Del protocollo d’intesa Rom-Scuola”, chiarisce la Callà, “non se ne è fatto quasi nulla. I percorsi interculturali previsti sono praticamente inesistenti. E i pregiudizi sugli zingari la fanno da padrone. Si pensa che i bambini Rom siano meno abili in alcune materie, meno attenti, poco capaci. In realtà i motivi vanno ricercati in profondità. Nella lingua, nelle abitudini. Non è facile per un bambino che vive sempre all’aria aperta, stare ore seduto immobile in una classe. In più le percezioni spazio-temporali sono totalmente diverse”.

Anche le difficoltà economiche pregiudicano l’istruzione degli zingari, nella cui comunità solo la famiglia è preposta all’educazione dei figli. Ecco quindi anche le reticenze delle madri, ad affidare i bimbi ad estranei, che davvero non sanno niente di loro, semmai notizie connotate negativamente.

“Ma Proprio dalla donna”, conclude la dott.ssa Sandra Talone, che nel libro si è occupata di donna e famiglia, cultura e tradizione, “sta partendo un’evoluzione. Nelle comunità zingare, le donne sono meno rispettate, ma molto protette, perché custodi della tradizione, della purezza del popolo. A loro è demandato il compito di tramandare e preservare. Sono sempre uscite poco fuori dai campi o a contatto con la società esterna, perché luogo preposto agli uomini.

Ma ultimamente, osservando, anche loro scoprono nuove necessità per se stesse e per i figli, come tutte le madri vogliono il meglio e si predispongono per averlo”. “Ecco quindi che nei casi più difficili vanno a chiedere l’elemosina”, racconta la Talone, “ma ci sono anche realtà nuove e inaspettate. In Abruzzo, al commercio tradizionale dei cavalli hanno sostituito quello delle auto, e ad occuparsene sono proprio le donne. C’è sì il timore che così siano più suscettibili di inquinamento culturale, ma in realtà hanno una forza unica che le rende comunque regine della casa, guardiane secolari della cultura zingara”.

Lasciando il convegno forse c’è la sensazione di saperne un po’ di più sugli zingari, ma forse è meglio leggere prima il libro. Una cosa ci tiene a sottolineare la dott.ssa Callà, “gli zingari non rubano i bambini, hanno i loro e dei nostri non sanno che farsene. Non hanno interesse a mescolare le razze, né a farci del male. Vogliono solo essere loro stessi e se noi desideriamo che si assimilino, ciò può avvenire solo nel rispetto delle loro tradizioni”.

15/10/2005





        
  



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