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Scoperta truffa ai risparmiatori per 3milioni di euro. OPERAZIONE "EMPTY PROMISES".

Fermo | Brillante operazione della Guardia di Finanza. Arrestato unquarantanovenne di origini pescaresi ma, da anni, residente in Montottone. Tre uomini e una donna denunciati a piede libero. 93 persone truffate.

Il comandante provinciale col. Montanaro a destra

Si è conclusa nel primissimo pomeriggio di ieri - attraverso l'arresto di "P.O.", quarantanovenne di origini pescaresi ma, da anni, residente in Montottone (AP) - una delle indagini più complesse condotte, negli ultimi anni, dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Fermo (AP).

Già da mesi i militari avevano ipotizzato l'esistenza di un'organizzazione che - come poi acclarato nel corso delle indagini - nel giro di qualche anno è riuscita a truffare un "piccolo esercito" di risparmiatori (sino ad oggi quantificato in circa un centinaio di persone), impossessandosi di cifre da "capogiro", nell'ordine di circa 3 milioni di euro, come sino ad oggi calcolato.

Dopo aver ricostruito il modus operandi del sodalizio criminale, non ci è voluto molto, per gli investigatori - diretti dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Procura della Repubblica di Fermo, dr. Raffaele IANNELLA - individuare chi, nel contesto, ne aveva assunto un ruolo principale, tale da poterlo facilmente riconoscere come il vero e proprio ideatore e promotore; promotore, peraltro, nel vero senso della parola, visto che l'attività principale di P.O. era quella del "promotore finanziario", anche se... con qualche "piccola" particolarità.

L'attenzione investigativa è iniziata circa un anno e mezzo fa, allorquando "P.O.", a bordo di un'autovettura, è stato fermato dalle Fiamme Gialle di Ponte Chiasso, che hanno rinvenuto, nella circostanza, alcune polizze assicurative cosiddette "di seconda mano" ("Viatical life settlements"), non ammesse in Italia.

Nel corso dei più penetranti approfondimenti - promossi appunto, per competenza territoriale, dalla Compagnia di Fermo - sono stati trovati anche centinaia di contratti atipici - per importi più o meno rilevanti -, sottoscritti da diversi risparmiatori che, a volte anche per il tramite di altri intermediari finanziari, affidavano il loro denaro a "P.O." per investimenti nella Borsa Svizzera; "P.O." - o chi per lui - alle scadenze "si impegnava" quindi a versare una somma - garantita da un assegno (naturalmente scoperto) tratto sul conto corrente della propria moglie - corrispondente al capitale versato, maggiorato degli interessi già promessi.

Contratti, come detto, assolutamente irrituali e non legali, in quanto privi di ogni elemento, fondamentale, per la tutela degli investitori e caratterizzati, altresì, da un insieme di termini borsistici e finanziari, assemblati peraltro alla rinfusa, senza particolare inventiva e, per certi versi, persino grossolani, elementi tutti che hanno immediatamente destato concreti sospetti, alzando il "tiro investigativo" sullo stesso soggetto, emergente sempre più, man mano che venivano quantificati gli importi oggetto dei contratti rinvenuti, quale "nodo centrale" di una colossale truffa.

Le prime conclusioni investigative venivano pertanto rapportate all'Autorità Giudiziaria di Fermo che, valutata la rilevante entità patrimoniale segnalata dalle Fiamme Gialle, instaurava un procedimento penale per "truffa aggravata", disponendo l'immediato sequestro di tutte le disponibilità bancarie del "promotore finanziario" e del relativo coniuge, nell'auspicata finalità - resa purtroppo vanificata dalla successiva rilevata correlata inconsistenza - di recuperare il denaro sottratto, con raggiri, ai diversi risparmiatori.

Nel corso delle indagini delegate di polizia giudiziaria - alle quali si sono affiancate anche le attività specialistiche di polizia economica e finanziaria che, oltre a favorire in maniera determinante la celerità delle indagini stesse, hanno determinato anche significativi recuperi di materiali sottratti all'imposizione - è stato accertato che l'organizzazione capeggiata da "P.O." allettava gli investitori attraverso promesse di utili "stratosferici" che, in molti casi, raggiungevano - asseritamene - addirittura il 20% su base trimestrale o - "alla meno peggio" - quadrimestrale.

Alla scadenza dei contratti, i rappresentanti del sodalizio criminale si presentavano dai loro "clienti" per corrispondergli (subito) gli interessi maturati (si badi bene, solo gli interessi) ed a nessuno dei risparmiatori, tastata la regolarità e la tempestività - molte volte evidentemente travisate anche quali indici di correttezza, serietà e professionalità - nel ricevere gli interessi maturati, è mai venuto in mente di disinvestire il capitale impegnato.

Tutt'altro, nel pieno centro dello specchio per le allodole, i più si facevano convincere a capitalizzare anche gli interessi, che - sempre asseritamene - sarebbero stati reinvestiti in quel "magico prodotto finanziario" che, fino a quel momento, aveva garantito rendimenti tanto elevati!

I clienti in tal modo tanto soddisfatti, inoltre, costituivano il migliore veicolo pubblicitario per l'organizzazione, che reperiva quindi sempre nuove vittime, il cui fresco apporto finanziario consentiva di far fronte alle eventuali "emergenze", consistenti, ad esempio, nelle potenziali - invero sporadiche - richieste degli investitori, finalizzate al rientro dei propri capitali. Le ingenti somme in tal modo raccolte dall'associazione criminale sparivano nel frattempo verso destinazioni ignote - oggi sconosciute - mentre gli ignari truffati rimanevano convinti - ed alcuni, molto probabilmente, lo sono ancora oggi - di avere a disposizione un cospicuo capitale, sapientemente incrementato attraverso "oculati" investimenti.

L'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Fermo - dr. Ugo VITALI ROSATI - su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica di Fermo - dr. Raffaele IANNELLA - è stata eseguita nel primo pomeriggio di ieri dagli stessi militari della Compagnia di Fermo che hanno condotto passo passo le articolate indagini e che, a conclusione del primo ciclo investigativo, hanno quindi accompagnato "P.O." al Carcere di Fermo, dove si trova ora a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.

Oltre alla truffa aggravata, in concorso, di cui all'art. 640 del Codice Penale, a "P.O." sono stati contestati anche i reati di cui all'articolo 130 ("Abusiva attività di raccolta del risparmio") del Decreto Legislativo n. 385/1993 (Testo Unico delle Leggi in materia bancaria e creditizia) ed art. 166 ("Abusivismo") del Decreto Legislativo n. 58/98 ("Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria").

Una parte degli ulteriori componenti del sodalizio truffaldino è stata già individuata; si tratta di tre uomini ("L.G.", "F.P." e "B.O.") e di una donna ("V.L.", moglie di "P.O.") - tutti originari, residenti ed operanti in zone comprese tra Porto Sant'Elpidio, Fermo e Porto San Giorgio -, denunciati a piede libero alla Procura della Repubblica di Fermo per il reato di "truffa aggravata", in concorso, e di "abusiva attività di raccolta del risparmio", di cui al citato articolo 130 del Decreto Legislativo n. 385/1993 (Testo Unico delle Leggi in materia bancaria e creditizia).

Questa prima consistente parte di attività di polizia giudiziaria e di polizia economica e finanziaria, culminata ieri con l'arresto di "P.O.", ha già consentito di sequestrare, tra altro materiale, 9 conti correnti e 2 conti titoli con saldo attivo complessivo corrispondente ad € 33.502, ma è sulle centinaia di dossier creditizi - parte già sequestrata e parte in corso di acquisizione - che ora puntano le Fiamme Gialle, per meglio inquadrare e delineare una vicenda che, già dai primi numeri, appare alquanto preoccupante: sono infatti sino ad oggi 93 le persone già compiutamente individuate, truffate dal sodalizio e l'ammontare delle somme raccolte dal gruppo - la cui destinazione, come detto, non è stata ancora individuata - è quantificato, ad oggi, a poco meno di 3 milioni di euro.

Le indagini continuano sotto l'egida della Procura della Repubblica di Fermo e vengono ora rivolte, oltre che, ovviamente, verso l'individuazione dei siti ove sono confluiti i circa 3 milioni di euro, anche verso l'identificazione delle ulteriori potenziali persone che sono incappate nella truffa. Le attività sino ad oggi esperite hanno infatti consentito di riconoscere in capo al gruppo una discreta capacità di convincimento ed anche di espansione territoriale, si teme, quindi, che altre persone potrebbero essere "sfuggite" alla maglia investigativa.

Ed il timore è più che legittimo, visto che, purtroppo, l'argomento principale di questa truffa è il risparmio - per molti quello di "una vita" di sacrifici - e considerato soprattutto che, qualora i fatti non siano portati a conoscenza delle Autorità, non si potrà nemmeno avere una piccola speranza circa il loro recupero. È per questo motivo che chi potrà riconoscersi in una delle possibili vittime dell'associazione di truffatori in argomento potrà recarsi, nel suo stesso interesse, presso gli Uffici della Compagnia della Guardia di Finanza di Fermo, siti in Fermo (AP), Via Alberto Mario n. 12, tel. 0734.226198.

 axi truffa si basa sulla proposta di investimenti a piccoli e grandi risparmiatori sulla borsa svizzera. Le promesse dei truffatori erano di interessi maturati altissimi ed in tempi molto rapidi. Una volta incassati i soldi, a scadenze regolari i promotori si presentavano dagli investitori corrispondendo i presunti interessi maturati. La regolarità nei versamenti e le cifre consistenti incentivavano ulteriormente i risparmiatori ad investire anche gli interessi, ed a convincere altri, tramite il passaparola, ad entrare nel giro. Intanto i soldi volavano verso altri lidi

"Uno spaccato di società molto ampio - garantisce il colonnello Giuseppe Montanaro comandante provinciale delle Fiame Gialle - Si passa dal piccolo risparmiatore, all'anziano, all'industriale, da somme modeste ad altre molto più sostanziose. Riteniamo che a breve possano emergere altre persone truffate, che probabilmente non sanno ancora del raggiro". Per ora, sequestrati nove conti correnti e due conti titoli. Ma le somme recuperate sono modeste, solo 33.500 euro. Segno che la stragrande maggioranza delle cifre è volata su altri conti, sui quali la Finanza sta indagando per riuscire a recuperare le ingenti somme.

"La truffa si era allargata abbondantemente sul territorio ed è possibile che altre persone siano state coinvolte - conclude il comandante di Fermo Massimo Catanzaro - Invitiamo chiunque possa riconoscersi come vittima di quest'associazione di truffatori a recarsi in compagnia a Fermo, per avere una speranza di recuperare il denaro sottratto".

 

27/10/2007





        
  



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