Così parlò Costantino
| Le battaglie del Presidentissimo tornano di sconvolgente attualità
di Federica Poli
Ricordo con malinconia i tempi delle battaglie di Costantino Rozzi, quelle combattute in prima linea dal Presidentissimo per i diritti delle piccole società. I tempi della serie A, i tempi in cui il calcio era ancora degno di essere chiamato tale. Quando ancora si credeva che una partita potesse essere influenzata quasi esclusivamente dai giocatori in campo, da coloro che sul quel prato verde fatto di erba vera sputavano l'anima per una squadra, i tempi delle bandiere, i tempi in cui, ancora piccola, sentivo parlare di pallone quello vero, quello che a perderne uno la società andava in rovina. Quello in cui, malgrado tutto, si credeva ancora nella buona fede dell'uomo nero e nel suo sanissimo timore riverenziale.
Oggi mi trovo innanzi scene di ordinaria follia, un guardalinee, (guai a chiamarlo tale è assistente dell'arbitro) che con lo sventolio di una bandierina determina il risultato di una gara tra due grandi dell'Olimpo del calcio italiano. Puglisi è il suo nome, che oltre ad essere Assicuratore Ras si concede domeniche retribuite intorno ai campi di serie A, e che in una fredda sera di ottobre ha ben pensato di alzare la manina, quella con la bandierina giallo fosforescente, per permettersi di far annullare un gol che oltre ad essere valido era anche bello a vedersi. Quella di cui si parla è la rete che avrebbe portato la Lazio a condurre la partita a San Siro contro il Milan di Galliani e Berlusconi. Quel gol che avrebbe concesso alla banda Mancini di sfruttare solo il contropiede (che esalta le potenzialità della squadra romana) e mantenere il controllo del match contro un avversario alla ricerca del pareggio che, sicuramente, avrebbe concesso spazi ai veloci esterni biancocelesti.
Dopo aver assistito allibita ed esterrefatta all'ingiustizia, qualcosa mi è balzato nella testa, d'impeto ho preso il quotidiano e mi sono accorta che: "era già tutto previsto". In un articolo di commento all'imminente gara, il giornalista, aveva "anticipato" il fattaccio schiaffando al pubblico ludibrio le non nascoste simpatie calcistiche dell'arbitro Racalbuto di casa a Gallarate (e questo potrebbe essere anche accettato) visto sbucare spesso a Milanello (questo no!). Per non parlare dell'ormai famoso assistente Puglisi che pare abbia una "fede rossonera" radicata in quanto udite udite è lo stesso che l'anno passato ha, erroneamente, dato per valido un gol a Pippo Inzaghi insaccato con la fatal manina, proprio la stessa manina che ha condannato Guly del Bologna ad essere considerato un disonesto.
Pippo Inzaghi? Per carità è un grande campione, ma non mi pare che l'anno scorso abbia patito tutto quello che il bolognese sta attraversando ora, additato come l'anticalcio per eccellenza.
Quello che più mi sconvolge è che io debba periodicamente commentare qualcosa di aberrante sul calcio nostrano, ora con i tifosi inferociti, ora con i ripescaggi pilotati, ora con i guardalinee grandi sbandieratori.
Per non parlare del povero, vituperato, Lecce che si è visto espellere ingiustamente un giocatore e negare un rigore tutto nella medesima partita.
Il Lecce che oggi incarna la realtà dell'Ascoli delle bonarie e non sempre buoniste difese televisive di Costantino. La squadra che la giacchetta nera sceglieva ogni volta come vittima predestinata delle grandi, quella che sicuramente avrebbe commesso un fallo da rigore contro la Juve o che sicuramente avrebbe avuto giocatori da espellere quando in campo c'era l'Inter (quella di venti anni fa per intenderci!) sempre per quel sanissimo e ormai dimenticato timore riverenziale.
Se ci fosse ancora Rozzi inorridirebbe di fronte allo squallore del calcio moderno.
"Perché tutto è cambiato, caro Presidente, ora gli arbitri e i guardalinee sono diventati tifosi di una squadra, ma lei questo in fondo già lo sapeva"
|
23/10/2003
Altri articoli di...
Le strade musicali dell'Ebraismo nel compendio cinematografico di David Krakauer
Quando il giornalismo diventa ClickBaiting
Kevin Gjergji