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Rugby Fermo: avanti con tenacia

Fermo | È la disperata ricerca di un campo dove svolgere allenamenti e partite la meta più importante per la palla ovale fermana

di Michele Virgili

Il rugby è per antonomasia lo sport dei duri, dove non si risparmiano botte ed agonismo, dove la lotta per agguantare la palla e schiacciarla in meta è un fattore quasi viscerale.

Ma è anche la disciplina in cui l’idea di squadra è elevata all’ennesima potenza e dove non mancano di certo fair play e pieno rispetto dell’avversario, sia in campo che fuori.

La società Amatori Rugby Fermo 1935 può vantare nella Marche una tra le tradizioni più solide.

Fondata a ridosso del secondo conflitto mondiale, e naufragata in poche stagioni per vicende alterne, è ripartita con entusiasmo a metà degli anni ’80, sia per dar lustro ai fasti di un tempo, sia per continuare a praticare uno sport vero, forgiato dai sani valori anglosassoni.

La squadra, che milita da alcune stagioni nel campionato di serie C, è inserita in un gruppo a sette Marche-Abruzzo. Il movimento è in fase di forte sviluppo, non a caso da quest’anno la società ha instaurato un rapporto di collaborazione tecnica con i mantovani del Diadana, compagine che fa parte addirittura del Super 10, l’equivalente per intenderci della Serie A.

Anche a livello giovanile si sta svolgendo un ottimo lavoro grazie, e non solo, all’arrivo di un nuovo tecnico-giocatore, l’inglese Benjamin Harries.

La direzione tecnica, fino allo scorso anno nelle mani dell’inglese Peter Cunnington, è affidata a Pierpaolo di Nicolò, affiancato da Francesco Trillini.

Tutto farebbe pensare ad un’isola felice, invece purtroppo la Rugby Fermo deve fare i conti con un grosso, quasi insormontabile, ostacolo: la mancanza di un terreno di gioco.

La richiesta è stata inoltrata da tempo all’Amministrazione Comunale e agli organi competenti, ma si predica nel deserto. Per ora la squadra, almeno per gli allenamenti, è “parcheggiata” a Marina Palmense, ma è una sistemazione solo momentanea: “Ciò di cui abbiamo bisogno - sostiene Enrico Colò, giocatore-portavoce della squadra - è un rettangolo in erba con annessi spogliatoi. Non chiediamo l’impossibile, ma sembra che a Fermo e nel circondario non ci sia proprio spazio per noi. Ci sono grosse potenzialità di crescita, ma senza campo non possiamo proprio decollare”.

Per questa ragione il gruppo ha perso quest’anno due terze linee titolari, sfiancati dalla situazione insostenibile, e sempre per questo motivo la squadra è stata costretta a disputare le prime due gare della stagione fuori casa in attesa che la situazione si evolva in positivo.

Nel primo impegno a Chieti è arrivato un successo (25-19), nel secondo un brusco stop a S. Benedetto (27-5).

Domenica si torna in Abruzzo, a Teramo, per la terza uscita.

Quando bisogna ancora attendere prima di vedere in azione gli atleti fermani dalle nostre parti?

22/10/2005





        
  



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