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Ron, dalle canzoni alla passione del vino

| MILANO - Così un celebre brano finisce in bottiglia

Ron

Parlando di vino spesso se ne celebrano l’armonia, le suggestioni, le note di questo o quel gusto, le emozioni che libera. E si dice che fare un buon vino è un’arte. Allora chi meglio di un cantautore sulla cresta dell’onda da più di 35 anni può tentare di chiudere in bottiglia tutte queste sensazioni?

Ron ci prova. E si è messo a fare il suo vino. Una piccola produzione, 3.000 bottiglie di rosso, 3.000 di bianco. Per intenditori, disponibile in enoteche selezionate. Vino di nicchia, lasciato a riposo in botticelle di rovere, le barrique , per quattro anni. Vino che non si improvvisa. 
 
I Vini Fracent'anni sono un rosso e un bianco. Sono fatti con i vitigni autoctoni o classici dell’Oltrepo Pavese e sono accompagnati dalla denominazione Igt, Indicazione Geografica Tipica, a sottolineare proprio la loro tipicità rispetto al territorio d’origine.

Fracent’anni Rosso è il risultato di un assemblaggio, in gergo “uvaggio”, di vini derivanti dalla spremitura di quattro uve diverse: cabernet, bonarda, barbera e uva rara. I vini, una volta lavorati in cantina, restano poi separati in piccole botti da 225 litri per 4 anni. Fatti gli uvaggi, si uniscono tra loro i vini in percentuali diverse, si prova e si riprova, si assaggia e si riassaggia, fino a quando Ron, non individua il vino che piace a lui: quello magari non di moda, ma dal carattere deciso, dai profumi di campo e dal sapore netto e armonico al tempo stesso, come quello della tradizione, della gioventù trascorsa tra le colline lombarde. Trovata la combinazione desiderata, il vino viene imbottigliato. Date le caratteristiche delle uve, la scrupolosa vinificazione e la lunga permanenza nelle botti, questo vino rosso, una volta acquistato, può resistere bene nella nostra cantina anche per 5/6 anni. Anche se non crediamo che si possa resistere all’evidente tentazione di berlo molto, molto prima.

Fracent'anni ROSSO ROSA ROSSA: Vivo rosso da tavola corposo e di carattere, ottenuto da un'attenta selezione di uve delle colline dell'Oltrepo Pavese. Vinificato con cura, affinto in barriques di rovere francese. Profumo pieno vinoso che ricorda le viole o la marasca. 

Fracent’anni Bianco è il risultato della vinificazione in bianco del pinot nero. Quest’ultima è un’uva dagli acini rossi, quindi ci si aspetterebbe vino rosso. Invece subito dopo la spremitura le bucce, che contengono le sostanze naturali che danno colore al vino, vengono subito tolte. Rimane così il mosto derivante solo dalla polpa, che, come in quasi tutte le uve, comprese quelle dalla buccia scura, è bianca. Anche questo vino, dopo il passaggio iniziale nelle vasche di fermentazione, rimane nelle barrique per 2 anni. Un periodo lungo, per un vino bianco. Ma il tempo e la cura contribuiscono a dargli, anche in questo caso,  maggior corpo e carattere. Com’era il vino della tradizione. Sempre secondo il criterio di fare un vino che, prima di tutto, piacesse ai due autori, nella fase è stata aggiunta una percentuale piccolissima di Chardonnay, un’uva che, per sua natura, se ben lavorata, sa regalare profumi di frutta davvero fantastici. Ecco perché questo Fracent’anni bianco ha un profumo soave e persistente.

Fracent'anni PINOT NERO: ottenuto da uve selezionate di Pinot Nero, vinificato in bianco. Di colore paglierino chiaro, profumo gradevole e persistente dal bouquet fruttato.

L’etichetta di Fracent’anni è di Flora Sala, che ha uno studio di grafica a Milano e una lunga esperienza artistica e professionale nel mondo della musica. Sue sono le copertine dei dischi di molti grandi cantanti. Flora ha saputo subito interpretare l’attaccamento di Ron alla terra e il desiderio di esprimere questo attaccamento attraverso il vino. Non solo l’etichetta richiama la terra, la materialità, nel colore, nel tratto deciso e insolito del nome, ma lo stesso disegno originale da cui poi l’etichetta è stata riprodotta, è stato fatto con colori ottenuti mescolando realmente terre diverse dell’Oltrepo. Anche l’’etichetta, insieme alla vite, al vino e ai suoi due autori,  annoda i fili di un legame profondo.

Fatti con il parere positivo dell’enologo Carlo Saviotti, i due vini con l’etichetta Fracent’anni sono prodotti, in questa prima annata, in pochi pezzi, 6 mila bottiglie in tutto. Vini per appassionati, da regalare agli amici veri, da bere quando la compagnia è davvero il massimo, come vuole lo spirito dell'autore.  Così, ovviamente,  i vini non si possono trovare dappertutto. Però si possono ordinare e dunque ricevere poi a casa, contattando direttamente i produttori. Con una e mail a fracentanni@ron.it, o chiamando il numero 0382 821202.

 Ron: “Per essere creativo devi stare bene. Per stare bene devi avere buoni amici in un posto che ti piace. Sono nato e  vivo ai piedi delle colline dell’Oltrepo Pavese, che sono sempre state il mio rifugio, la terra dei miei vagabondaggi solitari in moto, l’ambiente da cui trarre ispirazione per il mio lavoro. Ho cercato a lungo un posto dove isolarmi a lavorare, lontano dal mondo e al tempo stesso a due passi da casa.

Dopo aver visto tanti bei luoghi ho trovato la quiete di una bella villa, un’isola in un mare di vigne, nel cuore dell’Oltrepo. Un posto isolato in mezzo alla natura, cui ispirarmi per scrivere e comporre. Ho acquistato una villa immersa in un vigneto e ho cominciato a girare per filari. Così, ho scoperto un mondo fatto di terra e di nuvole, di profumi e di sapori, di lavoro e di passione, quello dei contadini che mi offrivano pane e salame con un bicchiere di vino, dei vignaioli che mi raccontavano le fatiche e le loro ansie per l’annata”. L’andar per borghi di giorno e trattorie di sera ha fatto il resto, complici bottiglie, pezzi rari e sopraffini, stappati apposta per lui, tributo all’ospite cui regalare un po’ di sé. Poi ho conosciuto Carlo Zanetti, un vignaiolo di Stradella che, come il padre e il nonno, coltiva all’estremo lembo dell’Appennino nove ettari di vigne per una piccola ma affermata cantina”. I suoi vini piacciono molto ma il successo non gli dà alla testa. Frequentandolo, mi sono appassionato e ho cominciato a pensare di fare con le sue uve un vino mio, che potesse rappresentarmi.

Seguendo l’ispirazione e il nostro gusto, dopo tante prove, da un uvaggio di bonarda, barbera, uva rara - vitigni classici della zona - e un po’ di cabernet, è venuto fuori finalmente un rosso che piaceva ad entrambi, un vino dal carattere deciso, dai profumi di campo, non proprio di moda, dal sapore netto e armonico, rimasto a lungo in botte. Per il bianco, invece, si è vinificato il pinot nero (con una piccola percentuale di chardonnay) senza le bucce, tolte subito dopo la spremitura: passato nelle vasche di fermentazione, l’abbiamo lasciato in barrique per due anni, un periodo lungo ma secondo noi giusto, necessario per dargli più corpo, carattere e profumo. All’assaggio finale, non ho avuto alcun dubbio: dovevano chiamarsi entrambi Fracent’anni, come la canzone con la quale ho vinto Sanremo nel 1996 e che ha venduto duecentomila copie. M’è venuto d’istinto, chissà che non porti loro la stessa fortuna”.

È il Ron di sempre: pizzetto, capello corto mesciato, jeans. Ma è anche un’altra persona: gesti e andatura tradiscono la consuetudine, è uno del posto, un «ragazzo di campagna».  
 
Ron, infatti, oltre a essere un noto cantautore, è un uomo dell'Oltrepò Pavese. Una terra bella e sanguigna che produce ottimi vini.

Come in una partitura, dove ogni nota ha un valore fondamentale, senza il quale la musica non sarebbe completa e, certo, non la stessa, accade anche con i suoi vini, ogni emozione è diversa.
Non emozioni 'usa e getta' di quelle che scivolano via secondo rituali collaudati ma fin troppo consumati, ma emozioni di chi ce la mette davvero tutta perché non manchi né l'incanto che solo certi sapori e certe note sanno dare, né l'amore per chi regala mani, voce, occhi e cuore ad un vino come ad una canzone.

Certo è che sono stati fatti con altrettanta passione, si capisce da come ne parla, perché per lui “il vino è come la musica, è veicolo d’incontri, in cui affiorano emozioni profonde e sensazioni dimenticate”, espressione di ciò che la terra generosamente consegna a una bottiglia, perché chi beve ne oda il canto.

18/10/2005





        
  



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