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26 anni trascorsi invano.

Ascoli Piceno | Angelo Paparelli ricorda il fratello Vincenzo dopo l'incidente del Del Duca di domenica scorsa

di Federica Poli

A chi nel vedere le immagini del Del Duca dopo la partita Ascoli - Sampdoria non è balzato alla mente Vincenzo Paparelli? Un ragazzo di 33 anni tifoso laziale  che il 28 ottobre 1979 morì durante il derby colpito da un razzo partito dalla curva della Roma. Vincenzo era andato a vedere una partita di calcio come Ambretta Piergiovanni. Dal lato opposto dello Stadio una mano diversa ma armata della stessa idiozia. E ventisei anni dopo (tragica fatalità sempre ad ottobre) la storia si ripete per fortuna con epilogo diverso.
Noi de ilQuotidiano abbiamo intervistato Angelo Paparelli, il fratello di Vincenzo che, con cordialità e gentilezza, ha aperto le porte dei suoi ricordi. Durante la chiacchierata, ha mostrato virtù che contraddistinguono le persone che hanno lottato contro il male dell’animo, che hanno toccato con mano il dolore e che della sofferenza hanno tratto la loro forza di vivere.
 
Signor Angelo, che cosa ha pensato quando ha visto le immagini di domenica?
 Ero convinto che allo Stadio si potesse andare con tranquillità ma, dopo 26 anni, mi sono ricreduto. Domenica ascoltavo la radio, la notizia l’ho appresa alla fine della partita, immediatamente, ho rivissuto il dramma di mio fratello. Mi sono rivisto in quel pomeriggio di fine ottobre quando ero a casa a vedere la tv che dava notizia di incidenti all’Olimpico e ricevetti la telefonata di mia cognata che mi avvertiva che era successo qualcosa a Vincenzo. Ho avuto la percezione che quel qualcosa fosse grave.
 
Come era il suo rapporto con Vincenzo?
Non era un normale rapporto tra fratelli, per me era un amico, una guida, un socio in quanto avevamo un’officina insieme. Per me era un punto di riferimento. Quello che so del mio lavoro all’officina me lo aveva insegnato lui. Andavamo in bicicletta insieme. Andavamo a giocare a tennis - ridendo sottolinea – a raccogliere le palline più che a giocare perché eravamo davvero negati entrambi. Pensi che abitava qui all’appartamento di fronte al mio e quando cucinava alla brace , la bistecca più grande la portava a me.
 
Come le è cambiata la vita dopo la morte di suo fratello?
La mia vita è cambiata tantissimo dopo la morte di Vincenzo e nell’85 mi sono ammalato di una gravissima malattia alle gambe per cui ho dovuto abbandonare il lavoro all’officina. Non ce la facevo più, mi trascinavo. Ho attraversato un periodo davvero buio, poi  c’è stato un vero angelo: il sindaco di Roma Veltroni, mi ha trovato un posto di lavoro al Comune e ha ridato il sorriso a me e alla mia famiglia.
 
È andato più a vedere un derby?
Appena successo il dramma non volevo tornare ma col passare del tempo mi son fatto forza e ho varcato i cancelli dell’Olimpico fino all’85 quando mi sono ammalato. L’ultima partita che ho visto è stata Roma – Lecce quella in cui perdemmo per 2 a 3 e sfumarono i sogni di scudetto. 
 
Cosa ne pensa del Decreto Pisanu?
La legge l’hanno fatta. Già ha bisogno di modifiche però dopo i fatti di Ascoli. Dal mio punto di vista ci vorrebbero pene severe e tolleranza zero
 
 Cosa si sentirebbe di dire al padre del ragazzo che ha lanciato quel razzo al Del Duca?
io non vorrei essere nei suoi panni. Spero solo che questo aiuti il ragazzino a maturare
 
E alla donna colpita?
Starà vivendo un dramma ma quello che mi auguro è di rivedere Il figlio della signora sui gradoni di uno Stadio perché so che significa stare lontani dal calcio e dalla propria squadra del cuore dopo un fatto del genere. Ma poi si ritrova la forza di andare avanti e godersi lo spettacolo di una bella partita.
 
Lei ha perdonato l’uomo che ha ucciso suo fratello… quanto costa il perdono?
Ha chiesto perdono io e la mia famiglia l’abbiamo perdonato. L’unico cruccio è che quel ragazzo abbia continuato a fare il delinquente. Tutti e tre (perché erano tre i colpevoli) sono morti a distanza di poco tempo l’uno dall’altro. Sono riuscito a perdonarli perché ho sempre pensato che fosse un fatto involontario. Una bravata una spacconata insomma.  
 
Purtroppo l’episodio di suo fratello e quello di ieri non sono casi isolati. Diversi sono i ragazzi che hanno perso la vita per un incontro di calcio..
Si io mi sento vicino a queste persone quando accadono tali disgrazie. Ho scritto anche una lettera alla mamma di Nazzareno Filippini quando quel povero ragazzo morì.
 
Le sarà stato chiesto di tutto mi dica una cosa che avrebbe voluto raccontare...
Pochi giorni prima che mio fratello venisse ucciso quando cominciavamo a vedere i frutti del nostro lavoro all’autofficina e le nostre famiglie cominciavano a stare bene, mi mise una mano sulla spalla e guardandomi negli occhi mi disse: “Angelo, ma chi c’ammazza a noi!”.
Ecco, questo è mio fratello, questo è il ricordo che ogni sera porto con me. Perché ripensare ai bei momenti con lui mi aiuta a farlo vivere ancora in tutti  i miei giorni.
 
Signor Angelo, domenica c’è il derby: suo fratello era laziale, lei romanista. Cosa  sarebbe successo se ci fosse stato ancora Vincenzo?
avrebbe scommesso con mia moglie una bottiglia di Martini. Vinceva sempre lui e Teresa (mia moglie) pagava puntualmente la scommessa ma io andavo immediatamente a riprendermi la bottiglia tra le risate di tutti.
 
E lei andrà al derby domenica?
Io no, ma mio figlio si…mio figlio Vincenzo.

17/10/2005





        
  



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